Ieri sera, giovedì 9 febbraio, ad accompagnare Amadeus nella complicata giostra del Festival di Sanremo c’è stata la campionessa Paola Egonu. Un modo come un altro per portare ‘Italia, con le sue mille contraddizioni, davanti a milioni di persone, per fare arrivare un messaggio. Un messaggio, magari diverso da quello della Ferragni, diverso da quello di Roberto Benigni, ma comunque un messaggio che già dalle conferenze pre Festival aveva generato un’eco non indifferente: il razzismo, i sacrifici, l’io invisibile. L’essere persone ben oltre il colore della pelle o la nazionalità indicata sul passaporto.
Sul palco di Sanremo 2023, un monologo, mille “perché”, e il bicchiere d’acqua
Come di consueto, durante la serata la Egonu non si è limitata a fare da spalla al conduttore, ma ha avuto il suo momento davanti alle telecamere. Elegante e altera, emozionatissima, Paola ha virtualmente guardato in faccia tutti e ha raccontato alcune delle sue emozioni, il suo amore per l’Italia e la sua difficoltà di essere una fiera donna italiana, sempre nella condizione di dover dimostrare qualcosa. Non perché lo richieda il suo ruolo di atleta, sarebbe normalissimo, ma perché osservandola in modo superficiale il primo pensiero che passa per la mente bigotta è legato alla sua “diversità” (cosa significa, poi, è tutto da vedere).
Paola Egonu è una pallavolista, non una conduttrice
E questo ieri sera era evidentissimo. E forse proprio per il suo imbarazzo nel trovarsi in una situazione così insolita è possibile apprezzare maggiormente il suo coraggio, il desiderio di non arrendersi alle voci, alle malignità, a chi in questi anni le ha puntato il dito contro non per una schiacciata sbagliata, ma per un presunto colore errato della pelle. Questioni che mai dovrebbero fare la differenza tra una persona e l’altra. La Egonu ha fatto l’esempio del bicchiere d’acqua. Non importa il colore del bicchiere, il gusto dell’acqua sarà sempre lo stesso, perché conta quello che abbiamo dentro.
Quando era piccola Paola Egonu si faceva tante domande. I famosi “perché” dei bambini. Con la sola differenza che lei non ha smesso, quei perché rimbalzano ancora nella sua testa, con un’insistenza feroce, con la necessità di trovare risposte a domande che forse non dovrebbero nemmeno esistere.
Perché sono diversa? La risposta più semplice, che arriva a tutti dopo un lungo percorso di crescita, è quella più bella: tutti siamo diversi, tutti siamo unici. Ma a volte il essere unici viene fatto pesare. Essere famosi, ricchi, atleti importanti, non mette al riparo da questo tipo di sofferenze. Spesso di questo te ne dimentichi troppo spesso. Uno sportivo, un cantante, un attore. È proprio a loro, sotto i riflettori tutti i giorni, che la diversità pesa. Anche se non possono darlo a vedere, non sempre.
Il dovere che ognuno ha di analizzare i tanti “perché”
Perché nel 2023 si deve ancora parlare di razzismo in televisione e sulle pagine di un magazine? La domanda non vuole una risposta banale, è una domanda che affonda le radici in altri problemi del Bel Paese, benché qualcuno sostenga che non sia un Paese razzista. Quello che devi chiederti non è perché debba andare Paola Egonu in televisione, in diretta nazionale, per parlare di un problema che problema non dovrebbe esistere.
Devi chiederti perché tutto questo è diventato necessario, perché non si trova il modo per costruire con pazienza, dal basso, un’Italia migliore, dalla scuola, dalla famiglia, da quei bambini che domani saranno il risultato dei nostri sforzi. Oggi il discorso della Egonu a Sanremo strappa gli applausi a te che sei maturo e non hai confini nella mente. Ma aumenta il dissenso a te che guardi ancora al colore della pelle e non noti magari gli occhi pieni di speranza di un ragazzo che sbarca sulle terre italiane inseguendo un sogno di normalità, senza sapere ancora che sogni, da queste parte, non è che ce ne siano molti. Il discorso delle Egonu, forse, ma forse, non cambia nulla, a conti fatti. L’eco si spegnerà presto e si tornerà alle vecchie questioni.
I “perché” devono suscitare imbarazzo. Perché ciò che costituisce gli italiani di oggi è il frutto di tremila anni di integrazioni e diversità, non sempre pacifiche; quello italiano è un popolo “non popolo”, un crocevia, da sempre. E da sempre questa è la sua forza, il suo essere speciale.
Il perché con cui dovresti assillarti è uno: perché si è persa questa capacità di essere noi stessi? Quando è accaduto? No, non c’è bisogno che tu risponda. È iniziato tutto molti anni fa, è molto evidente. Ma allora… perché non si fa qualche passo indietro e si ricomincia dal punto in cui non si deve provare imbarazzo per chi si è?
Davvero vuoi vedere Paola Egonu in televisione e sentirti dire che sei razzista? O magari da una grande campionessa come lei vuoi sentire un messaggio rivolto ai ragazzi, un messaggio che li invita a vivere la vita, a praticare lo sport, a essere felici di scegliere quello che saranno. Ogni volta che qualcuno va in televisione a difendere se stesso sei tu che perdi, tu che ascolti e osservi davanti allo schermo.
Tu che leggi magari non sei razzista, ma Paola ha ragione. L’attenzione è tutta per il bicchiere, non per l’acqua. Questa è una cosa che si fa molto spesso, anche senza che ce ne si renda conto.
C’è sete, vuoi un po’ d’acqua?
Andrea Franco