Marzo, mese ricco di eventi, ha un giorno dedicato a un tema che attraversa la storia dell’umanità in modo trasversale: la discriminazione razziale. Oggi ricorre la Giornata Internazionale dedicata, legata a un evento storico da ricordare.
Il massacro di Sharpeville
Il 21 marzo 1960, nella township del Gauteng meridionale, in Sudafrica, si svolse una manifestazione pacifica contro le leggi dell’Apartheid. La polizia, intervenuta sul posto, aprì il fuoco sulla folla, uccidendo 69 persone.
L’evento, noto come il massacro di Sharpeville, fu da quel momento oggetto di commemorazione a cadenza annuale. La manifestazione avvenne negli anni di attivismo di Nelson Mandela, figura chiave nella lotta all’Apartheid, incarcerato per 27 anni fino al 1990.
Le risoluzioni Onu
La Risoluzione 34/24 del 1979, emanata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ha portato la discriminazione razziale sui tavoli decisionali, elaborando un articolato programma volto a combattere il fenomeno.
Da lì, lo smantellamento dell’Apartheid e l’abolizione delle leggi razziali in Sudafrica. Nel 1996, attraverso la risoluzione 2142, è stata proclamata la Giornata Internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale.
Fa’ la cosa giusta, contro la discriminazione razziale
Nella lotta alla discriminazione razziale l’arte, la cultura e lo spettacolo hanno avuto un ruolo fondamentale. Opere magistrali hanno toccato il tema. Se West Side Story del 1961, diretto da Jerome Robbins e Robert Wise (seguito dalla versione del 2021 di Steven Spielberg) ha toccato il tema proponendo una rivisitazione di Giulietta e Romeo in chiave multietnica, con le relative criticità,
Fa’ la cosa giusta di Spike Lee ci porta nel cuore dell’argomento alla fine degli anni Ottanta, con la colonna sonora dei Public Enemy, tra le band più politicizzate e iconiche della storia del Rap. Ma si cita il controverso An America History X diretto da Tony Kaye e, a proposito di Nelson Mandela, anche Invictus, con la straordinaria regia di Clint Eastwood.
Musica pop e rap
Gli anni Ottanta hanno prodotto brani che hanno lasciato il segno. Artists United Against Apartheid hanno inciso Sun City. Tracy Chapman, cantautrice che si è distinta per la sua immagine sobria, lontana dai fasti degli anni Ottanta, ma soprattutto per un’attività musicale eccellente, nei suoi brani richiama ai valori dell’inclusione, attingendo alle sue radici afro-americane.
Si torna a parlare di Apartheid con Gimme Hope Jo’Anna di Eddy Grant, un brano apparentemente scanzonato per sonorità ma dal testo significativo. Un discorso a parte merita il Rap, genere in cui il tema razziale è stato trattato in modo sfaccettato, spesso a titolo di rivendicazione di diritti ma soprattutto di radici che sono motivi di orgoglio per la popolazione di riferimento.
White lines di Grandmaster Flash, pur parlando di droga, rappresenta un brano importante, che sdogana il genere musicale, aprendo alle questioni degli afro-americani e dunque a quella della discriminazione razziale, fino al recente Black Lives Matter.
Libri contro la discriminazione razziale
Nella Giornata Internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, si cita un libro, tra quelli del filone d’impegno, significativo e ancora attuale. Il razzismo spiegato a mia figlia di Tahar Ben Jelloun, uscito nel 1998, ha rappresentato un caso editoriale positivo che ha acceso i riflettori sul tema. Attraverso un dialogo generazionale, il razzismo viene analizzato senza pregiudizi e definito in rapporto alla natura umana, nell’ottica della comprensione.
Ma anche il Lungo cammino verso la libertà, il libro autobiografico di Nelson Mandela, apre alla storia e alla riflessione. Accanto, le biografie di Martin Luther King e di Malcom X, attivisti che, con approcci diversi, hanno lottato per la libertà di un popolo, lasciando preziosi insegnamenti universali.
Insegnano che la vera prigione è dentro le persone, il costrutto creato dai pregiudizi, dalla paura del diverso. E da questa prigione, tutti possono uscire.