La letteratura distopica oggi è un genere molto amato dai lettori, soprattutto dai più giovani. Ha trovato il consenso con la saga di Hunger Games, ad esempio, proprio perché è capace di raccontare storie di umana follia miscelando a sé più generi, senza mai perdere la propria identità. Non sembra, ma il fenomeno della letteratura distopica ha radici ben profonde e non solo nella cultura contemporanea. Nel corso degli ultimi anni ha trovato il suo successo in quella che viene chiamata la “lettura di consumo”, invece è un genere particolare che si apre a diverse chiavi di lettura proprio perché ha la capacità di immaginare (con pregi e difetti) il nostro stesso futuro.
Letteratura distopica, l’origine del termine
Il termine distopia proviene dal greco ed è composto dall’unione del suffisso dys che significa “cattivo” e da topos che vuol dire “luogo”. Ma, secondo l’Oxford English Dictionary, la parola distopia è stata coniata per la prima volta nel 1868 dal filosofo John Stuart Miller. Lo studioso ha usato un sinonimo, che è stato proposto da Jeremy Bentham nel 1818, per descrivere il senso opposto alla parola “utopia”. Infatti, tutto quello che rientra nel ramo della distopia sta a significare un mondo o una società che distorce una prospettiva ideale. Però, molto spesso nella differenza che intercorre tra utopia e distopia non è così netta come si vuole credere.
A volte dipende dal punto di vista dell’autore. Infatti, i romanzi di genere appaiono come opere di avvertimento, satiriche, che mostrano tendenze negative che raggiungono vette quasi incomprensibili alla mente umana. In parole povere, la distopia descrive i pericoli della società attuale in un contesto di tempo molto dilatato, come è avvenuto per le opere fantascientifiche di H.G. Wells. Quindi il genere pur avendo una sua identità, può essere “riscritto” e interpretato secondo diversi punti di vista.

Letteratura distopica, i due filoni narrativi
Nella sua accezione più particolare si trovano due filoni per raccontare la distopia. Uno è quello fanta-politico o dei totalitarismi, l’altro è quello post-apocalittico (meno abusato di recente). Il primo si focalizza su storie in cui la popolazione si ritrova schiava di opprimenti regimi politici, spesso ispirati a quelli nazisti, fascisti e staliniani. Sono varie le caratteristiche. Ad esempio, è presente una società gerarchica, c’è una costante propaganda di regime, lo Stato viene rappresentato da un leader carismatico e il dissenso viene punito con l’oppressione.
Il secondo filone, invece, mette in scena storie in cui l’umanità è ridotta ai minimi termini a causa di un cataclisma, avvenuto per mano dell’uomo o per natura. Anche in questo casi ci sono dei canoni da rispettare. Ad esempio, la società concepita dall’uomo non esiste più e i sopravvissuti si uniscono in gruppi che vivono in condizioni degradate; si lotta per la ricerca del cibo e per la salvezza individuale e, oltretutto, non esiste nessun tipo di livello tecnologico che è ridotto a uno stato primitivo.

Letteratura distopica, il 1984 di Orwell come libro più rappresentativo
Sul genere, i testi di George Orwell sono quelli più rappresentativi per la letteratura distopica. Lo scrittore, formatosi come giornalista, è diventato un opinionista politico e culturale più famoso del ventesimo secolo. Ovviamente, la sua fama è dovuta in particolar modo ai suoi romanzi. Due in particolare, che sono stati scritti negli anni ’40, e che sono diventati un grande successo editoriale.
E stiamo parlando de La Fattoria degli animali e 1984. Quest’ultimo, ad oggi è riconosciuto come il suo romanzo più celebre, l’unico che con lucida follia ha raccontato di una realtà totalitaria che descrivere una società del futuro strozzata da una politica di oppressione e di coercizione. Questo romanzo ha dato origine al termine “orwelliano”, usato per descrivere i meccanismi di controllo del pensiero da parte della politica.
Letteratura distopica, come le saghe young-adult hanno “innovato” il genere
A una visione più dark, si è sostituito uno sguardo più intimo e personale sul genere. La letteratura distopica non ha di certo perso il suo appeal, ma ha trovato altri luoghi per innovarsi e conservare le sue caratteristiche più particolari. Oggi, non esiste più il “distopico puro”. A quel regime di oppressione fa da sfondo una storia di rivolta, di crescita e ribellione, letta con gli occhi di giovani idealisti che si vogliono liberare dal mondo che li circonda. Oltre ad Hunger Games, c’è da citare anche la saga di Maze Runner, edita oggi da Fanucci.