Celebrata, discussa, misteriosa e ormai conosciuta in tutto il mondo, Elena Ferrante dimostra ancora una volta come le sue opere letterarie siano anche un ottimo prodotto per lo schermo televisivo e soprattutto per il format delle serie tv.
Un libro, La vita bugiarda degli adulti, che ha conquistato moltissimi lettori ma che nella trasposizione televisiva, l’omonima serie Netflix, diretta da Edoardo De Angelis non rispetta fedelmente la narrazione del romanzo.
Questa constatazione può far storcere il naso a chi si è appassionato al prodotto letterario ma, con uno sguardo più ampio, mostra un’interpretazione più adatta ai tempi e alla fotografia tipica dello schermo e, come capita spesso, differenzia il romanzo dal prodotto cinematografico, nel bene e nel male.
Il filo comune e i caratteristi della Ferrante
L’ambientazione, come nell’Amica geniale, è sempre quella che riporta nella città di Napoli, ma in un arco temporale differente rispetto al suo recente successo. La storia si svolge negli anni Novanta, Napoli conserva quelle caratteristiche che la rendono una città unica nel suo genere. Un realtà che presenta le profonde differenze tra classi sociali, e che da sempre divide la parte intellettuale e borghese con quella invece periferica ed eccentrica.
I personaggi sono sempre il fulcro principale della narrazione, carichi di caratteristiche che attraverso il modo di porsi, di parlare e di vivere la quotidianità; portano lo spettatore a inserirli fin da subito in un contesto comprensibile e che contestualizza ancora di più il racconto.
I particolari dettagliati nello descrivere i personaggi sono una delle principali caratteristiche della scrittura di Elena Ferrante. Anche una serie tv in questo caso specifico deve necessariamente riportare, tramite gli attori, delle altissime interpretazioni dei protagonisti che sono il fulcro di questo successo letterario.
Fisicità, vocalità e atteggiamenti sono evocati in ogni scena per delineare e mostrare il ruolo degli attori che si fanno interpreti di una storia fatta di contrasti, di brutture e meraviglie, che solo la realtà, quella vera, ne è portatrice.
Le donne di Elena Ferrante
La storia è un percorso lineare e profondo che vede come personaggi principali due donne protagoniste: Giovanna interpretata da Giordana Marengo, una ragazza che negli anni Novanta affronta il delicato passaggio dell’adolescenza appartenente alla Napoli bene, acculturata, atea e di sinistra ma in crisi con se stessa, il suo corpo e il mondo che la circonda, e la zia Vittoria, interpretata in maniera eccellente da Valeria Golino. Un personaggio esuberante, una donna libera, credente che nonostante una vita segnata dal dolore, vive fuori dagli schemi sociali a cui Giovanna è abituata.
La zia che non ha mai fatto parte della sua vita a causa di passate discussioni, tramite una frase pronunciata dal padre di Giovanna, interpretato da Alessandro Preziosi, che la paragona alla zia Vittoria in modo dispregiativo, la porterà a voler scoprire chi sia questa sua parente, una donna senza volto cancellata anche nelle foto di famiglia e di cui lei ha sempre sentito parlare poco e male.
La sua curiosità la spingerà a scoprire un mondo nuovo e più veritiero a suoi occhi, una realtà totalmente differente, sia per ambienti che per le persone che li frequentano. Un luogo inaspettato rispetto a quello in cui ha vissuto finora con il padre, riconosciuto professore di sinistra che si è adattato alla borghesia e che tende a vedere il resto del mondo con un occhio critico quando questo non rientra nei suoi canoni.
Zia Vittoria sarà con lei schietta, estremamente sincera e dettagliata nel raccontare un mondo fatto di sesso, tradimenti, bugie e dolori, mostrandole una Napoli che lei non aveva mai conosciuto e considerato.
Le bugie degli adulti nella serie
Il fulcro del racconto di crescita della protagonista è proprio quello che porta i bambini a scoprire come gli adulti vivano di bugie, sotterfugi e apparenze. Comportamenti e particolari che espongono alla luce un mondo sporco e meschino che un bambino non è in grado ancora riconoscere e tradurre.
Inevitabile è la ricerca di verità e di autenticità che porta la protagonista ad affezionarsi alla zia. Con lei Giovanna aprirà gli occhi, scoprendo come il mondo adulto sia diverso da quello che aveva sempre pensato ma dimenticando che anche la stessa zia Vittoria ne fa parte, e che ciò la renda capace di mentire a sua volta.
Questa scoperta sarà l’ennesima verità che porterà Giovanna a crescere perché, a fronte della scoperta, la giustificazione datale dalla zia sarà fatta di semplicità, quella propriamente tipica dei bambini: le ha detto una bugia perché era bella.
La crescita viene nuovamente mostrata come uno scontrarsi contro la realtà. Un confronto diretto dove le nuove certezze vengono messe ancora in discussione. Una lezione che insegna che la vita è un voler raccontare, ma soprattutto raccontarsi una verità che appaga. Una versione alternativa che desideriamo rispetto alla banalità e alla bruttezza della quotidianità. Il passaggio nell’età adulta diventerà per Giovanna stessa segnato dalla continua capacità di mentire che alla fine, la renderà come gli altri.
La musica, gli ambienti e i tempi di Elena Ferrante
Napoli è grigia, colorata, illuminata e buia al tempo stesso. Una città che si presta a incorniciare il racconto anche attraverso la propria identità e che, grazie a una splendida fotografia che nella serie dipinge e si fa tela per accompagnare ogni spettatore nei sentimenti, le percezioni sembrano quasi sfuggire ai protagonisti.
Anche la colonna sonora si rivela una scelta vincete in questa serie. Accompagna e trasporta con il ritmo sfrenato dei 99 posse nella frenesia, il caos e la ribellione tipica del passaggio all’età adulta, quello che mentre viene vissuto pare interminabile e ripetitivo ma che, in realtà, è così pieno e vivo che solo in futuro non conserverà questa dilatazione temporale, mostrandolo invece come trascorso in un attimo.
Non a caso questo scorrere del tempo che tutto fa passare viene espresso con un intelligente scelta del regista di mostrare il susseguirsi di scene che riportano i mesi di riferimento tramite pochi frame, come a voler sostenere quel concetto che il tempo passa cambiando tutto quando viene percepito invece come niente.
“Quann si‘ piccirill, ogni cosa te pare grossa. Quando si gross, ogni cosa t’ pare nient.”
Una metafora che va a marcare come la vita di Giovanna e degli altri protagonisti della serie passi addosso a ognuno di loro, in uno stato di apparente catalessi che al risveglio, invece, si mostra così differente ma così già interiorizzato.
La vita bugiarda degli adulti è una crudele verità
La vita bugiarda degli adulti è una ruvida esperienza di vita, a tratti troppo vera da diventare disturbante ma mai scontata e sempre coinvolgente.
Una lezione di vita che sbatte in faccia la realtà delle cose, quella che di solito le persone non vogliono vedere e sentire, meno romantica e romanzata rispetto al mondo di bugie a cui ci si aggrappa. Perché forse, come dice zia Vittoria a Giovanna:
“L’amore è opaco come i vetri delle finestre dei cessi”
Zia Vittoria
Una trasposizione di questa serie che forse, proprio nelle differenze con il romanzo, trova una nuova unicità mostrando che non esiste mai solo una storia da raccontare ma tante bugie e verità da affrontare.