Maggie S. Lorelli è una scrittrice complessa, dai mille volti. Nei suoi romanzi finiscono sensazioni, osservazioni, paure e speranze. Finiscono anche, sotto forma di parole, ispirazioni dovute alle sue molteplici attività. Musicista, insegnante, giornalista, appassionata di arte al femminile e di psicologia, studentessa in continuo divenire.
Maggie S. Lorelli è riuscita, con il suo ultimo romanzo The Human Show, edito da Castelvecchi, a ricostruire un mondo appartenente a un futuro prossimo, forse troppo. Un mondo dove gli esseri umani sono catalogati attraverso la loro attività social.
Sei pronto a perdere le sicurezze dovute alla carne, alle passioni più crude, ai piaceri materiali? A rinunciare alle emozioni e a trasformarti in piccolo, insignificante essere pilotato da forze maggiori?
The Human Show è un romanzo che si può leggere da più punti di vista.
È un’allegoria sociale ma anche una trasposizione contemporanea del Libro dei libri. La trama è ricca di riferimenti a un certo tipo di cinema – viene da pensare al capolavoro Matrix e alla Nabucodonosor, e ovviamente a The Truman Show – e al primo uomo descritto nella Genesi: Adamo. Molte sono state le forme d’ispirazione dell’autrice, che racconta:
«Le mie fonti di ispirazione sono molteplici e arrivano da diverse parti, o meglio, da diverse arti, di cui mi abbevero indistintamente. Senz’altro, riguardo al cinema, ho tratto importanti suggestioni dai capolavori da te evocati, a cui aggiungerei le atmosfere cupe e stranianti di Blade Runner.
Per quanto riguarda la letteratura, invece, ho tratto ispirazione da alcuni romanzi distopici del Novecento, in particolare da quelli scritti da Philip Dick e Ray Bradbury, ma soprattutto riconosco come più grande Maestro José Saramago.
Considero il mio The Human Show una grande allegoria sociale in cui gli umani, pur vivendo in una fase di metamorfosi che li trasforma in esseri sempre più virtuali, ossia impegnati in modalità di espressione e di comunicazione in cui sono costretti a lasciare indietro la sensorialità e l’emotività, rivelano tuttavia la loro vera natura di animali sociali, che non possono prescindere dal contatto ravvicinato con i propri simili, dagli abbracci, dall’amore in senso lato».
La critica di Maggie S. Lorelli al narcisismo social
Gli umani che scelgono di migrare su Nexus, la dimensione virtuale, dimostrano di saper rinunciare alle emozioni, in nome dell’appagamento dell’ego. «Certamente l’edonismo sfrenato è uno dei mali dell’epoca» racconta l’autrice. «Benché il narcisismo faccia parte della natura umana, in particolare nell’ultimo decennio questa caratteristica è stata enfatizzata dai social network, così che la maggior parte dei frequentatori dei social, in nome del consenso generalizzato e del numero delle visualizzazioni e dei like (che sono la droga contemporanea) sono disposti a dissimulare riguardo alla loro vera natura, indossando maschere più conformi al gusto comune».
Da qui l’adesione alle modalità comunicative prevalenti, anche quando si tratta di cimentarsi in balletti demenziali o di scimmiottare parole e pensieri altrui. Meglio fare i pappagalli; mostrarsi in maniera autentica, nella propria unicità, è decisamente fuori moda.
The Human Show: la paura di mostrare i propri pensieri
In The Human Show si delinea una città immaginaria, e terribile: il Cerchio, in cui gli abitanti hanno paura di uscire di casa, poiché in modalità ON i loro pensieri sono visibili, passibili di decodificazione. L’idea della messa a nudo dei pensieri era già stata trattata nel primo romanzo di Maggie S. Lorelli, Automi.
In un mondo in cui ogni pensiero è richiesto, postato, pubblicato, e dove ognuno sente quasi il bisogno di esprimere di continuo opinioni e stati d’animo, anche intimi, c’è da chiedersi se una paura del genere possa diventare così terribile.
«Il mio romanzo è frutto di ricerche che riguardano gli impianti neurali artificiali nel cervello umano allo scopo di leggere e decodificare i segnali inviati dai neuroni per capire come funziona la nostra mente, per poterne riprodurre i meccanismi. Mi sono spinta un po’ oltre, andando a violare quella che secondo me è una delle più grandi paure per l’uomo: veder carpiti i propri pensieri». Una riflessione profonda, quella di Maggie S. Lorelli, sul pensiero in quanto ultimo baluardo della libertà umana al posto di una parola che, forse, non ha mai assunto questo ruolo.
«Dici che ogni pensiero viene postato senza filtri, ma non sono sicura che sia così. Si esprimono solo pensieri omologati, superficiali, possibilmente copiati da altri: la preoccupazione non è quella di esprimersi nel proprio pensiero originale, ma quella di fare o dire qualsiasi cosa possa strappare una manciata in più di like. Così che il pensiero, che dovrebbe essere libero, diventa schiavo di quello che io definisco lo Psicopotere del consenso».
Una riflessione sugli influencer di oggi
Gli influencer, oggi, sono determinanti nella formazione dell’opinione pubblica. Molti si affidano a loro, per essere indirizzati all’acquisto di beni di consumo, per restare aggiornati sulle ultime mode ma non solo: anche per avere un’idea della società. Gli influencer sono diventati un’autorità e in qualche modo subentrano al ruolo che un tempo fu della stampa. Maggie è anche giornalista. Da giornalista e comunicatrice, esprime il suo pensiero sugli influencer e il modo in cui questi rappresentano una versione 3.0 del quarto potere.
«Crollate le autorità istituzionali e le ideologie di riferimento, gli influencer diventano i nuovi dei (nel libro prefiguro infatti un Olimpo di idoli che, vendendo sogni, condizionano i destini dell’umanità), spacciatori legalizzati di vite artefatte e stupefacenti» racconta. «Dall’altra parte c’è una massa enorme quanto inerme di persone che, insoddisfatte delle proprie vite (la frustrazione è l’altra faccia dell’edonismo), si abbeverano delle fiction che vengono loro propinate, immergendosi in realtà fatue, inconsistenti, finte pur di uscire dalla loro arida quotidianità».
Maggie S. Lorelli sostiene che «il potere fascinatorio che viene esercitato da questi nuovi dei è enorme proprio in virtù dei grandi numeri che riescono a catalizzare. Si tratta di un fenomeno planetario, che non conosce confini e che, di fatto, può contare su una platea maggiore persino delle grandi religioni monoteiste. Con un solo click».
The Human Show e i rischi del futuro
Il rischio più grande è la manipolazione mentale, sostiene l’autrice. «Milioni di persone che dedicano ore e ore delle loro giornate a guardare fissi attraverso un piccolo schermo piatto le vicende dei loro idoli di riferimento o, peggio, di persone qualsiasi che in rete danno sfogo a qualsiasi tipo di velleità edonistica, rappresentano un popolo di imbelli sempre meno inclini a esercitare il pensiero critico e, come tali, facilmente manipolabili dal potere, non solo politico ma anche, e soprattutto, finanziario». Maggie invita a non dimenticare, infatti, che questi nuovi mondi sono stati creati con esclusive finalità di profitto. E spesso non si offrono contenuti, idee, iniziative, proposte, spunti di riflessione, ma si tratta dell’apoteosi del nulla. Si punta a suscitare ammirazione, invidia, bassi istinti, al limite a strappare qualche risata, ma non certo ad alimentare il dibattito di cui ci sarebbe bisogno.
Mi preoccupo soprattutto per le nuove generazioni che spesso fruiscono tali contenuti con meno strumenti di discernimento rispetto agli adulti. I contenuti spazzatura, i falsi modelli, le fake images possono generare negli adolescenti ansia e frustrazione, con conseguenze gravi per il loro benessere psicologico.
Quali piani per il prossimo libro? Si auspica una trilogia della manipolazione?
L’autrice lo conferma. «Ho in mente alche altri progetti editoriali, uno che riguarda i miei studi musicologici, e un altro che ha a che fare, come hai detto, con la mia passione per la psicologia e, in particolare, le relazioni sentimentali, che continuano a essere per me un grande mistero che, tuttavia, cerco in continuazione di sondare. Nel frattempo vado avanti nella stesura di un terzo romanzo che spero, al pari dei precedenti, susciterà delle riflessioni sui mutamenti antropologici e sociali in atto. Almeno, questo è il mio scopo».
La realtà, ovviamente, è la prima fonte di ispirazione. «Non posso fare a meno di osservare la realtà e i miei simili, che non smettono mai di offrirmi interessanti spunti, e di fissare i miei pensieri su carta, naturalmente in un’ottica narrativa, in cui ha largo spazio anche la mia immaginazione e la mia particolare ottica di osservazione, che naturalmente è del tutto individuale».
2 commenti
Pingback: Red Room - The antisocial network - Othersouls.it - OtherSouls Magazine
Pingback: 3 libri dei buoni propositi per cominciare bene l'anno nuovo - Othersouls.it - OtherSouls Magazine