Francesca Taverni, fra le più note interpreti in Italia di teatro musicale, ha sperimentato la DAD per insegnare canto e recitazione a studenti e studentesse
Performer a tutto tondo, una carriera consolidata, la vittoria di un premio IMTA come Miglior Interprete Femminile di Musical in Italia per il ruolo di Maureen in Rent e un Oscar del Musical come Miglior Attrice Non Protagonista per il ruolo della Madre Superiora in Sister Act (ruolo che le è valso anche il Broadway World Regional Award): Francesca Taverni è questo e tanto altro. Nel “tanto altro”, c’è anche la sua attività di insegnante: presso la BSMT (Bernstein School of Musical Theater) di Bologna e presso la Scuola del Teatro Nazionale di Milano.
La pandemia, naturalmente, ha complicato tutto. E se l’insegnamento “tradizionale” ha potuto contare sulla tecnologia e sul digitale per recuperare almeno in parte i giorni lontano da scuola, a un occhio profano è difficile immaginare che la stessa opportunità sia valsa per l’insegnamento delle arti dello spettacolo. Eppure…
Com’è stata la vita dei lavoratori dello spettacolo, dall’inizio dell’emergenza Covid?
Più che sconvolta, la nostra vita è stata bloccata. Il mio ultimo spettacolo risale al 2 febbraio 2020; da quel giorno, devo ancora rimettere piede in un teatro. In tanti dicono che dovremmo consolarci anche solo perché facciamo un lavoro che ci piace, ma la realtà è che si tratta di un lavoro a tutti gli effetti e noi siamo completamente congelati. Se c’è una luce in fondo al tunnel, la vedo ancora lontana; nel frattempo ci siamo reinventati, soprattutto con l’insegnamento, ma di performare ancora non si parla.
L’iniziativa dei “500 bauli” portati in piazza a Milano ha smosso le coscienze? È arrivato qualche ristoro?
Nella mia esperienza, i ristori sono arrivati. Ci sono stati quelli dell’INPS, quello del NUOVO IMAIE (Nuovo Istituto Mutualistico Artisti Interpreti Esecutori) per chi vi è iscritto, qualcosa dalla SIAE per chi scrive musica. Pochi giorni fa sono stata anche ammessa al rimborso del FUS (Fondo Unico per lo Spettacolo), destinato a chi aveva in programma repliche di spettacoli che poi sono state annullate. Le associazioni di categoria hanno aperto tavoli di confronto con le istituzioni, si fa il possibile. Il problema è che questi ristori sono stati minimi, e soprattutto non hanno risolto il problema a monte, cioè la mancanza del lavoro che si trasforma in mancanza di dignità. Categorie limitrofe alla nostra hanno potuto continuare a lavorare: il cinema, il doppiaggio, le pubblicità, le fiction… ovviamente lavorando in sicurezza. Il teatro, invece, è stato congelato.
Nella tua esperienza, com’è cambiato l’insegnamento dei mestieri dello spettacolo? È stato possibile adottare la Didattica A Distanza, mediante gli strumenti digitali?
Per entrambe le scuole con cui collaboro, ho iniziato già da marzo dell’anno scorso la Didattica A Distanza. La mia materia, Recitar Cantando, si è potuta adattare abbastanza facilmente, altre materie hanno fatto più fatica: per esempio la danza o la recitazione, specie quando si lavora sull’improvvisazione e sul corpo. Nel mio caso, con una buona connessione e un buon impianto audio ho potuto insegnare fino al termine dell’anno scolastico. Con la BSMT, nel mese di luglio abbiamo fatto online soprattutto lettura copioni, così da mettere in scena gli spettacoli di fine anno in luglio e in agosto, in uno spazio all’aperto appositamente creato, il BSMT On Air. Un lavoro difficilissimo per mantenere le distanze e la sicurezza, i ragazzi dovevano indossare i guanti tutto il tempo. Ma per farli tornare sul palco, ne è valsa la pena.
In settembre abbiamo ricominciato le lezioni in presenza, ma già a fine ottobre abbiamo dovuto smettere perché proprio alla BSMT c’è stato un focolaio: appena lo abbiamo saputo, 140 persone sono state evacuate di corsa! Sono stata contagiata anche io, e con me la mia famiglia. Da lì in poi, DAD fino alla settimana scorsa, in cui abbiamo attivato il 50% delle lezioni in presenza… che è un’esperienza faticosissima, sia perché bisogna tenere la mascherina per sei ore filate, sia perché è difficile “tenere d’occhio” simultaneamente i ragazzi presenti e quelli a distanza. Ma pur di riaverne in classe almeno una parte, sono sacrifici che si fanno volentieri.
La DAD è stata possibile proprio per tutte le arti dello spettacolo?
Le lezioni di canto individuale si possono tranquillamente fare in DAD, come pure quelle di ear training, cioè l’allenamento all’intonazione, o quelle di improvvisazione jazz. Quello che la DAD non permette è il canto corale, perché per quanto ottimo sia l’equipaggiamento (microfoni, casse, cuffie, connessione), ci sarà sempre un gap tra quello che sente l’insegnante e quello che cantano gli allievi, i quali inoltre non riescono a sentirsi bene fra di loro e quindi a coordinarsi. Chi insegna danza ha dovuto organizzarsi a sua volta, ma non è un’impresa impossibile tranne che nel caso specifico del tip-tap, perché il suono arriva in latenza e quindi, come nel caso di un coro, non si può allenare un gruppo: bisogna lavorare un ballerino alla volta. Ma per la danza classica, moderna, contemporanea, jazz, la gente si è organizzata negli spazi di casa propria… durante il primo lockdown, io ho fatto gli esercizi alla sbarra appoggiandomi al lavello della cucina.
Recitar Cantando è il nome di un’iniziativa che hai lanciato di recente, lezioni online di canto recitato. Come funziona?
È il mio tentativo di far conoscere il più possibile il metodo di insegnamento che uso già da anni con gli studenti delle scuole. Si tratta di lezioni di recitazione solo con materiale cantato, che prima non avevo mai proposto online perché mi era sufficiente applicare questo metodo in classe, negli stage, insomma in varie occasioni dal vivo. Stavolta mi sono detta “perché no?” e l’idea sta funzionando, ho già fissato diverse lezioni: insegno a studenti, a professionisti, anche ad amatori che però affrontano la loro impresa da “performer part-time” con serietà.
Alle persone interessate chiedo di conoscere bene a memoria, melodia e parole, una canzone tratta da un musical, e di saperla già cantare comodamente, senza fatica, perché le mie non sono lezioni di tecnica vocale bensì di interpretazione. Spero che il passaparola mi aiuti a far conoscere questo metodo sempre di più, perché riesco a insegnarlo bene anche online e sortisce risultati straordinari, i ragazzi mi danno soddisfazioni enormi. Un po’ prendo spunto da quello che ho imparato in prima persona nel corso degli anni, un po’ mi rifaccio ai testi in inglese che esplorano il metodo del musical theater e permettono uno sguardo al mondo del musical anglosassone, più avanzato del nostro.
Non è la prima volta che ti affidi al passaparola del web per lavorare, hai anche un’attività artigianale dotata di sito e pagina Facebook.
Quella è un’attività che non è nata in lockdown, ma certamente durante il lockdown ha spiccato il volo, perché avevo tanto tempo libero. Si chiama Le creazioni di Biancaluce: costruisco orecchini, magneti, collane e ciondoli, la cui materia prima, anche se a prodotto finito non si direbbe, è la carta. Avevo cominciato l’anno scorso realizzando alcuni oggetti commemorativi per i 20 anni dalla produzione italiana del musical Rent, a cui sono legatissima; avrei voluto fare altre cose simili e portarle in giro per teatri, ma… lockdown! Così, grazie all’aiuto del mio amico Marcello Fanni, abbiamo messo in piedi il sito e ci ho caricato qualcosa come 800 prodotti diversi. Grande successo nel periodo natalizio, calma piatta il mese successivo, un po’ di ripresa in questi giorni. È soprattutto un hobby piacevole e rilassante, ma anche l’aspetto commerciale non mi dispiace, e il web in questo periodo è stato fondamentale, almeno in attesa di poter tornare a frequentare sagre e mercatini. Per ora sto imparando a fare un po’ di promozione online, ho perfino uno spot realizzato da cari amici, con la voce di Saverio Marconi (uno dei più importanti registi e produttori del musical italiano, NdR).
Quindi sono tutti modi per reinventarsi…
Assolutamente sì, fino a che non potremo tornare a calcare le tavole del palcoscenico. Mi auguro che succeda presto: con il vaccino, con le misure di sicurezza, con tutte le precauzioni possibili, ma spero veramente che dopo l’estate si possa ripartire… perché io sto diventando matta.