La narrativa romance è un universo sconfinato. Di recente, sono tanti gli autori e le autrici che si sono cimentati nel raccontare storie di amori forti, passionali e declinati in un contesto sociale a noi vicino. Romanzi di un certo spessore che hanno lasciato il segno. Come i libri di Diana D.P. Di origini italiane, ha debuttato nel panorama letterario nel corso del 2019 con “Ancora Noi“. Il romanzo edito da Triskell Edizioni è il primo volume delle serie Time. A cui hanno fatto seguito “Fino ad arrivare a te” e “Confini“. Per voi abbiamo scambiato quattro chiacchiere con l’autrice. Nell’intervista che ha concesso a Other Souls ha raccontato il suo punto di vista sulla narrativa romance e non solo…

Chi c’è dietro la penna di Diana D.P.? Raccontaci un po’ di te
Diana è il mio pseudonimo. In realtà mi chiamo Donatella e ho scelto di pubblicare come Diana perché era il nome che avrebbe voluto darmi mia madre, la persona più importante della mia vita e che ho perso da molto tempo, purtroppo. Per una serie di assurdi motivi, i miei genitori optarono per un altro nome. Vivo, per ora, nel paese in cui sono nata che si chiama Sezze e si trova in provincia di Latina. Lavoro per il Servizio Sanitario Nazionale, ma la mia esistenza è piena di passioni e spesso fatico a stare dietro a tutte. Sono sposata e ammetto che è anche merito di mio marito se ho provato a scrivere qualcosa. Ha sempre supportato questa mia passione e con lui condivido veramente ogni cosa.
Diana, una scrittrice di romanzi d’amore. Come mai hai deciso di “raccontare” tutte le sfumature del romance?
Non è stata una scelta ragionata. La prima volta che ho scritto un romanzo la storia che mi è venuta in mente riguardava due uomini. Sono una lettrice onnivora, leggo qualunque genere, quindi non venivo da una esclusiva passione per il romance mm. Ho avuto la fortuna di crescere in una famiglia in cui i valori dell’inclusione e della diversità mi sono stati inculcati fin da piccolissima. Mia madre sosteneva che ciò che la società riteneva “diverso” era una “normalità” che si faticava a comprendere. Lo diceva in modo naturale, quindi non ho mai pensato che l’amore omosessuale fosse qualcosa di diverso da ciò che è, ovvero amore.

Le tue storie sono intense, romantiche e molto attuali. Ti sei ispirata a qualcosa di particolare?
Vengo dal mondo della fan fiction – come moltissime persone che scrivono – e le prime storie che ho raccontato erano ispirate a un fandom. In realtà, nei miei romanzi non c’è niente di quel fandom, ma credo che le fan fiction siano importanti scuole di scrittura e a volte raggiungono livelli di qualità molto alta. Per quanto riguarda le storie che scrivo oggi, l’ispirazione spesso viene fuori da un luogo che visito. Nei miei romanzi ho raccontato molto dell’Irlanda perché ci sono stata tante volte e mi è venuto spontaneo ambientare le storie in posti che conoscevo bene. Ho tratto ispirazione dalle cose che mi hanno colpito di più nei miei viaggi.
Nel mio primo libro ho raccontato anche di Roma, una città che amo molto, nella quale ho vissuto per cinque splendidi anni. Credo che siano i luoghi a ispirare le mie storie. Per la serie Time, l’ispirazione me l’ha data anche il tempo. Sono ossessionata dal tempo, dalla memoria e dalle scelte fin da quando ero molto piccola. È il leitmotiv di tutti i romanzi della serie: tempo trascorso separati a causa di una scelta irrazionale; tempo per maturare e cominciare nuovi percorsi di vita; tempo per l’espiazione dei propri errori; tempo per far guarire le ferite; tempo per accettare che la vita adulta può essere felice anche se separata dalla famiglia biologica.
Tra i tuoi libri, Diana, c’è un romanzo a cui sei legata di più rispetto a un altro?
Naturalmente amo tutti i miei libri, ma ho un debole per “Confini”, probabilmente il meno letto fra quelli che ho scritto, ma senz’altro quello nel quale ho raccontato qualcosa alla quale tengo personalmente: i confini interni dell’Irlanda. Adam è un personaggio particolare, una specie di antieroe, forse un personaggio maschile non molto tipico in un romance. Ovviamente sono molto legata anche al primo, “Ancora noi”: non solo ho amato scrivere di Stefano e Daniele, ma quel libro mi ha insegnato moltissimo e non ringrazierò mai abbastanza la Triskell per avermi dato l’opportunità di entrare a far parte di un mondo in cui ho imparato ogni giorno qualcosa e che mi ha concesso l’occasione di conoscere persone straordinarie, con le quali è nata una splendida amicizia e, talvolta, anche una collaborazione.

Secondo il tuo punto di vista, cosa non deve mai mancare in un romance?
A parte il lieto fine, la coerenza e la credibilità. Proprio ieri leggevo un interessante articolo, proposto dalla mia casa editrice, in cui Barbara Cinelli dava consigli molto utili su cosa non deve mancare in un protagonista. La credibilità era fra i punti citati e non potrei essere più d’accordo. Spesso mi capita di leggere storie in cui i personaggi fanno evoluzioni rocambolesche e cambiano completamente carattere da un capitolo all’altro o si muovono in contesti che con la realtà hanno poco a che vedere. Nel romance, in particolar modo nel romance contemporaneo, queste dinamiche mi infastidiscono un po’. L’evoluzione di un personaggio è molto importante, ma deve restare coerente con la caratterizzazione iniziale, altrimenti perde di spessore, a parer mio. E deve evolvere in un contesto che sia credibile, che sia anch’esso coerente alla storia.
Di recente hai pubblicato la tua prima novella di Natale. Parlaci un po’ del tuo ultimo lavoro.
Si tratta di “Compromessi”, un romanzo breve che parla del Natale e delle seconde occasioni. È stata la mia prima pubblicazione in self e, anche in questo caso, ho imparato parecchio. Pubblicare con casa editrice ti permette di concentrarti solo sulla storia. La casa editrice si occupa dell’editing, del quality control, della cover, ti consiglia come muoverti per pubblicizzarti, invia sinossi e copie ARC ai blog per le recensioni, insomma ti toglie molto lavoro. La pubblicazione in self, invece, è tutta sulle tue spalle. Non sono sicura che avrei avuto la forza di farlo da sola, quindi sono molto contenta di aver potuto lavorare con un’altra autrice Triskell, Autumn Saper. È un’amica, prima ancora che una collega, e ci è venuta voglia di raccontare qualcosa per Natale. Infatti insieme a “Compromessi” è uscito anche “Ritrovarsi a Natale”, scritto da lei.

Abbiamo raccontato due storie che in comune avevano solo il Natale e le seconde occasioni e le abbiamo pensate come una dilogia, col nome “Second Chances at Christmas”. Siamo felici del risultato, perché le nostre storie sono state lette da molte più persone del previsto ed è stata un’ottima occasione per imparare come si formatta un testo, come si interagisce con i blog – che sono stati tanti e molto disponibili con noi – come si pubblicizza un romanzo, come si sceglie la cover che fa per noi. Abbiamo accettato i consigli e le critiche di tutti e ne abbiamo fatto tesoro. Penso che sperimentare nuove strade sia importante in qualunque settore lavorativo e, sebbene ne fossi già consapevole, ho imparato meglio che la pubblicazione in self è più difficile di quello che molti pensano, soprattutto se si vuole creare un prodotto che sia il più possibile di buona qualità: è qualcosa che si deve alle persone che sceglieranno di leggere il tuo romanzo.
Progetti per il futuro?
Tanti. Per ora posso dire che a febbraio uscirà il quarto volume della serie Time, edito come sempre da Triskell Edizioni. Sempre quest’anno uscirà anche l’ultimo volume della serie, non sono ancora sicura sul mese di pubblicazione, ma la Casa Editrice me lo comunicherà a tempo debito. Ho due storie pronte e sto decidendo cosa farne, inoltre sto scrivendo un paio di racconti. In primavera forse cambierà qualcosa nella mia vita personale, ma sono ancora progetti incerti, dai confini non proprio definiti. Senz’altro continuerò a scrivere e a leggere, però.