
Margherita e punto, il dilemma di essere amata è la favola scritta da Simonetta Gallucci per Maratta Editore. Quando senti di “favola” ammettilo, pensi sempre a una storia per bambini. Ebbene, non hai torto ma solo in parte. Infatti, Margherita e punto è una storia per bambine, le nostre bambine interiori.
Il dilemma di essere amata
La definiresti una donna in equilibrio precario, Margherita, che esprime già nel nome la sua vulnerabilità. La margherita è fragile e generosa, è quella che per darti una risposta certa si priva persino dei petali. Come lei, anche la protagonista di questa favola conserva lo stesso senso di abnegazione verso il prossimo. Il problema di Margherita è proprio questo: lei si dona, di quell’equilibrio necessario tra il dare e avere ha perso il senso. È precaria, appunto.
C’è però una vera misura quando si parla di dare e ricevere in amore?
Forse è vero che si tratta di un’eterna rincorsa, questo Margherita può ipotizzarlo perché lei è specialista di inseguimenti. La sua vita amorosa è costellata di unhappy endings, di persone che vorrebbe amare e a cui continua a dare e dare, senza chiedersi il vero perché di questa necessità. Forse il dono è prerogativa di chi è insicuro come la protagonista di Margherita e punto. Forse, in questo caso, si dona per raggiungere. Forse si dà quello che in realtà si desidera avere.
Sarebbe troppo facile dire che Margherita ha la sindrome da crocerossina, in realtà tutto il suo dedicarsi al prossimo tradisce una fame più profonda, il cuore di un vero e proprio dilemma: chi si sarebbe mai preso cura di lei?
L’elemento magico
Non dimenticare che si tratta di una favola. Nella favola un ruolo importante è svolto dalla magia, quell’elemento capace di creare o risolvere un problema. Nel caso di Margherita e punto, rappresenta l’inizio di un’avventura. Suona epico, vero? Quasi come un viaggio alla scoperta del suo vero io. Altro movimento, come ci insegna il manuale dell’eroe. Ebbene, in questo caso il movimento non c’è: Margherita si trasforma, diventa una gerbera rossa ben piantata nel terreno, con un grande albero di magnolia a insegnarle l’arte della staticità.
Cosa succederà poi, lo scoprirete leggendo.
Una favola che parla di noi
L’ho già detto, lo ripeto: Margherita e punto, il dilemma di essere amata è una favola per la nostra bambina interiore: quella che si strugge per ogni scelta sbagliata, quella sempre incerta sul proprio valore, quella che pensa di essere sempre il problema e mai la soluzione.
Questo piccolo libro, dalla scrittura concentrata e leggera, è un affondo a ogni insicurezza che ci carichiamo addosso giorno per giorno e non poteva evitare di farmi riflettere sulla diretta corrispondenza tra l’immagine che voglio dare al prossimo e quello che sono davvero, perché è nella distanza tra questi due aspetti che gioca un’altra protagonista silenziosa della favola: la solitudine.
La solitudine è la condizione esistenziale di Margherita, è vero, ma possiamo dire che in parte non sia anche la nostra? Quando fingiamo di star bene, quando ci sforziamo di esistere per il prossimo, quando immoliamo i nostri bisogni sull’altare della bontà assoluta, ecco che la solitudine crea un solco tra il nostro vero io e la possibilità di entrare in contatto con chi ci sta attorno. Diventa un muro che impedisce agli altri di vederci per quello che siamo. Nel peggiore dei casi muta addirittura il nostro sguardo, la percezione del ruolo che abbiamo nella nostra stessa vita.
Cos’ho imparato, dunque, da Margherita e punto?
Ho imparato che a volte è giusto fermarsi un po’, piantare le radici nella terra così come la gerbera rossa. Ho imparato che “immobile” non è sinonimo di “pigro” e che, a volte, nei rapporti tra persone bisogna concedere al prossimo di raggiungerci.
Non esiste l’amore che si merita, esiste solo l’amore che c’è.
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