Il primo libro uscì nel 1988, il quinto nel 2013. La Saga dei Cazalet di Jane Elizabeth Howard, in Italia pubblicata da Fazi Editore, è una serie con caratteristiche molto specifiche. E distanti da quelle che spesso vengono considerate le regole della narrativa contemporanea.
Un narratore onnisciente che descrive tanto, tantissimo
Nei gruppi di lettura, nelle librerie, nelle biblioteche, La Saga dei Cazalet è un titolo che capita spesso di sentir nominare. È costituita da cinque corposi romanzi che narrano le vicende di una numerosa famiglia inglese: tre fratelli più una sorella, con un ricco contorno di coniugi, prole, servitù, amici, amanti eccetera. La saga si dipana fra i tardi anni Trenta e gli anni Cinquanta ed è un successo commerciale considerevole, eppure è lontana dai canoni oggi tipici di tanti romanzi.
Un primo elemento “vecchio stile” è la presenza di un narratore onnisciente che conosce davvero ogni minima emozione e ogni minimo segreto dei suoi personaggi. Per esempio:
Jessica fece egregiamente la sua parte adottando l’atteggiamento pacato e vagamente religioso che ci si aspettava da lei e che mandava su tutte le furie sia Christopher che Nora: il primo perché aborriva ogni sorta d’impostura, la seconda perché trovava blasfemo fingere al cospetto di Dio.
Jane Elizabeth Howard, “La Saga dei Cazalet” vol. 1: “Gli anni della leggerezza”
Un altro elemento che differenzia lo stile di Jane Elizabeth Howard da quello che la narrativa attuale in teoria preferisce, è la presenza di tante e lunghe descrizioni: dai paesaggi della campagna inglese agli interni delle abitazioni, dai capi d’abbigliamento alle vivande messe in tavola. Con elenchi talvolta interminabili, in cui l’autrice sembra indulgere quasi per sfoggio di erudizione.
La Saga dei Cazalet, una narrazione a passo lento
Anche la lentezza è caratteristica della saga, sia per il tempo trascorso tra la pubblicazione dei volumi (in media un paio d’anni buoni, oltre ai diciotto anni fra quarto e quinto volume), sia per il ritmo narrativo di ogni singola storia. Ci sono ampie parti di narrato in cui succede ben poco; e quando si pensa che possa capitare qualcosa di significativo, il momento viene allontanato. Un esempio, senza troppi spoiler: a pagina 28 del primo volume veniamo a sapere che Personaggio X si comporta in modo sleale nei confronti di Personaggio Y; a pagina 395 sembra che questa slealtà stia per essere rivelata… invece no: Personaggio Y non se ne rende conto. E la faccenda prosegue irrisolta per altro tempo.
Insomma La Saga dei Cazalet è quanto di più distante dalle presunte “regole di scrittura” che in tanti tendono a insegnare. Eppure la storia è trascinante, sebbene in tanti passaggi sembra che non accada quasi nulla, e le vite dei personaggi si dipanano nei loro momenti più significativi ma anche in quelli più ripetitivi e banali. Forse perché questi ultimi ricordano in fondo le nostre vite: trascorriamo la maggior parte del tempo in attività fin troppo normali, scandite da alcuni eventi davvero importanti.
Un ultimo pensiero: se prima o poi qualcuno vorrà trarre una serie tv dalla Saga dei Cazalet, dovrà solo intensificare il ritmo narrativo e dosare il numero di puntate. Personaggi, intrecci e contesto storico sono già serviti su un piatto d’argento.