Il romanzo storico è per Ken Follett una vera vocazione. I quattro volumi della saga I pilastri della terra e la trilogia The Century ne sono solo gli ultimi esempi. L’accuratezza con cui vengono riportati i fatti reali contribuisce a rendere vivida e credibile tutta la storia.
Un mondo sempre sull’orlo di una guerra nucleare è il palcoscenico di questo romanzo, che forse non è poi così ipotetico
Potrebbe quasi essere il seguito di The Century, questo nuovo romanzo di Ken Follett. Nella trilogia l’autore narra le vicende storiche del ventesimo secolo seguendo le gesta di più famiglie sparse per il globo, e mostra così gli stessi accadimenti da diversi punti di vista. Nel libro Per niente al mondo, lo stesso espediente narrativo ci consente di comprendere a fondo quanto è precaria la nostra quotidianità. Per la prima volta l’autore si cimenta in un romanzo distopico, ambientato in un prossimo futuro sull’orlo di una crisi internazionale. L’ombra della guerra nucleare e della fine dell’esistenza così come la conosciamo assumono contorni sempre più nitidi e spaventosamente reali con il procedere della storia.
Globalizzazione, nel libro di Ken Follett
Alla presidenza degli Stati Uniti d’America troviamo finalmente una donna. Il candidato che la sfiderà alle prossime elezioni è lo stereotipo del texano che spara a tutto ciò che si muove; la storia recente ci ha insegnato quanto sia più che realistico. In Africa la cattiva politica si mescola al terrorismo e al traffico d’armi, di persone e di stupefacenti. L’Oriente è dominato dalle antiche tradizioni per le quali l’onore conta più di qualsiasi relazione o vita umana.
Alleanze internazionali e rapporti personali imbastiscono una trama che sfiora continuamente il collasso e il conflitto nucleare.
Ipotesi e cruda realtà
Per niente al mondo narra un’eventualità che tutti dovremmo considerare più che ipotetica. Nonostante questo, inizialmente il racconto stenta a decollare, e alterna storie distinte che si limitano a sfiorarsi, più che creare un intreccio unico.
Avvincente per lo più verso il finale, il romanzo lascia talvolta la sensazione di essere un brodo allungato per raggiungere quel ragguardevole numero di pagine che sembra ormai il marchio di fabbrica di Ken Follett.