La felicità del lupo libro conferma la conoscenza e l’amore di Paolo Cognetti per la montagna e per la letteratura. Dopo Le otto montagne e Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya, è il terzo libro edito da Einaudi che l’autore milanese dedica a questo tema.
La montagna come rifugio
Nelle pagine de La felicità del lupo libro, c’è un protagonista ma intorno a lui si muove un piccolo cosmo di altri personaggi, per certi versi protagonisti quanto lui. Per esempio il lupo menzionato nel titolo, che in realtà nel romanzo è nominato poco, però lascia tracce della sua presenza. Oppure uomini e donne che talvolta arrivano in montagna per rifugiarsi in un ambiente pulito, ma in realtà non sanno se questa fuga dalla vita precedente li soddisferà o meno. Se troveranno quello che cercano oppure no, se in realtà lo sanno, quello che cercano. Nel loro spingersi in una terra sconosciuta, che non ha remore a mostrarsi anche nei suoi lati più pericolosi e primitivi, devono fare i conti con altri che hanno fatto la stessa scelta tempo prima. E con altri ancora, che invece la montagna la vivono da generazioni.
Il lupo ci insegna qualcosa sull’idea dello straniero, qualcuno che arriva laddove l’istinto direbbe che è casa tua. Ma forse era casa sua prima che tua, anzi, forse è casa di entrambi e bisogna starci in pace.
Paolo Cognetti, in un’intervista a La Repubblica

Echi letterari in La felicità del lupo libro
Cognetti è un profondo conoscitore della letteratura contemporanea, verso la quale riconosce il suo debito. La felicità del lupo contiene rimandi e riferimenti ad autori e autrici come Karen Blixen, Ernest Hemingway, Mario Rigoni Stern e Jack London, ma anche a un artista figurativo come Hokusai. E le scene sui taglialegna potrebbero ricordare Il taglio del bosco di Cassola. Nel dialogo e nello scambio fra i personaggi, la cultura sembra passare di mano in mano, diffondersi in modo spontaneo e per nulla cattedratico. Riprendendosi il suo vero ruolo, che non è uno sfoggio di erudizione ma un affratellamento, una comunione umana di emozioni e di vissuto.
Ci sono tanti racconti di sci di Mario Rigoni Stern, lui amava molto girare per boschi d’inverno e le forme dolci del suo Altipiano invitavano a farlo, uno in particolare si intitola “L’altra mattina sugli sci con Primo Levi”: è un incontro immaginario, Primo era morto da anni e un grande rimpianto di Mario era quello di non essere mai andati in montagna insieme, benché se lo fossero promessi tante volte. Dunque è una passeggiata sugli sci tra due vecchi amici, uno in carne e ossa, l’altro in spirito, e io mi sogno di seguirli da lontano, che sulla neve è un riconoscere la traccia e andarle dietro.
Paolo Cognetti, dal suo blog “Capitano mio Capitano”
