Noto per film quali La Grande Bellezza, Il Divo e per aver recitato ne Il Caimano, Paolo Sorrentino ha esordito nel mondo del cinema nel 1994, dirigendo un cortometraggio dal titolo Un paradiso.
Paolo Sorrentino è regista, attore e sceneggiatore, è stato insignito dei più importanti riconoscimenti cinematografici
Il suo ultimo film, prodotto per Netflix, si intitola È stata la mano di Dio. Girato nella sua città, Napoli, il film – intimo e personale – è ispirato alle passioni del regista. Il titolo richiama la Mano de Dios di Maradona, calciatore a cui Paolo Sorrentino è molto legato.
La poetica della bellezza di Paolo Sorrentino
La malinconia di fondo presente nei film diretti da Paolo Sorrentino è difficile da capire se non si conosce la sua storia. Lo stesso regista ha dichiarato che, nel suo ultimo lavoro, è insita la voglia di farsi conoscere meglio e di spiegare ai suoi figli il motivo del suo essere spesso “schivo e silenzioso”. Il fatto di aver perso entrambi i genitori in un incidente domestico, all’età di sedici anni, lo ha sicuramente segnato. Ma ci può essere bellezza anche nella malinconia più profonda, così come ci si può trovare della poesia.
La messa in scena della parte più tristemente autentica dell’esistenza
I titoli scelti per le sue produzioni cinematografiche nascondono spesso un amaro velo. Basti pensare alle scene lente e intense de Le conseguenze dell’amore – storia di un ricettatore solitario che vive in hotel – interpretato da Toni Servillo, attore con cui Paolo Sorrentino ha instaurato una stretta collaborazione. Oppure alla immensa tristezza che circonda le vite dei protagonisti del mondo finto e alienante della tv, in La Grande Bellezza, nel quale sorrisi dal sapore di botox e feste forzosamente gioiose – emblema della mondanità della capitale – esaltano, contrariamente a ciò che i protagonisti della “prima serata” sperano, la pochezza delle loro esistenze.
L’introspezione psicologica nei film di Paolo Sorrentino
“Il potere logora chi non ce l’ha” e “Gli alberi, per crescere, hanno bisogno del concime”. Sono alcune delle massime espresse da Toni Servillo nell’interpretazione di Giulio Andreotti, durante Il Divo.
“La cosa peggiore che può capitare a un uomo che trascorre molto tempo da solo è quella di non avere immaginazione. La vita, già di per sé noiosa e ripetitiva, diventa in mancanza di fantasia uno spettacolo mortale” afferma Titta di Girolamo, personaggio – rispettabilissimo – dedito al riciclaggio di soldi in odor di mafia, protagonista de Le conseguenze dell’amore. A interpretare Titta di Girolamo è sempre Toni Servillo, attore che ben si presta, con la sua capacità espressiva (e inespressiva) a mettere in scena la parte intima e più fragile degli uomini.
La debolezza umana in Paolo Sorrentino
Dei film di Paolo Sorrentino, alcuni dei quali piuttosto piatti dal punto di vista dell’azione, rimane impressa la psicologia dei personaggi. Scavare nella psiche non è facile in nessun campo artistico. Lo fa molto bene, ad esempio, lo scrittore Giulio Neri.
La particolarità più apprezzabile del regista è senza dubbio questa capacità d’introspezione, che riesce a rendere una storia qualunque la storia della debolezza umana.