La notte del 10 agosto muore Michela Murgia, scrittrice femminista e voce delle donne in un momento storico dove essere donna è difficile.
Michela Murgia si spegne a causa di un tumore al quarto stadio. Al cancro, l’autrice si è preparata nell’arco dei mesi, accettando il suo cammino e, di fatto, tracciando la strada in maniera coraggiosa per chi, come lei, sceglie di vivere la vita senza limitarsi ad attenderne la fine.
Michela Murgia, una rivoluzione che parte dal linguaggio
La donna ha imparato a tacere nel quotidiano, evitando di parlare una lingua incapace di includerla. Così Michela Murgia ha creato una bandiera sotto l’insegna della Schwa, che per molti sarà anche una ‘e’ rovesciata, ma per tanti altri vuol dire rappresentanza e inclusione.
Per tanti anni, questa è stata la battaglia femminista di Michela Murgia. No, non la Schwa in sé ma tutto ciò che c’è dietro: la disparità, la disuguaglianza, il mancato rispetto al mondo femminile e il fatto che questo mancato rispetto poggi le basi su dei presupposti culturali, letterari, televisivi, giornalistici.
Imparare a vivere come Michela Murgia
Michela Murgia ha aperto una strada che si dirama in più direzioni, tutte importanti. L’ha fatto a partire dalle parole, come sempre, salvo poi tramutare tutto in azione. La sua convivenza con il tumore al colon al quarto stadio non è stata una lotta, Michela Murgia ha rifiutato quel termine subito dopo aver appreso la diagnosi, negando una guerra contro il proprio corpo a favore di una pacifica risoluzione, un accompagnarsi al sonno consapevole che non le ha impedito di sfruttare al massimo il tempo a sua disposizione.
Michela Murgia si è trovata un laccio troppo stretto attorno al collo e ne ha fatto una ghirlanda con cui adornarsi fino all’ultimo. Ha sfruttato il suo momento d’attenzione per dire cose importanti, mai fuori posto. Parole come sempre dure ma anche necessarie, perché dette con quell’autorità inviolabile di chi sta per morire, attinte da quel sacchetto di saggezza che si dispensa come i ricordi.
Un dolce saluto per una brillante mente degli anni Duemila
Di Michela Murgia rimarranno le idee, le parole, i libri, l’energia. Le incazzature, anche, perché di quelle lei era una professionista, la sua arma una parola salace usata come strale, dritto al punto.
Di Michela Murgia rimarrà la famiglia: queer, tradizionale, capitata, scelta, ma famiglia. Persone che adesso soffrono la sua assenza a dispetto del modo dolce in cui ha deciso di andare via.