Nella storia della letteratura esistono molti autori che hanno deciso di seguire la strada dell’anonimato celando la propria identità dietro uno pseudonimo.
Intorno a questi autori nascono poi molte congetture e ipotesi e di diverso tipo possono essere le motivazioni che spingono uno scrittore a prendere in prestito una identità non propria.

Le storie nascoste dietro ai nuovi nomi
Il caso della scrittrice Elena Ferrante è forse uno dei casi più celebri e famosi in Italia. Era il 1992 quando pubblicava il suo primo romanzo L’amore molesto, ma è sicuramente con la seria L’amica geniale (2011-2014) che ha raggiunto il successo.
Un successo che ha notevolmente aumentato la curiosità di scoprire chi si celasse realmente dietro il nome Elena Ferrante. Infatti dopo trent’anni dalla prima pubblicazione l’identità della scrittrice rimane tuttora un mistero e nulla sono valse le ricerche, molto spesso invasive, dei giornalisti desiderosi di trovare una risposta certa.

Negli anni sono state fatte molte congetture, alcune basate su una comparazione del suo stile di scrittura con quello di altri autori italiani e che hanno portato a sostenere che dietro Elena Ferrante ci fosse la saggista Anita Raja, moglie dello scrittore Domenico Starnone (alcune ipotesi sostenevano fosse lo stesso Starnone). Al momento l’identità di Elena Ferrante, rimane ancora un mistero, così come la stessa autrice desidera.
Joanne Rowling è il nome dell’autrice della saga non babbana più famosa al mondo, quella di Harry Potter, ed era il 1997 quando il suo editore la incoraggiò a non utilizzare il suo nome. Da lì la scelta di utilizzare le sue iniziali e la K di Kathleen, il nome della nonna. Ma non solo. Nel 2013 viene pubblicato il romanzo giallo Il richiamo del cuculo dello scrittore esordiente Robert Galbraith, accolto positivamente dalla critica. Le ricerche e le analisi portarono alla scoperta che dietro Galbraith c’era Joanne Rowling.

Uno, nessuno e centomila: quando una sola identità non basta
Il caso più eccezionale è probabilmente quello dello scrittore Romain Gary, in realtà pseudonimo di Roman Kacew. Nel corso della sua vita ha utilizzato diversi pseudonimi: Shatan Bogat, Fosco Sinibaldi, Émile Ajar e Romain Gary, con il quale ha firmato la maggior parte delle sue pubblicazioni.
È l’unico scrittore ad aver vinto due volte il premio letterario francese Goncourt, la prima volta con Le radici del cielo con lo pseudonimo Romain Gary nel 1956 e la seconda volta nel 1975 grazie al romanzo La vita davanti a sé firmato Émile Ajar.
Perché gli scrittori si avvalgono delle identità segrete?
L’esigenza di utilizzare un nome inventato può nascere, in certi casi, dalla volontà di superare pregiudizi e arrivare dove altrimenti non si potrebbe arrivare ed è proprio questo il motivo che ha spinto la scrittrice Alice Sheldon ad utilizzare per tutta la sua carriera lo pseudonimo maschile di James Tiptree Jr.

Sheldon era una scrittrice di romanzi di fantascienza americana, ma riscontrando una certa reticenza da parte degli editori ad accogliere una penna femminile in un genere considerato maschile ha deciso di raggirare l’ostacolo usando un altro nome con cui ha firmato tutte le opere della sua abbondante produzione.
Altre identità segrete nel mondo della scrittura
Lo scrittore Thomas Pynchon ha voluto mantenere la sua vita privata per questo motivo non esistono immagini di lui, le uniche disponibili sono un paio di foto che lo raffigurano al college, ma da allora nient’altro è apparso e quindi nessuno conosce la reale identità dello scrittore.
Negli anni sono state fatte ipotesi sulle reali fattezze dello scrittore americano e alcuni hanno ipotizzato potesse celarsi J.D. Salinger, che però ha smentito. Una teoria sostiene che sia apparso in un cameo nel film del 2014 Vizio di forma, adattamento cinematografico del suo romanzo.

Altro caso è invece quello del collettivo Luther Blissett nato negli anni Novanta a Bologna. Il collettivo esprime le proprie idee attraverso diversi canali: arte, musica, performance, riviste e libri; tra le pubblicazioni firmate Luther Blissett c’è Q del 1999. Le identità dei partecipanti al Luther Blissett non si conoscono e sono sempre rimaste un segreto, negli anni sono state fatte ipotesi che potesse essere coinvolto anche Umberto Eco.
Negli anni 2000 alcuni componenti hanno poi fondato il collettivo Wu Ming, parola cinese che significa senza nome espressione che esprime la volontà dei partecipanti di non fossilizzarsi sull’identità dell’autore, e infatti nonostante siano noti i loro reali nomi i partecipanti firmano le loro opere utilizzando il termine Wu Ming. Negli anni sono state pubblicate numerose opere sia romanzi collettivi, Altai (2009) sequel di Q, ma anche romanzi solisti.
Perché restare anonimi?
Diversi sono i motivi che possono spingere un autore a restare nell’anonimato e molto spesso questa scelta innesta nel lettore una curiosità: una sorta di metalettura nel quale il piano della realtà si confonde con quello della fantasia e che spinge il lettore a ricercare indizi per rispondere alle sue domande.