Il romanzo L’altra metà della colpa (Edizioni Ensemble) è, sia nell’innesco della trama, sia nel senso più profondo, una storia di abbandono. L’autrice Anna Francesca Vallone affida efficacemente la narrazione alla protagonista Martha che, abbandonata dalla madre e incapace di trovare una spiegazione, ricodifica il senso della sua vita in base a due poli interconnessi: colpa e punizione.
Una colpa che attrae e respinge
La prima reazione che il senso di colpa suscita in Martha ancora bambina, quando sua madre se ne va, è il bisogno di sapere di più. Martha vuole capire con precisione dov’è l’origine di quella colpa, che subito ha messo radici dentro di lei: perché, sapendolo, forse si può porre rimedio.
«Secondo te è perché ho pianto troppo?»
Lo chiedo prima che Cesare mi dica di non piangere, che non mi sopporta. Sono convinta che la mamma se ne sia andata per colpa mia.
[…] «È perché ho mangiato troppo cioccolato? È perché ho rubato i pennarelli a scuola? È perché mangio troppo poco? Sto mangiando, adesso».
A Martha, però, arrivano dal patrigno spiegazioni raffazzonate e confuse, contenenti brandelli di una verità che lei non è in grado di processare con la dovuta cautela o con presunzioni d’innocenza. Il romanzo sviscera le conseguenze di una logica implacabile nel ragionamento della bambina: se la mamma mi fa del male, è perché io ho combinato qualcosa. Il massimo che si può chiedere, alla protagonista de L’altra metà della colpa, è di condividere la colpa e la punizione con qualcun altro.
La mamma non tornerà. La mamma è pericolosa. Io ho un PAPÀ con un pochino del mio sangue. Io ho un papà che non mi vuole. Io e questo papà abbiamo fatto andare via la mamma e ora non torna più.
Fuga dall’infanzia
Come anche in altri romanzi che toccano temi quali l’innocenza negata o la perdita dell’amore materno, anche in L’altra metà della colpa la protagonista ripudia la sua infanzia, dalla quale cerca di crescere più rapidamente possibile. In un secondo momento ripudia anche se stessa e il suo corpo, e infine le sue relazioni con il mondo esterno e con le altre persone. Martha cerca sempre nei rapporti umani un lato oscuro, perché sente di non meritare alcuna felicità.
Per sopravvivere le resta un obiettivo: spostare almeno una parte di quella colpa insostenibile su qualcun altro, sul padre che mai conosciuto. Cercarlo non è la strada verso un ricongiungimento, ma verso una definitiva separazione. E il piccolo cosmo umano che la circonda, spesso nato a sua volta da abusi e rapporti disfunzionali, riesce solo in parte a intaccare la barriera distruttiva che lei ha eretto intorno a sé.
Il libro vanta una scrittura solida e controllata, con un buon equilibrio nella scelta degli eventi e nel loro dipanarsi. Il finale getta nuove luci e ombre sull’abbandono iniziale, e lascia uno spiraglio a Martha per una nuova via da percorrere. Sapendo che nessuna via è mai facile per chi, della colpa, conosce ormai troppe facce.