Julius Robert Oppenheimer è considerato il padre della bomba atomica. La sua figura storica si snoda tra genialità e rimpianto, e il 28 agosto 2023 uscirà nelle sale italiane il film a lui dedicato per la regia di Christopher Nolan.
Vale allora la pena dare uno sguardo più approfondito al fisico statunitense che diede al mondo il potere di distruggere se stesso.

Oppenheimer, quando il progresso mina la morale
Oppenheimer ha vissuto un intenso dramma morale, dramma che l’ha portato poi a essere allontanato persino dal suo campo d’azione dalle stesse persone per cui ha lavorato.
Andando con ordine: era il 1942 quando Oppenheimer ricevette l’incarico di dirigere una equipe di scienziati in ambito nucleare, nell’ambito del Progetto Manhattan, per lo sviluppo e la creazione delle prime bombe atomiche.
Quello del nucleare non era un campo nuovo per Oppenheimer e, d’altro canto, quando si ha fame di scienza è poi difficile capire quando smettere. La sveglia, in questo senso, è brutale e arriva con il lancio della bomba atomica a Hiroshima e Nagasaki.
La celebre frase di Oppenheimer: i fisici hanno conosciuto il peccato
La differenza tra Oppenheimer e molti studiosi all’interno dell’ambito nucleare, ma soprattutto la differenza tra Oppenheimer e il governo degli Stati Uniti d’America del Dopoguerra, sta proprio nella potenza del rimorso, qualcosa capace di offuscare anche la smania di progresso.
Quando gli Stati Uniti chiedono al padre della bomba atomica di sviluppare anche la bomba a idrogeno, la risposta di Oppenheimer è no. Limpido, dettato da una coscienza che si sente responsabile di vite umane e che vuole mettere un freno all’abilità dell’uomo di sterminare la propria stessa razza.
La specie di ostracismo che colpì Oppenheimer negli anni Cinquanta lo vide escluso da ogni file contenente segreti relativi all’atomica. Inoltre, nel pieno della Guerra Fredda, Oppenheimer venne coinvolto in un’inchiesta severissima proprio riguardo a possibili simpatie comuniste che il fisico avrebbe o meno potuto manifestare in passato.
La riabilitazione, la biografia, l’Oppenheimer di Nolan
Si può davvero chiamare riabilitazione, quella di Oppenheimer? Certo, quella che gli stessi Stati Uniti diedero al suo nome nel 1963 con il conferimento del premio Enrico Fermi, quella è una sorta di riabilitazione… o di scuse, chi potrebbe dirlo. Certo è che in sua memoria ci sono anche un cratere lunare e un asteroide.
Ha senso però, dire che Oppenheimer è stato riabilitato? O forse ha più senso dire che il mondo ha riconosciuto la purezza del suo dilemma morale? In questo senso, allora, sarebbe più corretto dire che il mondo ha trovato nei confronti del fisico una sua riabilitazione.
Questa storia è più che mai interessante ed è quella su cui si è soffermato Christopher Nolan nel suo ultimo film dedicato proprio a Oppenheimer. Il regista si è ispirato al libro di Kai Bird e Martin J. Sherwyn American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer. Nel trailer è evidente tutta la fame e la genialità di uno scienziato animato dalla voglia di far cessare una guerra e di progredire nella ricerca. Successivamente, però, lo sguardo vuoto di Cillian Murphy, interprete di Oppenheimer, tradisce tutta la consapevolezza di un madornale errore.
Non bisogna fare altro che attendere la fine di agosto per poter godere di questo nuovo interessantissimo progetto.