Non è semplice parlare di un thriller senza cadere nell’inciampo dello spoiler. Che cosa si può dire di Io sono l’abisso e dei messaggi che questo libro ci invia mediante la sua trama e i suoi personaggi?
La catena del Male
In tanti romanzi thriller e noir, nei quali troviamo una certa dose di “malvagità”, gli autori interrogano se stessi e il lettore sull’origine di quella malvagità. A volte, sull’origine del Male in senso assoluto. Da dove viene (per esempio) l’assassino? Cosa lo ha trasformato in quello che è oggi? Qual è stata la sorgente della sua perversione, l’evento imperscrutabile che ha causato effetti spaventosi? Meno frequente è che ci si interroghi, invece che su come prima è stato generato il Male, su cosa poi quello stesso Male vada a generare. Il serial killer, o il rapitore psicopatico, o il mostro omicida, creano solo morte, terrore e tragedia? O le propaggini che certi personaggi si portano dietro sono più numerose e più sottili? Vanno oltre le vittime degli omicidi? Oltre i pericoli corsi dagli investigatori? Oltre gli articoli di cronaca?
Quello che Carrisi sembra suggerire in Io sono l’abisso è proprio che il Male si dirami anche in modi silenziosi e imprevedibili, creando catene che collegano personaggi e situazioni lontani dalla violenza evidente. C’è una sorta di collegamento materno fra certe forme di deviazione e certe altre, e infatti la maternità è un tema ricorrente nel romanzo.
Invisibilità e solitudine
Si tratta comunque di una maternità negata, o segreta, o in apparenza distante dalle vicende principali del romanzo. A volte spezzata, a volte insperabilmente ricostruita. E dove questo filo materno viene reciso, anche il legame con il resto del mondo spesso ne risente: si diventa orfani delle proprie origini, del significato della propria esistenza. Si viene dimenticati. Torna alla memoria un’affermazione di Carrisi riguardo all’impossibilità di essere dimenticati sul web:
L’oblio poi ora è impossibile. Anche se tu spegni internet, internet si ricorda di te. Ci sarà qualcuno che parla di te perché qualcuno posterà a tua insaputa una tua foto. Ma basta andare per strada: in quante foto di sconosciuti saremo finiti? Non esiste più il diritto all’oblio da quando esiste la rete, o quantomeno non esiste a oggi una tecnologia in grado di garantircelo.
Donato Carrisi, da un’intervista a Luz
Invece, pur essendo il romanzo ambientato ai giorni nostri, una caratteristica importante di un personaggio importante di Io sono l’abisso è l’invisibilità, che in parte è appunto collegata all’oblio e alla solitudine. Quando nessuno ti vede più, quando nessuno ti ricorda più, forse lì arriva il momento in cui ogni speranze decade e il tuo destino è segnato. Come il destino di chi incrocerà la tua strada.