Michela Murgia si rivela tra le pagine del “Corriere della Sera”: carcinoma renale al quarto stadio, irrecuperabile. Parla di morte in maniera serena, rifiuta ogni analogia che parli di guerre, trincee, battaglie. Ancora una volta, la scrittrice sceglie bene le parole con cui raccontare la sua attuale situazione.

«Il cancro non è qualcosa che ho, ma qualcosa che sono» dice Michela Murgia
Quando si parla di cancro, entrano in campo diversi giocatori: la speranza, la paura, la rabbia, la lotta. Michela Murgia, invece, ancora una volta prende in contropiede tutti e mette nella mischia, cacciandola da un cappello carico di meraviglie, la serenità.
Una serenità che fa male al cuore di chi resta; una serenità talmente vera da suscitare quasi invidia. Nessuna lotta, per lei, ma un rapporto che in pochi hanno, con il cancro: accettazione.
Paroliera abile nel giocare con i concetti, Michela Murgia mostra un lato del tumore che molti faticheranno a condividere: gentile. «Può crescere per anni senza farsene accorgere». Questa è una cosa vera, e spesso i controlli più ravvicinati non riescono a evitare una fine ineluttabile. Se solo si potesse avere la calma di Michela Murgia, nel dirlo, se solo si potesse avere la tranquillità di un commiato sereno.
Michela Murgia parla del proprio tumore anche nel suo libro di prossima uscita, Tre ciotole, in libreria dal 16 maggio per Mondadori. Un libro che prende molto dalla sua vita, che attinge al suo rapporto con il tumore anche e soprattutto nella scelta di come andare via.
Noto, l’acquisto di una casa con 10 posti letto, per la sua famiglia Queer. L’imminente matrimonio con il fidanzato a scopi puramente legali. Una dipartita che, quando sarà (il più tardi possibile, si augura) avrà bisogno di un’organizzazione minima.
Ecco, all’invidia si aggiunge anche un po’ la rabbia, una rabbia che quasi fa pentire di averla vista, questa notizia. Di chi conosce la penna di Michela Murgia e sa di cosa verrà privato nel futuro.
Cara Michela Murgia, questo non è un necrologio
Quando qualcuno sa di avere un termine, e che questo termine potrebbe arrivare presto, le persone attorno a quel qualcuno iniziano tutte a comportarsi come se fossero a un funerale. Alla notizia del tumore di Michela Murgia, quasi la si piange quando lei è ancora qui, ancora c’è. Questo non vuol essere un necrologio per Michela, ma una celebrazione del modo in cui ha scelto e sceglie di vivere.
Padrona del suo pensiero, delle sue decisioni, delle sue idee, Michela Murgia non perde occasione per offrire un punto di vista salato ma consapevole su tutta una serie di argomenti spinosi ma necessari da trattare. Dal venire a capo della fine allo scegliere il modo in cui andare.
Ancora una volta, è giusto ripetere: fa invidia, quasi rabbia. Ed è giusto ripetere ancora che la rabbia è tutta di chi resta, di chi vorrebbe una guerra e invece è armato di fiori.