Sperimentatore pessimista e visionario, lo scrittore Beckett ha creato uno stile unico di rappresentazione dell’esistente, mettendo in luce le difficoltà di instaurare relazioni interpersonali di senso compiuto tra simili. Scrittore, poeta, drammaturgo, sceneggiatore e traduttore, Samuel Beckett è uno degli intellettuali più influenti del XX secolo. Lo ricordiamo nel probabile giorno della sua nascita, il 13 aprile 1906.
“Non posso andare avanti, andrò avanti” recita il finale del romanzo L’Innominabile. Questa frase, insieme ai dialoghi insensati tra i due protagonisti di Aspettando Godot come, ad esempio, questo: “Vladimir: Bene, andiamo? Estragon: Sì, andiamo” (nessuno dei due si muove), sono solo alcuni degli elementi che fanno comprendere perché lo scrittore Beckett viene ricordato come uno dei massimi esponenti del Teatro dell’assurdo.
Lo scrittore Beckett e la ricerca di stile continua
Samuel Beckett era uno sperimentatore, introduttore di nuove tecniche narrative, la sua è una scrittura che nasce da intuizioni, ragionamenti, ispirazioni che stupivano lo stesso autore. Bambino inquieto e introverso, il futuro drammaturgo nasce a Dublino nel 1906 – a differenza del giorno, l’anno è sicuro – da genitori protestanti di ceto medio-alto. Si iscrive in seguito alla facoltà di Lettere moderne del Trinity College, appassionandosi alla letteratura francese. È proprio in Francia, esattamente a Parigi, che studia per due anni, grazie a una borsa di studio. Qui, entra in contatto con James Joyce, di cui diventa allievo.
Samuel Beckett insignito del Nobel per la letteratura
Nel 1969 Samuel Beckett vinse il premio Nobel per la letteratura, con questa motivazione: «per la sua scrittura, che nell’abbandono dell’uomo moderno acquista la sua altezza». Lo scrittore Beckett non ritirerà mai il premio: turbato e sorpreso al tempo stesso da tale riconoscimento, asserì che avrebbe dovuto riceverlo James Joyce, suo maestro, il quale «avrebbe saputo cosa farne», a differenza sua.
La depressione e l’irrequietezza di uno sperimentatore
Ma chi era Samuel Beckett? Come altri artisti, tra i quali ricordiamo Charles Baudelaire, era affetto da nevrosi e crisi depressive. La difficoltà dello stare al mondo, unita a problemi di relazione interpersonale, caratterizzano tutta la sua produzione letteraria. Lugubri riflessioni, percorsi terapeutici di riabilitazione psicoanalitica, studi delle teorie di Jung, sono tutti fattori che influiranno in modo pesante sui suoi scritti e sulle opere teatrali da lui messe in scena.
Il peso dell’interazione con il mondo e la fragilità della vita
La difficoltà di interagire con i suoi simili emerge nei dialoghi teatrali, senza logica apparente, nei lunghi silenzi tra un’azione – o, per meglio dire, un’inazione – e l’altra. Aspettando Godot è l’emblema dell’attesa insensata di qualcosa – o qualcuno – che possa sovvertire l’esistenza dell’uomo, destinata per sua natura al nonsense e all’immobilismo. Il fatto che Godot non arrivi mai è un chiaro segnale del pessimismo che accompagna l’esistenza di Samuel Beckett. Il suo percorso artistico segue una ricerca che termina con la creazione di uno stile essenziale. I personaggi che ne scaturiscono sono sempre più astratti, si esprimono per monologhi che hanno come tema l’assenza di senso della vita stessa, il sentirsi intrappolati in un mondo pregno di difficoltà inespugnabili.
Samuel Beckett e l’incontro con sua moglie Suzanne
Nonostante la visione pessimistica e il malessere esistenziale che lo accompagnano, Samuel Beckett incontra l’amore, in una maniera che merita di essere ricordata: lo scrittore viene pugnalato, per motivi oscuri, da un ruffiano. Miracolosamente sopravvissuto, Samuel Beckett decide di non perseguire il suo aggressore – per motivi altrettanto oscuri –, facendolo scagionare.
Quella vicenda, che avrebbe potuto costargli la vita, accende l’interesse di una donna, Suzanne, che lo scrittore aveva incontrato anni prima a Parigi, la quale lo raggiunge al suo capezzale. Da questo riavvicinamento scaturirà il loro matrimonio. Per lo scrittore che viene ricordato per il Teatro dell’assurdo, questa storia non è meno assurda delle sue opere.