C’è un’Italia che ci appare sprofondata nel Medioevo: quella in cui le donne non potevano lavorare, non potevano uscire da sole e nemmeno scegliere il proprio marito. Quel passato che ci sembra lontano in realtà è solo ieri, e ancora fatichiamo a scrollarci di dosso la polvere di quelle abitudini.
Il matrimonio riparatore e il delitto d’onore non sono vestigia di un passato lontano, ma barbarie sconfitte solo ieri
Oliva Denaro è una ragazzetta secca, intelligente e confusa, che spesso si sente il sangue spaventato; è una donna costretta a crescere molto più in fretta del suo gemello che ha avuto la fortuna di nascere maschio. Facendoci entrare nei suoi panni, Viola Ardone ci accompagna per le vie del paese a sentir bruciare sulla pelle le occhiate sghembe scoccate dalle imposte socchiuse e quelle più striscianti dei ragazzi che sembrano insinuarsi sotto le gonne dalla lunghezza rigorosamente controllata dalla madre, che le intima di mantenersi pulita.
Il respiro dei maschi è come il soffio di un mantice che ha mani e può arrivare a toccare le carni. Così io corro per diventare invisibile. Corro con il corpo da maschio e il mio cuore da femmina. Corro per tutte le volte che non potrò più, per le mie compagne con le scarpe chiuse e le gonne lunghe, capaci solamente di camminare a passi corti e lenti. E pure per mia sorella che è rimasta tumulata in casa come una morta ma ancora viva.
Femminile, singolare
A scuola Oliva si impegna molto, e quando ha finito i compiti legge il vocabolario perché desidera arricchire il suo linguaggio. Quando la maestra, in classe, chiede loro di eseguire l’analisi grammaticale di una semplice frase, lei appare confusa. Femminile, singolare: non le suona bene.
Maestra, l’esercizio è sbagliato. (…) La donna singolare non esiste: se è in casa sta con i figli, se esce va in chiesa o al mercato o ai funerali e anche lì si trova assieme alle altre, e se non ci sono femmine che la guardano ci deve essere un maschio che l’accompagna.
L’onore di chi?
Viola Ardone è molto brava a trascinare il lettore con sé, dalla polvere delle vie del paese al fango del disonore, che può essere lavato solo con il matrimonio o con l’omicidio. Come in un omaggio al coraggio di Franca Viola che seppe opporsi al suo aguzzino, la storia di Oliva ne ripercorre dubbi, paure e fatiche, con un’umanità spiazzante che al tempo stesso ci ferisce e ci dà fiducia per tutta la strada che ancora dobbiamo percorrere.
Perché per noi è difficile? (…) Perché abbiamo bisogno di battaglie, di petizioni, di manifestazioni, di bruciare reggiseni, di mostrare mutande, di implorare di essere credute, di controllare la misura delle gonne, il colore del rossetto, la larghezza dei sorrisi, l’impellenza dei desideri, che colpa ne ho io se sono nata femmina?