Pubblicato nella collana Vele della casa editrice Einaudi, il saggio breve La matematica è politica di Chiara Valerio è stato apprezzato da molti lettori. Vediamone alcune possibili ragioni.
Il fascino della matematica
Chiara Valerio ha un background scientifico e ha scritto diversi romanzi per Einaudi. Lei stessa racconta, in un’intervista a Math is in the air, come è nato La matematica è politica.
Dopo “Storia umana della Matematica”, Ernesto Franco, direttore editoriale di Einaudi, mi aveva chiesto di pensare a un altro romanzo che avesse la matematica come protagonista. Era il settembre del 2016. Io sentivo di aver detto ciò che avevo da dire e soprattutto avevo in testa l’idea embrionale di quello che sarebbe poi diventato “Il cuore non si vede”. Così, riflettendoci gli ho detto che forse una cosa piccola piccola su matematica e democrazia avevo da scriverla.
Chiara Valerio, da un’intervista a Math is in the air
Il saggio si occupa della matematica come disciplina il cui valore va oltre la visione tradizionale che molti ne hanno, quella di una materia fredda e schematica, aliena ai cambiamenti. La matematica è politica di Chiara Valerio ne esalta invece il fascino e gli aspetti meno rigidi, quelli che hanno a che fare con la costruzione di una mentalità adatta alla discussione, alla ricerca, al miglioramento. Come (dovrebbe essere) la politica.
Un approccio a effetto
Restituire umanità a una disciplina teorica spesso mal digerita da generazioni di studenti e lavoratori è un’operazione meritevole. Tuttavia, alcuni passaggi di La matematica è politica di Chiara Valerio sembrano andare verso una narrazione troppo enfatica e memorialistica. Ad esempio: «Non ci sono filosofie e religioni altrettanto efficaci, non ci sono passeggiate nella natura che possano reggere il confronto del tempo e del silenzio che regala lo svolgimento di un esercizio di matematica.» Cosa di cui è legittimo dubitare, se non altro in termini così assoluti.
È vero che la matematica è politica? Sì, come minimo ha una valenza politica. Il pensiero scientifico in generale ce l’ha, perché esistono argomenti “di politica” che è impossibile esaminare senza fare ricorso ai numeri e alla capacità di gestirli e interpretarli. Ad esempio il cambiamento climatico, la fiscalità, anche i banali sondaggi. E di sicuro studiare matematica aiuta a sviluppare una forma mentis volta al confronto e alla condivisione. Ma, in questo pamphlet, l’autrice talvolta tende a sacrificare il rigore del discorso sull’altare della frase a effetto. O di una magia insita nella matematica stessa. Ci permettiamo di sospettare che parte del successo del libro arrivi da qui. Tanti lettori subiscono il fascino dell’impalpabile, e troppo spesso rimandano a data da destinarsi l’approccio alla concretezza.