Mare Fuori 3 lasciava Carmine e Rosa con un colpo di pistola echeggiante tra le antichità della Piscina Mirabilis. Mare Fuori 4 si apre al suono di una sirena, l’ambulanza che riunisce in un unico luogo i vertici di un quadrato problematico: don Salvatore, Edoardo, Carmine, Rosa.
No, non è un momento d’azione.
Tutta l’attesa lasciata a sobbollire piano per più di un anno si conclude con lo stesso silenzio in cui scoppiano le bolle. Cosa manca? Il movimento. Il bello è passato sotto silenzio, l’eroismo di Carmine non ha avuto modo di farsi vedere, o valere.
E così, Mare Fuori 4 inizia come un finto starnuto: non dà soddisfazione ma anzi, continua a far prudere il naso.
Narrativamente, allora, che si fa?
Si ricomincia a seminare.
Mare Fuori 4, una semina travagliata
La semina di queste prima sei puntate di Mare Fuori 4 non si delinea fluida come quella delle stagioni precedenti, e questo succede quando le logiche di narrazione cedono il passo a una commercializzazione più affabile del prodotto televisivo.
Da qui un focus più marcato sull’elemento di coppia: Carmine e Rosa, il triangolo di Edoardo con Carmela e Teresa, quello tra Pino, Kubra e Dobermann. Se è vero che l’amore è il motore del mondo intero, è anche vero che ciò che era l’elemento distintivo e trainante di Mare Fuori era un diverso tipo d’amore. Prima ancora che la dinamica dannata di Romeo e Giulietta prendesse il sopravvento, l’amore salvifico era quello fraterno tra Carmine e Filippo, contrapposto a quello distorto che regolava le dinamiche tra Ciro Ricci e i suoi sottoposti.
Ciò che animava le relazioni tra i vari componenti dell’IPM era motore o deterrente per i tentativi di recupero svolti dagli adulti dell’istituto, talvolta invece era il carburante di cui si nutriva l’odio provato dalle famiglie rivali.
L’azione della camorra sui ragazzi, la logica di famiglia, una visione distorta di futuro, sono tutte tematiche che in questa semina attuale si sono impoverite o, meglio, sono state asservite alle dinamiche funzionali delle coppie.
I personaggi secondari di Mare Fuori 4
E così, quando tutti gli interessi principali del pubblico sono esauriti, è possibile inserire, all’interno dell’IPM, qualche elemento di novità: è Alina, ragazza muta e senza passato, che ritroverà la propria umanità dimenticata proprio grazie al carattere gentile di Cardiotrap, gettando un piccolo pretesto per parlare di salute mentale e carcere minorile e, al contempo, recuperando un piccolo spazio per donarlo al valore della gentilezza. Al momento, la storyline si mantiene in punta di piedi, nell’attesa che la seconda metà della stagione porti sullo schermo la scritta: Alina, 12 ore prima dell’arresto.
Micciarella e Mimmo, invece, si trovano incastrati in un chiasmo materno: c’è chi rifugge l’affetto materno e chi invece lo desidera al punto da restare incastrato in una situazione più grande di lui. In entrambi i casi, le conseguenze innescano una spirale di eventi che scopriremo solo a partire dalla seconda metà del mese.
Vale la pena vedere la seconda parte di Mare Fuori 4?
Sembrerà contraddittorio, ma sì.
Mare Fuori resta un piccolo fenomeno generazionale targato Rai e continua a narrare di situazioni in cui è sempre più facile voltarsi dall’altro lato. A dispetto delle preferenze verso una narrazione più sincera e indipendente, ogni punto di contatto a livello di macrotrama è stato stabilito, e la dinamica del cliffhanger è forte, fa venire voglia di continuare a guardare, anche se in disaccordo.
Negare una cosa del genere sarebbe disonesto, pertanto nello spirito del “tutta la verità, nient’altro che la mia verità” posso dire seppur con i suoi difetti, Mare Fuori è una serie tv che tende a farti cadere nel loop del binge watching, ben fatta nella maniera in cui le cose davvero salienti si susseguono, anche se in un mare di teen/crime drama che, a volersi passare la mano sulla coscienza, forse non parla alle persone adulte. Il problema è che, nelle prime stagioni, si era pensato proprio questo, forse sbagliando.
Dunque, che dire?
Mare Fuori 4 scade nel cliché ma rispetta il target, e se il fine giustifica i mezzi magari poterà più di un ragazzo a domandarsi quali sono i valori in cui crede, e se davvero vale la pena avere le mani laddove si posano gli occhi.