Nei giorni scorsi è stata lanciata la nuova campagna per promuovere il turismo in Italia come solo gli italiani sanno fare: dando una macchietta di se stessi.
L’Italia è arte, è instagrammabile ed è bella, di una bellezza che solo una Venere può incarnare ma assumendo le fattezze di una influencer, che ricalca forse quella più famosa di tutte nel mondo, anche lei italiana: Chiara Ferragni.
La campagna Open to Meraviglia ha fatto diventare chiunque un pubblicitario esperto di comunicazione, com’è successo con il covid, dove tutti hanno elargito pareri medici, o come succede con la guerra in Ucraina, dove il ruolo assunto è quello di statista o esperto di guerra.
Se però questa abitudine al commento, nei tempi passati, era esclusiva delle chiacchiere da bar, oggi viene invece riversata sui social con critiche, posizioni e diffusione di pareri spesso poco coerenti.
La Venere dei Selfie
La Venere di Botticelli in questa campagna diventa testimonial, si fa i selfie davanti ai monumenti, mangia la pizza, invita a seguirla e ci conduce, o meglio apre, alla meraviglia, facendolo “in modo italiano”, maccheronico, perché anche il claim open to meraviglia è un inglese che si parla in Italia e che i turisti riconoscono come tipico di questo paese.
Una Venere accomodante, che non scredita i numerosi stereotipi degli italiani all’estero ma anzi, li conferma e fa sentire così i turisti benvenuti in quello che si aspettano.
Ma se fosse proprio questa, la stessa Venere che loro vogliono rappresentare? Una dolce vita portata sui social?
Gli errori di Open to meraviglia
Una campagna strutturata, realizzata da una grande agenzia pubblicitaria, il gruppo Armando Testa per l’Enit, Agenzia Nazionale del Turismo, l’agenzia che porta il nome di uno dei papà della pubblicità del Bel Pease.
Ma, nonostante le ottime premesse del progetto, il lancio di Open to meraviglia che, secondo la ministra del Turismo Daniela Santanché, doveva da subito “meravigliare”, ha invece scatenato numerose polemiche mostrando alcune gaffe, ma anche queste spesso giudicate da chi di comunicazione non sa neanche il significato, creando un rumore mediatico che non era (forse previsto).
La campagna è diventata subito virale sui social ma senza acclamazioni, anzi. Open to meraviglia è stata oggetto di dibattito per diversi motivi:
- Le immagini di stock non sono dell’Italia (una critica inutile per chi conosce come funziona il mondo della comunicazione);
- Il dominio opentomeraviglia non registrato;
- I pochi follower della Venere influencer;
- Le traduzioni di alcune località sul sito Italia.it, dal tedesco non hanno nulla a che fare con il vero nome della città;
- Il prezzo speso per la campagna (assolutamente in linea con la portata di una comunicazione simile).
Agli italiani non piacciono gli italiani ma… viva l’Italia
L’Italia è uno dei paesi più criticati al mondo, soprattutto dagli italiani.
In Italia nulla funziona, tutto è approssimativo ma come si mangia bene e che belle cose ci sono da vedere.
Esattamente come questa campagna di comunicazione, non piace (agli italiani) ma è strutturata, ha una sua logica e uno storytelling.
Questo pensiero è quello che ridonda ancora una volta a commento di qualcosa che no si riesce a apprezzare: il nostro essere italiani.
I Maneskin, gli attori, gli artisti, gli scrittori, tutti coloro che hanno un denominatore comune, essere italiani. Perché chi nel mondo ha successo ed è italiano viene attivamente screditato. Una cattiva abitudine che non aiuta nessuno, soprattutto un Paese che ha numerose pecche ma tante meraviglie da mostrare.
L’Italia è anche per gli stranieri di tutto il mondo, bisogna farsene una ragione. Gli stessi che sognano di farsi un selfie insieme al quadro della Venere, che provano a parlare italiano mischiandolo alla loro lingua e che, forse, hanno bisogno di nuovi stimoli a cavallo di quelli passati per visitare un Paese che è la culla della cultura. Una culla che deve smetterla di avere dietro un genitore apprensivo e mai soddisfatto.
Viva la Venere influencer che non piace. Viva i nuovi esperti di comunicazione improvvisati. Viva l’Italia.