Le librerie, nei mesi scorsi, hanno svolto un’importante funzione di faro culturale, ottenendo il riconoscimento di un ruolo sociale che i librai aspettavano da anni
Libraio di seconda generazione, Aldo Addis gestisce a Sassari la libreria internazionale Koinè, fondata nel 1974. Consigliere nazionale dell’Associazione Librai Italiani con delega alla formazione, dirige la Scuola Librai Italiani ed è membro dell’associazione Forum del Libro. Fondatore e Presidente di Lìberos, l’associazione dei lettori sardi che organizza diversi eventi letterari itineranti. Gli abbiamo chiesto di parlarci di questo particolare periodo di restrizioni che ha, inevitabilmente, avuto ripercussioni sul mondo della cultura.
Aldo, tu dirigi la Scuola Librai Italiani. Le librerie sono state considerate, in questo periodo di pandemia, attività essenziali, e sono rimaste aperte anche nei giorni in cui le misure erano più restrittive. Quali sono le conseguenze che la pandemia ha avuto sul mondo dei libri, secondo te?
In un primo momento, all’inizio del lockdown, sembrava ineluttabile che il commercio online dei libri avrebbe definitivamente sostituito quello fisico in libreria. Infatti ai negozi chiusi aveva fatto seguito il ricorso massiccio da parte dei lettori all’e-commerce. Ma quasi subito i librai si sono attrezzati per le consegne a domicilio, attivando tutti i canali possibili (social, mail, whatsapp) per ricevere gli ordini da parte dei lettori. È stato un elemento determinante: moltissimi hanno preferito mantenere un rapporto con la libreria di prossimità, apprezzando lo sforzo dei librai di raggiungere i propri clienti nelle loro abitazioni, e alla nostra riapertura in tanti hanno voluto “ricambiare la visita” recandosi in loco per i propri acquisti.
È accertato che il periodo di lockdown ha anche segnato una ripresa della lettura da parte di molti, cosa che ha generato un virtuoso aumento delle vendite in libreria, arrivando a pareggiare di fatto il fatturato dell’anno prima, nonostante le chiusure e i problemi legati al Covid.

Quali sono le iniziative più interessanti proposte dai librai per tenere vivo il rapporto con i lettori? A maggio voi della Koinè avete proposto di scrivere un pensiero dedicato alla riapertura delle librerie. C’è qualcosa che è stato scritto che ti ha particolarmente colpito?
I librai hanno mantenuto un filo diretto con i propri lettori, sia con un’attività sui social di consiglio e di proposta, sia con le consegne a domicilio, molto apprezzate da tutti. Noi abbiamo registrato un grande sentimento di solidarietà e riconoscenza per il lavoro svolto e i messaggi che ci sono arrivati, numerosissimi, erano sopratutto di incoraggiamento e di partecipazione di una comunità che non vuole arrendersi alla tirannia del commercio elettronico e alla sostituzione delle persone con degli algoritmi.

Le librerie sono tra i pochi presidi culturali ad essere rimasti aperti, quasi ininterrottamente, durante tutto il periodo delle restrizioni, costituendo, di fatto, un punto di riferimento. Vi siete sentiti investiti di una responsabilità sociale, come divulgatori di cultura? E, se sì, come avete fronteggiato tale responsabilità?
Da trent’anni i librai chiedevano il riconoscimento del ruolo sociale della libreria, e del libro come bene essenziale per il bene sociale ed economico dei cittadini. Questa attestazione è arrivata col Dpcm di Pasqua, che, riconoscendo il libro come bene essenziale, di fatto ha anticipato l’apertura delle librerie rispetto alle altre attività commerciali.
Qualche libraio non ha colto l’importanza di questo decreto, e ha ritenuto sbagliato farci riaprire anzitempo. Io credo che invece sia un riconoscimento da cui dipenderanno tante altre misure e azioni di sostegno al mondo del libro, alcune delle quali già sono state attivate (i fondi straordinari per le biblioteche da spendere nelle librerie del territorio, la legge sul libro che di fatto mette regole sugli sconti e sancisce la fine della giungla delle promozioni editoriali, la tax credit che ci aiuta a sopportare i costi degli affitti e dei dipendenti e altre ancora).
E dello stesso parere mi è sembrata la stragrande maggioranza dei lettori, che con i loro acquisti dagli scaffali hanno di fatto confermato quel ruolo sociale di promozione della cultura che le librerie svolgono quotidianamente.