Intanto, perché Elena Ferrante è una brava scrittrice. Poi c’è anche la risposta cinica, quella che dice: «Perché tutti aspettavano un nuovo libro dall’autrice dell’Amica geniale», e forse c’è del vero. Ma non è il solo motivo per cui ha avuto un buon successo La vita bugiarda degli adulti.
L’effetto Amica geniale
Se L’amica geniale è l’opera di Elena Ferrante che ha goduto di maggiore successo, non è però l’unica. Anche L’amore molesto o I giorni dell’abbandono, per esempio, sono stati libri apprezzati dai lettori, e hanno preparato il terreno alla saga in quattro volumi più celebre degli ultimi anni. Se quindi era scontato che, dopo un successo così eclatante, i lettori attendessero con ansia un nuovo lavoro della stessa autrice, va rilevato come La vita bugiarda degli adulti non sia semplicemente “il libro arrivato dopo l’Amica geniale”; è anche il libro che dall’Amica geniale si distingue, evitando la benché minima possibilità di un “effetto clone”.
Oltretutto, Elena Ferrante ha dichiarato, in un’intervista, che anche il nucleo delle idee alla base di questo romanzo avrebbe potuto svilupparsi fino a diventare una saga in più libri, forse anche più corposa dell’Amica geniale. Poi, invece, l’autrice ha preferito contenere la storia, che le era parsa “autosufficiente”. E già questa è una prima opposizione, tra saga in più volumi e libro singolo. La vita bugiarda degli adulti ha inoltre una sola protagonista, impegnata a scoprire le tante falsità o mezze verità che le ruotano intorno, senza la presenza di un’amicizia così imprescindibile da costituire un baricentro (per quanto instabile) a cui rapportare tutto il resto.
La vita bugiarda degli adulti lavora per contrasto
Infine, l’Amica geniale narra la vita delle due protagoniste dall’infanzia all’età adulta, mentre La vita bugiarda degli adulti considera un arco di tempo più circoscritto. Il romanzo ha avuto successo, la differenza dai precedenti ha pagato. Potendo però contare su un punto cardinale, che permette di riconoscersi ad autrice e lettori: la scelta di raccontare la vita di personaggi femminili, immersi un una complessità sociale e interiore che è compito della narrativa sviscerare (cosa che fanno diverse altre autrici al momento, ad esempio Teresa Ciabatti o Donatella Di Pietrantonio tanto per citare due delle più note).
Non c’è dignità letteraria senza una strategia di scrittura che tenda alla rappresentazione dell’incoerenza. Nessuno dei nostri sentimenti è univoco, ma per sopravvivere tendiamo a cacciare in margine ciò che ci pare superfluo o disturbante. La letteratura ha il dovere di non farlo, a meno che non scelga di essere edificante. Ma se va per quella via, nuoce a se stessa e persino a ciò che vuole contribuire a costruire. L’amicizia tra donne è ben più complicata della regolamentatissima amicizia tra uomini. Il chiaroscuro, per ora, mi pare d’obbligo.
Elena Ferrante, da un’intervista pubblicata su Repubblica e riportata sul sito delle Edizioni e/o