Intervista a Fabio Zuffanti, musicista, scrittore e giornalista autore delle biografie La voce del padrone e Franco Battiato: Tutti i dischi e tutte le canzoni, dal 1965 al 2019
Nel giorno in cui il grande cantautore siciliano festeggia il suo 76esimo compleanno, abbiamo chiesto al giornalista Fabio Zuffanti di raccontarci alcuni aspetti meno noti legati alla figura di uno degli artisti più influenti della storia della musica italiana.
Buongiorno Fabio, e grazie per la tua disponibilità. Come prima cosa volevo parlare dei testi dei brani di Franco Battiato, considerati spesso frutto di elucubrazioni mentali trasferite su parole. Quali sono le influenze letterarie e filosofiche a cui Battiato si ispira?
Sì, si tratta proprio di “elucubrazioni mentali”: nei testi di Battiato c’è veramente di tutto. Alcune cose provengono dalla sua mente, altre da letture, da viaggi, da esperienze vissute nel corso del tempo: andare a ricercare le fonti di tutti i testi è veramente un lavoro particolare e difficile, da un certo punto di vista.
Io ci ho provato con i miei testi, e lo sto facendo in questi giorni con un libro a cui sto lavorando, relativo all’album La voce del padrone, in uscita il prossimo settembre, dove frase per frase vado a scandagliare i tantissimi riferimenti che si trovano dietro ai suoi testi: molteplici esperienze, ispirazioni dai romanzi e altro ancora, è impossibile decifrarli completamente. C’è una grandissima influenza da parte di George Ivanovitch Gurdjieff per quanto riguarda il lavoro fatto sulla spiritualità.
A Battiato può capitare di leggere un romanzo, un racconto, vedere una pubblicità, trovare un programma alla radio o alla tv capaci di ispirarlo, da cui trae dei frammenti. I suoi testi sono spesso dei collage di cultura altissima e di cultura bassissima.
A chi interessa approfondire questo argomento consiglio di leggere i miei libri (N.d.r: Battiato. La voce del padrone. 1945-1982. Nascita, ascesa e consacrazione del fenomeno, Arcana Editore, 2018 e Franco Battiato: Tutti i dischi e tutte le canzoni, dal 1965 al 2019, Arcana Editore, 2020) e altri che trattano questo tema: si aprirà proprio un mondo, perché una delle bellissime particolarità di Battiato è che, andando a cercare spunti a cui lui si riferisce nei suoi testi, è possibile scoprire universi interi: libri, film, discipline, luoghi ecc.
Su di me ha avuto un effetto dirompente: tante delle cose che amo “extra Battiato” le ho scoperte grazie a Battiato. C’è un mondo intero in cui perdersi ascoltandolo.
Negli anni Duemila Battiato si dedica al cinema, dirigendo film come Perduto amor, Musikanten e La sua figura, documentario dedicato a Giuni Russo. Come regista ha raggiunto dei risultati apprezzabili? Cosa ne pensi di queste produzioni?
Battiato ha realizzato tre film e una serie di documentari: uno dedicato a Giuni Russo, uno a Gesualdo Bufalino, e un altro molto bello dal titolo Attraversando il bardo, nel quale tratta il tema della morte da vari punti di vista: quello cattolico, quello induista ecc.
Io credo che Battiato si sia espresso al meglio quando ha cominciato a occuparsi di tali discipline attraverso i documentari, a mio avviso molto riusciti. Per ciò che riguarda i film, la qualità è altalenante. Nel mio secondo libro Franco Battiato: Tutti i dischi e tutte le canzoni, dal 1965 al 2019,c’è un bellissima postfazione di Fabio Cinti – cantautore vincitore della Targa Tenco con una sua revisione del disco La voce del padrone –in cui si sofferma su quanto brutti siano i film di Franco Battiato. Ma è una bruttezza che, come sempre succede con i lavori di Battiato, nasconde qualche cosa di sublime. Nei suoi film – per quanto le storie non si reggano in piedi e per quanto gli autori sembrino recitare un copione per nulla convincente – ci sono anche momenti in cui si intravede il Battiato sperimentatore.
Sono film che, se visti come intrattenimento, annoiano e danno l’idea di essere piuttosto brutti (cosa che è!). Se invece vengono guardati con l’occhio del Battiato che sperimenta con le tecniche cinematografiche, costruendo scene non attinenti ma affascinanti, allora si può scoprire qualcosa di nuovo: si può vedere che anche lì Battiato si è divertito a mischiare tante cose: alcune belle, altre meno. Il cinema di Battiato è qualcosa di molto inferiore alla musica da lui proposta. Con tali opere ha trovato un modo diverso di esprimersi, di cercare nuove sfide con cui misurarsi dopo i successi musicali, ma ha dato il meglio in altro. Consiglio comunque assolutamente la visione dei documentari perché sono veramente molto belli.
Tu, oltre che il suo biografo, sei anche uno scrittore. C’è qualche opera di Franco Battiato che ti ha ispirato in questo?
Per ciò che ho scritto fino ad adesso, ovvero due libri di racconti (N.d.r: Storie notturne, Ensemble Edizioni, 2017 e Amori elusivi, Les Flâneurs Edizioni, 2019), l’influsso di Battiato non c’è: si tratta di storie surreali e grottesche con tante sfumature diverse.
A giugno uscirà invece il mio primo romanzo che si intitola Se ci sei, per un piccolo editore – Alter Erebus – e lì la figura di Battiato arriva perché è la storia di un musicista che ha perso le coordinate, ha perso la persona che amava, non ha più fiducia in se stesso poiché gli è successa una serie di disavventure che a un certo punto lo portano a mollare tutto e tutti per compiere un viaggio a piedi lungo la riviera ligure per quasi duecento chilometri. Lì, nel flusso dei suoi pensieri e dei suoi ricordi, la figura di Franco Battiato uscirà fuori spesso e volentieri: lascio volutamente un briciolo di suspense per quanti saranno interessati.