Ci sono notizie capaci di ricondurre alla realtà in modo brusco. Perché è bene essere chiari: persi nella quotidianità certe problematiche, a meno che non si vivano sulla propria pelle, vengono lasciate in un angolo, dimenticate. Latitanti.

E come ogni latitanza, prima o poi arriva la resa dei conti. In questi giorni, la notizia principale è l’arresto di uno dei “grandi” nomi della mafia italiana. I giornali non parlano di altro se non di quel Matteo Messina Denaro che dopo un lungo vivere nell’ombra, viene finalmente consegnato ai farraginosi ingranaggi della Giustizia.
L’arresto di Matteo Messina Denaro
I meme della querelle tra Piquet e Shakira sono stati spazzati via da una realtà assai meno puerile. Perde completamente significato una canzone scritta per ripicca e un amore finito davanti all’arresto di un boss che a buona ragione può essere collocato tra i più ricercati di sempre.
E come ogni ricordo che viene accantonato, ma che è sempre lì a portata di mano, l’arresto di Messina Denaro ha fatto scalpore anche perché, in barba a tutte le logiche, è stato catturato nel luogo più banale dove potesse nascondersi: la sua Palermo. Trenta anni di ricerche e una pagina della lotta alla Mafia da aggiornare. Trent’anni di latitanza, trent’anni dopo il celebre arresto di Riina.
La Mafia e la narrativa

Il rapporto tra la criminalità e la narrativa è sempre stato molto intenso. Non si parla di crime di pura invenzione, ma di quei libri che nel corso dei decenni ci hanno raccontato l’Italia (o il mondo) andando a indagare nel torbido, dove la gente comune solitamente non naviga. Questo arresto è l’ennesimo anello di una lunga storia che si farà narrativa, che andrà ad affiancare romanzi e saggi ricchi di drammi, di violenze, di prevaricazioni. La Mafia è un’entità viva, è un protagonista che uno scrittore può facilmente fare suo. La Mafia è così indefinibile da destare orrore e curiosità allo stesso tempo. E così, in questa giornata in cui una parte dell’Italia festeggia questo arresto storico, un’altra Italia, quella dell’editoria, si prepara a riempire nuovi scaffali. O, come nel nostro caso, nuove pagine.
La Mafia ha la forza di non esistere, quasi, agli occhi di molti. Ma come ogni ombra, ha la forza di farci paura. E quindi, per quale motivo si leggono romanzi o saggi di questo tipo? Per accrescere le proprie conoscenze, sicuramente, ma anche per esorcizzare questo demone che striscia tra le maglie della società, invisibile e feroce.
Che la Mafia, nelle sue più varie accezioni, è in grado di accendere l’attenzione della gente si è senz’altro visto dal successo degli ultimi anni di Roberto Saviano, che con Gomorra ha riacceso un focolare mai del tutto spento, ravvivando un modo di raccontare la criminalità organizzata. Ma se fai una ricerca in rete, cercando le parole chiave “libri” e “mafia” vedrete che la narrativa di settore è ricca.
Giovanni Falcone, il simbolo di lotta alla Mafia

Tra tutte le pubblicazioni che puoi trovare ti renderai conto subito di una cosa: il Giudice Giovanni Falcone è il simbolo della lotta alla Mafia, è il personaggio in grado di calamitare tutte le attenzioni, ha la forza di farti credere che nonostante tutto alla criminalità organizzata non ci si deve necessariamente inchinare. Sì, Giovanni Falcone ha dato la vita, ma a tutti resta la sua forza. Se oggi l’arresto di Matteo Messina Denaro è solo l’ennesimo di una lunga serie di vittorie, in qualche modo lo dobbiamo proprio a Falcone, che con Borsellino ha saputo dare a tutti noi il messaggio vincente.
Sì, questo articolo prende spunto dall’arresto di Messina Denaro, ma di Messina Denaro quasi non parla. Perché si parla di eroi, non di furfanti. Si vuole che la gente ricordi il nome di chi le battaglie le affronta a viso aperto, non quello di chi, nascosto per trenta anni nel buio ha mandato a morire decine di innocenti.
Lo hanno sottolineato anche il procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dal procuratore aggiunto Paolo Guido dicendo che con Messina Denaro viene arrestato l’ultimo dei grandi latitanti responsabile delle stragi degli anni Novanta. Presto, di certo, l’editoria chiuderà anche questa lacuna e nelle librerie arriverà la sua storia.
Noi tutti, nel mentre, continueremo a ricordare la storia che più ci piace: quella di chi questi uomini li contrasta.
Andrea Franco