Opera prima di un giovane scrittore, racconta una storia vissuta nelle sale d’attesa in ospedale
Il libro autobiografico di Jonathan Bazzi, pubblicato da Fandango Libri e finalista al Premio Strega 2020, racconta il suo pellegrinaggio fra ambulatori, consulenti di medicina alternativa e infine ospedali per trovare la causa di una febbre persistente che non lo abbandona mai. È costretto ad abbandonare il lavoro e con il passare dei mesi finisce per rimanere sempre chiuso in casa, vittima di una stanchezza che non lascia tregua. Progressivamente la sua vita subisce variazioni sempre più pesanti, mano a mano che il suo fisico cede alla spossatezza e alla prostrazione. Una diagnosi difficile da accettare arriverà portando il sollievo di un percorso terapeutico impegnativo ma sicuro, che Jonathan affronterà con coraggio.
Nel racconto si intrecciano le recriminazioni contro una famiglia alla deriva: genitori separati e assenti per il figlio, nonni che cercano di sopperire alla mancanza. Le scuole superiori coincidono con il primo scontro impegnativo con la società, gli approcci stentati con l’amore e il sesso a cui fa seguito la voglia di fuggire da una periferia che fagocita e non può comprendere. La conquista di un amore stabile dopo molte – troppe – storie sbagliate rende tutto un po’ più sopportabile.
Febbre è un libro scritto con la freschezza e la complessità che solo un diario può avere. Il racconto in prima persona ci avvicina al protagonista, rendendolo un amico per il quale riusciamo a provare pena, preoccupazione, sollievo e tenerezza. A fianco del protagonista possiamo arrivare a concedere al padre una comprensione senza perdono e alla madre una riappacificazione senza assoluzione.
Il fatto che Jonathan Bazzi sia gay e la sua malattia sia l’aids, hanno sicuramente risvegliato la curiosità morbosa di molti, facendo passare in secondo piano la struttura narrativa originale e lo stile innovativo della sua scrittura. Attendiamo un suo nuovo libro nella speranza che abbia ancora qualcosa da raccontarci.