Origami all’alba è una delle tante belle canzoni nate in seno a Mare Fuori, la serie tv Rai ambientata in un carcere minorile di Napoli sul modello di Nisida.
Mare fuori si è distinta per un elemento in particolare, la sigla omonima scritta e cantata dal giovane Matteo Paolillo, che nella serie interpreta Edoardo Conte, giovane camorrista che sta scontando la sua pena all’IPM.

Il singolo O mar for ha superato i 35 milioni di streaming, facendo così guadagnare a Matteo Paolillo il disco di platino. Stessa sorte per Origami all’alba, un testo scritto sì da Matteo Paolillo e Lolloflow, come l’attore Giacomo Giorgio ha sottolineato su Instagram per sostenere il concerto tenuto dal collega a Roma.
Origami all’alba: di chi è il brano?
Clara Soccini è un’attrice e cantante di Varese, che in Mare fuori ha trovato il suo posto interpretando Crazy J, trapper di Milano con la tendenza a frequentare pessime compagnie. Nella serie tv Rai, Crazy J ruba la canzone Origami all’alba a Cardiotrap, altro giovane detenuto con la passione per la musica. Il brano, però, nella realtà è stato scritto da Matteo Paolillo e Lolloflow.
Cos’è successo, allora? Non molto tempo fa, Clara Soccini aveva chiarito in un TikTok la sua posizione a riguardo di Origami all’alba, che avrebbe riarrangiato e reso sua proprio con Matteo Paolillo e Lolloflow, dando vita così alla versione disco di platino che gira in radio.
La versione di Matteo Paolillo
In verità, è giusto ribadire che le due versioni diverse della stessa canzone portano a risultati del tutto differenti. Matteo Paolillo, papà originale delle parole di Origami all’alba, ha una versione sicuramente meno famosa di quella cantata da Clara Soccini, ma diversamente intima e diversamente in sofferenza.
C’è anche una terza versione del brano, quella cantata proprio da Cardiotrap nella serie Mare fuori. Ogni messaggio diventa, in un certo senso, proprietà di chi lo veicola: guardando la serie Rai, Origami all’alba si associa alla separazione tra Gemma e Cardiotrap. Nella versione di Clara Soccini c’è una morbidezza dovuta di certo a una voce più gentile, una sofferenza più dimessa; la versione di Matteo Paolillo invece tradisce uno strappo che sembra evocato anche dall’uso degli strumenti.
Ecco il video con quella che è la versione originale di Origami all’alba. Tu quale preferisci?