Esce oggi MAX90, il libro di Max Pezzali che ci riporta in un decennio fighissimo. Quante sono le cose che ci mancano degli anni Novanta? Per chi li ha vissuti ovviamente, ma forse anche per chi ne ha sentito solo parlare. Quando un deca era l’unità di misura della benzina, quando i telefoni cellulari erano un’ipotesi più che una certezza e spesso si doveva ricorrere alla vecchia cabina telefonica con i gettoni.
Max Pezzali con il libro MAX90, edito da Sperling & Kupfer, ci riporta indietro di alcuni decenni, raccontandoci una per una le icone che hanno reso unico quel decennio fighissimo, come viene definito in copertina. In parte ci racconta come sono nate molte delle sue canzoni, partendo proprio da questi miti, e in parte si confessa, svelando errori contenuti nei suoi testi dovuti a fraintendimenti e alla leggerezza di quell’età, che tutto sacrifica in nome dell’immediatezza. Per molti degli argomenti trattati c’è il suggerimento di una canzone degli 883 che calza a pennello: eccone alcune.
La sala giochi di Max Pezzali
(RI)ASCOLTA: Jolly Blue, 1992. La sala giochi era un luogo importante. Il segreto era non dare fastidio all’omino dei gettoni, perché lui aveva il potere e quella era casa sua, quindi aveva il diritto di scacciare chiunque da un momento all’altro.
Le lettere d’amore
(RI)ASCOLTA: Come mai, 1993. Come mai è un brano che non avrei mai voluto far uscire. Ho combattuto strenuamente con Claudio Cecchetto, perché pensavo che le canzoni d’amore non ci appartenessero. Le scrivevano tutti ed era una rottura di maroni incredibile per me.
La discoteca, nella notte di Max Pezzali
(RI)ASCOLTA: Nella notte, 1993. Le frasi più temute erano “Che cazzo guardi” e “Ti aspetto fuori”. Mille pericoli, insomma, era una vita d’inferno. Ancora oggi mi chiedo perché non me ne stessi a casa, ma era impossibile, stavo esplorando il mondo.
L’autoradio e il primo ricordo
(RI)ASCOLTA: La radio a 1000 watt, 1995. Quando prendevi la patente e arrivava il momento dell’automobile, il primissimo pensiero era l’autoradio, anzi l’impianto.
Il balsamo e la regola dell’amico
(RI)ASCOLTA: La regola dell’amico, 1997. Con quella canzone volevo raccontare l’incapacità di comprendere i piccoli rituali quotidiani delle ragazze. Il riferimento al balsamo fa tenerezza, perché allude al fatto che non sapevamo nulla del corpo delle donne, che oggettivamente è mille volte più complesso di quello degli uomini.
Con questo libro Max Pezzali ci accompagna, tenendoci per mano, a immergerci in una piscina di acqua gelata che per un attimo toglie il fiato, ma che lentamente diventa familiare e accogliente, fino a divenire un caldo abbraccio fatto di ricordi così vividi che non lasciano nemmeno l’amaro in bocca perché, in fondo, sono ancora parte di noi.
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I grandi musicisti hanno il compito sacro di raccontare e immortalare l’epoca che viviamo. La musica diventa una fotografia per focalizzare gli eventi, la moda, lo stile di vita degli anni che trascorriamo. Nelle canzoni ritroviamo le abitudini, le paure, gli amori sognati. Riascoltare le canzoni è come sfogliare vecchi diari. Come Max Pezzali è un punto di riferimento per gli anni Novanta, così altri artisti riescono a farci emozionare raccontandoci la nostra stessa storia. Un esempio è Franco Battiato, in questo articolo puoi scoprire la sua poetica e la sua eterna canzone.