L’eterno dilemma dell’esistenza o meno dell’anima gemella al centro della serie tv in otto puntate con protagonista la gelida Hannah Ware
L’anima gemella. L’altra metà della mela. L’amore assoluto della propria vita. Sono tante le definizioni che sono state date all’alchimia più forte che si può creare tra due persone. In La coppia quasi perfetta, serie tv tratta dal romanzo The One di John Marrs, la questione è ridotta a un fatto puramente scientifico: è tramite il proprio DNA che ciascuno può risalire alla persona di cui è geneticamente assodato si possa innamorare.
Una questione di abbinamenti
L’intuizione nasce da due scienziati e amici, Rebecca Web (interpretata da Hannah Ware) e James (Dimitri Leonidas). I due, partendo dall’analisi di alcuni comportamenti tenuti dalle formiche, intuiscono l’esistenza di parametri universali in grado di determinare degli abbinamenti perfetti. È così che davanti a loro si dipana l’opportunità della vita, permettere a milioni di persone di incontrare – senza margine d’errore – la propria anima gemella.
Ma la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni e Rebecca Web la percorre come se fosse Dio in terra, interferendo nelle vite sia di chi è alla ricerca dell’amore, sia di chi è già in coppia. Basta un capello per inserire il proprio DNA e confrontarlo con tutti gli altri presenti nel database. Il gioco è tanto semplice quanto pericoloso. L’interrogativo creato dal dubbio è dilaniante: chi è in coppia comincia a chiedersi se la persona con cui intrattiene la relazione sentimentale sia davvero l’anima gemella o un suo surrogato; chi è single invece si precipita a fare il test per scoprire dove si nasconde l’Amore.
Dai buoni propositi alla discesa negli inferi dell’amoralità
Abbagliata dalla possibilità di successo e potere, Rebecca Web si butta a capofitto nell’ambizioso progetto, passando sopra a tutto ciò che ne ostacola la riuscita: amicizia, lealtà, etica, correttezza, legalità. Attorno a lei comincia a crearsi un vuoto che il denaro e il prestigio non riescono più a colmare: Rebecca ricorda il protagonista de Il ritratto di Dorian Gray: perfetto esteticamente ma corrotto all’interno.
Una storia che tratta le possibili conseguenze dell’avanzamento tecnologico e della manipolazione genetica, già trattate in serie cult come Black Mirror e presenti in Osmosis, serie francese futurista incentrata sulla ricerca del partner perfetto.
È interessante notare che entrambe le serie hanno come protagoniste donne simili: Esther Vanhove(intepretata da Agathe Bonitzer) – eroina e scienziata di Osmosis – e Rebecca Web sono rappresentate come figure androgine con forti difficoltà a relazionarsi con il prossimo.
Il titolo svela l’inconsistenza di un’ambizione che va oltre i limiti dell’umana natura. La coppia creata – o già esistente – è infatti sempre quasi perfetta, per milioni di motivi svelati nelle otto puntate.
Una serie da vedere se si ha voglia di misurarsi con la vastità dei possibili scenari offerti dalla Scienza, e per riflettere su quanto l’imperfezione, in alcuni settori, è indice di autenticità.