La storia di Curon e della diga della Val Venosta direttamente dal diario di chi l’ha vissuta. Con Resto qui, edito da Einaudi, Marco Balzano ci racconta un dramma italiano da sempre ignorato. Un dramma perché ha sradicato anime, cose e persone senza il minimo riguardo, italiano perché non si possono abbandonare le persone su un confine sfumato, o si è dentro o si è fuori.
La trama di “Resto qui”, di Marco Balzano
Dopo la Prima Guerra Mondiale, la Val Venosta fu annessa all’Italia. In quel remoto e verdissimo fazzoletto di terra non sembrava però essere cambiato nulla. Si continuava e parlare in tedesco e a portare le vacche al pascolo, giorno dopo giorno. Trina, la voce narrante, è una ragazza che studia per diventare insegnante ed è attraverso i suoi occhi che il lettore può vedere i fascisti arrivare a Curon, Resia e San Valentino. Improvvisamente è vietato parlare tedesco e portare gli abiti tradizionali, gli abitanti perdono ogni diritto e impiego pubblico, sostituiti da italiani immigrati a quello scopo. Un mattino, a scuola, gli alunni apprendono di poter studiare solo l’italiano e non più il tedesco, unica lingua che conoscono.
L’impatto emotivo sui residenti della valle è tremendo e gli scontri non si fanno attendere, tanto che viene proposto loro dal Governo Italiano di scegliere se migrare in Austria o restare. Trina e la sua famiglia decidono di rimanere, nonostante l’inizio dei lavori di costruzione di una nuova diga che minaccia di cambiare il volto della valle. L’avvento della Seconda Guerra Mondiale non farà che aggiungere difficoltà a un popolo di confine, trattato come straniero da ogni Patria che ha potuto conoscere. Alla fine della guerra, quando sembra poter essere possibile un soffio di pace, riprende la costruzione dell’immensa diga progettata dal Duce. L’invaso previsto inizialmente è di soli cinque metri, che passano rapidamente a dieci, quindici e poi ventuno.
Ventuno metri di acqua che allagheranno completamente Resia e Curon, costringendo tutti gli abitanti ad abbandonare le loro case, le loro stalle, i loro campi, la loro chiesa, la loro vita. L’indennizzo promesso si rivela una beffa e le abitazioni sostitutive delle baracche ma qualcuno, ancora, decide di restare.
“Anche le ferite che non guariscono smettono, prima o poi, di sanguinare.”
Resto qui, Marco Balzano
I torti e la rivalsa
Ricordo benissimo, negli anni Ottanta, il fastidio che gli italiani provavano per i crucchi altoatesini che ancora non si rassegnavano a parlare la lingua del loro Paese. Leggendo Resto qui ho compreso fino in fondo l’atteggiamento di sfida in risposta ai torti subiti, il loro rifiuto di parlare italiano. Vivere la storia di Curon e dei suoi abitanti attraverso il diario di Trina è un’esperienza che segna in profondità. È una pagina di storia che viene omessa per pudore, per vergogna, per indifferenza. Invece è giusto raccontare e ricordare perché “chi dimentica è destinato a ripetere i propri errori”.