Gli scrittori sono, di solito, anche forti e accaniti lettori. Amano i libri, ne leggono a dozzine, li collezionano, li dispongono affettuosamente sugli scaffali di casa. Niente di strano, quindi, che vogliano anche parlarne nelle loro opere, e che dalle loro penne nascano tanti libri che parlano di libri.
La bibliofilia che salva i libri
A volte il riferimento ai libri compare direttamente dal titolo. Per esempio Storia di una ladra di libri di Markus Zusak, ambientato nella Germania del 1930, oppure La restauratrice di libri di Katerina Poladjan, che affronta il tema difficile del genocidio degli Armeni. Si intitola L’annusatrice di libri il primo volume della pentalogia di Desy Icardi sui cinque sensi, dove la protagonista spazia fra i libri che più ama sentendo gli aromi che ne permeano le ambientazioni e le storie. Marcello Simoni ha scritto una serie di thriller medievali in cinque volumi, la Saga del Mercante di Libri, e l’autore giapponese Sosuke Natsukawa ha coniugato il suo amore per i libri e per i gatti nell’originale romanzo Il gatto che voleva salvare i libri.
Spesso, in effetti, in tanti libri che parlano di libri, i volumi hanno bisogno di essere “salvati”. Essendo strumenti di conoscenza e di libertà, corrono il pericolo di essere distrutti per mano di chi li ritiene pericolosi. Come i libri bruciati in Fahrenheit 451 di Ray Bradbury e i preziosi manoscritti, anch’essi destinati a scomparire in un gigantesco rogo, nel Nome della Rosa di Umberto Eco. E nell’Ombra del Vento, di Carlos Ruiz Zafòn, qualcuno cerca di distruggere tutte le copie esistenti di un singolo, specifico libro.

Librerie e librai molto speciali
Fra i libri che parlano di libri, tanti nominano piccole librerie sparse per il mondo. Alcuni personaggi importanti sono librai o apprendisti librai: per esempio in La libreria della rue Charras, di Kaouther Adimi, facciamo conoscenza con un libraio ispiratore di cultura e di socializzazione, con l’anima divisa fra l’Algeria e la Francia; nel Libraio di Kabul, la giornalista norvegese Asne Seierstad documenta la difficoltà di vivere sotto il regime talebano; nella Misura della felicità di Gabrielle Zevin facciamo la conoscenza di un libraio musone e irascibile che ritrova la gioia di vivere grazie alla figlia adottiva, accanita lettrice.
Non ha un’indole facile nemmeno un altro libraio, ovvero il protagonista di Una vita da libraio di Shaun Bythell, dal taglio agrodolce e autobiografico; e hanno un discreto caratterino i due protagonisti di La libreria del buon romanzo, di Laurence Cossé, che non espongono in negozio i best-seller ma solo i libri di loro gusto, il che farà loro passare qualche guaio. Possibile che l’amore per i libri e per la lettura rendano noi appassionati un po’ misantropi e spocchiosi, veri topi di biblioteca? Può essere. Meglio allora guardarci dentro con sincerità e riconoscerci almeno un po’ nel protagonista di Firmino, di Sam Savage. Di cosa parla? Di un appassionato lettore, naturalmente, solitario e malinconico. Un topo… con tanto di baffi e coda.
