Poetessa americana premiata con il Nobel nel 2020, la sua è una poesia confessionale che invita alla meditazione. Le poesie di Louise Glück hanno la particolarità di rievocare figure mitologiche.
Le poesie di Louise Glück: uno stile elegante e controllato, traposto in una scrittura moderna
La motivazione per cui le poesie di Louise Glück hanno meritato la vittoria, nel 2020, del Nobel per la letteratura, è in quella “inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende l’esistenza individuale esperienza universale”.
Il ruolo salvifico della poesia è nella sua bellezza: con la sua capacità di illuminare la vita nei momenti più tristi, diventa un faro da seguire e un’ancora a cui aggrapparsi. Una facoltà che abbiamo trovato nei grandi poeti classici del passato, e che oggi è attribuita alla statunitense Louise Glück.
Una poesia dell’anima
Le poesie di Louise Glück partono da una prospettiva autobiografica e intimistica, arrivando ad affrontare temi universali, come l’anoressia o la psicanalisi. Uno stile poetico che le è valso l’accostamento a Emily Dickinson.
Dopo che mi vennero in mente tutte le cose, mi venne in mente il vuoto.
C’è un limite al piacere che trovavo nella forma…
In questo non sono come voi, non ho risoluzione in un altro corpo,
non ho bisogno di un riparo fuori di me…
Versi tratti da Fine dell’estate
La confessione di drammi personali
Una scrittura diretta, in prima persona, in cui la confessione avviene senza bisogno di contorti vortici di parole. Il mettere in piazza (o, per meglio dire, in inchiostro) problemi personali quali l’anoressia, in qualche modo ha la funzione di aggregare anime sensibili attorno allo strumento poetico. La capacità di ritrovarsi è accompagnata dalla volontà di ricevere un supporto, una mano amica che, appunto con “austera bellezza”, dipinga attraverso la poesia un mezzo in grado di creare un senso di comunità, rendendo l’individuale universale.
Le poesie di Louise Glück: frutto di una storia non facile
Louise Glück nasce a New York nel 1943, in una famiglia di immigrati ebrei ungheresi e cresce a Long Island. Durante l’adolescenza, i suoi problemi di anoressia la costringono ad abbandonare prima gli studi alla George W. Hewlett High School e, in seguito, anche quelli universitari al Sarah Lawrence College e alla Columbia University. Non si laureerò, ma la sua formazione avvenne sotto la supervisione di Leonie Adams (poetessa americana ricercatrice di uno schema poetico alternativo). Gli studi universitari vennero messi da parte in favore della psicoanalisi. I temi della sua poesia partono infatti da analisi personali, introspettive. Ma, come spesso accade, ciò che è intimo è destinato a diventare universale. Si scrive per sé stessi, e alla fine il messaggio arriva alla massa.
Una voce originale, ancora da scoprire in Italia
Una poesia di facile comprensione, il cui significato non è da ricercare nei meandri di metafore o similitudini. Arrivare a tutti, però, non equivale certo ad essere banali e scontati. Raccontare temi quali la solitudine, i personali drammi familiari, la paura dell’abbandono e la meraviglia del creato è in controtendenza a ciò che viene definito “poesia civile”. L’assegnazione del Premio Nobel a Louise Glück ha sollevato critiche per questo motivo. È anche vero che il punto di vista personale, con il quale si osserva il mondo e lo si interpreta, è alla base della poetica sociale. Poiché ogni singolo poeta fa parte di un tutto, e anche se si espone parlando di un episodio intimo, il messaggio che se ne può estrapolare ha – per forza di cose – una visione universale.