Fabio Rampelli, Vicepresidente della Camera e deputato di Fratelli d’Italia, ha presentato di recente una proposta di legge a tutela della lingua italiana che estromette le parole straniere dai documenti ufficiali, nella comunicazione, nei rapporti di lavoro e nelle strutture volte all’organizzazione degli enti pubblici e privati. Che significa?
La proposta di legge di Fratelli d’Italia: le risposte di M5s e Accademia della Crusca
La proposta di legge è composta di otto articoli e vuole salvaguardare l’identità degli italiani a partire dall’uso della lingua. Il tutto parte da uno studio che conta circa 9000 anglicismi ben radicati nella parlata quotidiana. Parole che tutti ormai sono abituati a utilizzare e che, specialmente nelle nuove generazioni, si inseriscono nel linguaggio comune con molta più facilità.
Ogni tipo e forma di comunicazione o di informazione presente in un luogo pubblico o in un luogo aperto al pubblico ovvero derivante da fondi pubblici e destinata alla pubblica utilità è trasmessa in lingua italiana
Articolo 2 della Proposta di legge a tutela della lingua italiana
La multa per i trasgressori, poi, è salatissima: tra i 5000 e i 100.000 euro, recita la proposta di legge, che comprende anche l’istituzione di un Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana.
La proposta di legge di Rampelli non ha mancato di suscitare dibattito e, in alcuni casi, ilarità. Il Movimento 5 stelle punta subito il dito sul Ministero del Made in Italy, mettendo in luce quella che potrebbe rivelarsi un’affatto sottile incoerenza.
L’Accademia della Crusca, invece, ragiona sulla proposta di legge a tutela della lingua italiana con la metodicità tipica degli studiosi, e di fatto storce il naso a propria volta. Questo perché lo scopo dell’Accademia è quello di studiare e monitorare i cambiamenti della lingua italiana, che ha una propria vita e un percorso, come ben sanno i capisaldi dell’italiano stesso, Dante e Manzoni. Una legge di questa portata impedirebbe lo studio dei cambiamenti linguistici, privando l’Italia di un processo evolutivo.
Occorre ricordare che la lingua è sì, identità, ma è anche vero che il cambiamento del modo di esprimersi traduce anche una fitta rete di relazioni che, con il passare degli anni, diventa sempre più globale. Preservare l’identità tramite la lingua significherebbe arrestare un processo di mutamento spontaneo: sarebbe una forzatura.
Esplosione di meme per la proposta di legge a tutela della lingua italiana
Su internet non potevano che scatenarsi loro, i meme. In pole position, su tutti, la pagina Instagram Sapore di male, che ha italianizzato e ironizzato su gran parte dei marchi di uso comune: Vento, Mangitalia, il dado Stella sono soltanto qualche esempio.
Altri meme raffigurano un vocabolario firmato dal deputato Rampelli in persona, altri ancora ironizzano sul Made in Italy, altri ancora rivisitano i prodotti come Pocket Coffee o Nutella in italiano, come fa su Twitter il Grande Flagello.
Continua la corsa ai ripari delle grandi aziende #Rampelli pic.twitter.com/73CmSDllCz
— Il Grande Flagello (@grande_flagello) April 2, 2023
La realtà dei fatti è ben più complessa, però: è giusto mettere un freno all’evoluzione linguistica? Quando la tutela diventa una gabbia?