In molti si chiedono perché ChatGpt è stato bloccato in Italia. La risposta è presto detta: il Garante della privacy ha stabilito che la trasmissione dei dati personali non è sicura. Questo è un inconveniente pesante su cui OpenAI si è resa disposta a lavorare.
ChatGpt lascia l’Italia: le motivazioni del Garante per la privacy
Le motivazioni sul perché ChatGpt è stato bloccato in Italia sono diverse, e ci ha tenuto a spiegarlo nei giorni scorsi il Garante per la privacy. In sostanza, la trasmissione dei dati personali non è sicura. Questo potrebbe agevolare le attività criminali di cui era già preoccupata l’Europol, e non solo. Preoccupazioni del Garante, infatti, sono quelle relative a un aumento esponenziale delle fake news.
Relativamente alle fake news, questo può porsi come problema maggiore sicuramente in quei Paesi dove ciò alimenterebbe un determinato tipo di propaganda. Insomma: ci sarebbe proprio il rischio che la veridicità delle informazioni venga davvero compromessa.
Inoltre, la raccolta massiccia di dati personali allo scopo di far fare training all’Ai non è regolamentata. Potrebbe veramente bastare poco (un disclaimer, una dichiarazione di accettazione del rischio da parte dell’utente) per risolvere il problema? Non è dato saperlo, di certo però c’è l’affermazione del CEO di OpenAi che si rimette del tutto al governo italiano, in materia. Fatto sta che i dati personali degli utenti, su ChatGpt, non sono accuratamente protetti, e la fuga di informazioni del 20 marzo ne è la prova.
We of course defer to the Italian government and have ceased offering ChatGPT in Italy (though we think we are following all privacy laws).
— Sam Altman (@sama) March 31, 2023
Italy is one of my favorite countries and I look forward to visiting again soon!
ChatGpt Italia: perché potrebbe succedere anche in altri Paesi
ChatGpt lascia l’Italia, e questo è al momento l’unico caso al mondo nei confronti di un’intelligenza artificiale che, nonostante rischi di claudicare in materia di dati personali e relativa accuratezza delle informazioni trattate, è comunque molto amata da tantissime persone.
Resta da vedere se il blocco italiano nei confronti di ChatGpt rimarrà solo e unico o troverà, nel resto d’Europa, altri Stati disposti ad approfondire la necessità di una regolamentazione.
Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi?
Si potrebbe pensare questo. In un mondo sempre più volto al progresso, l’innovazione non sempre è al passo con la regolamentazione giuridica, e questo è il motivo alla base del perché ChatGpt ha lasciato l’Italia. Non senza proteste, beninteso. Matteo Salvini, Ministro dei Trasporti, si è espresso contro questa decisione del Garante per la privacy, sottolineando il bisogno da parte della legge di andare pari passo con il progresso tecnologico.
Certo è che nel proliferare di intelligenze artificiali volte alla creazione di contenuti, ChatGpt e Midjourney in primis, oltre al trattamento dei dati ci sarebbe da risolvere anche il problema artistico e ben più complesso dei diritti d’autore.
Che tutto questo possa essere uno sprone per adattare la legge ai nuovi bisogni di tutela da parte delle persone? Questa è un’ipotesi del tutto auspicabile. Non resta che essere più attenti e recettivi nei confronti di questo tipo di dinamiche.