La Fiera del Libro di Cremona, nata agli inizi degli anni Settanta per far conoscere le ultime proposte letterarie, è ancora oggi un importante appuntamento culturale
L’edizione dello scorso anno della Fiera del Libro di Cremona, evento di cui sei curatore da diverso tempo, si è riconvertita in diversi eventi di presentazioni in streaming. Come è stata questa esperienza? C’è qualcosa di positivo che hai potuto estrapolare da questi incontri?
L’edizione della Fiera del Libro Autunnale di Cremona 2020 aveva il duplice scopo di dare continuità a una tradizione lontana e mantenere comunque in vita un rapporto di amicizia con scrittori che a suo tempo avevano valorizzato la rassegna. Undici appuntamenti con ventidue autori, diciotto dei quali cremonesi. Una novità per la città, tanti incontri così organizzati online non erano mai stati proposti. Ritengo sia stato raggiunto un ottimo risultato sia nella diretta, sia nelle visualizzazioni proposte successivamente sul sito Facebook della Fiera. Sono facilmente controllabili da tutti, e se consideriamo che alcuni autori hanno superato abbondantemente le mille visualizzazioni credo possiamo esserne fieri, anche in prospettiva di un ipotetico beneficio per tutto il mondo letterario.
Quando nasce l’idea di realizzare la Fiera del Libro nella tua città? In oltre cinquant’anni di storia, quali sono stati i cambiamenti più importanti?
La Fiera del Libro nasce agli inizi degli anni Settanta su proposta delle librerie indipendenti della città in sinergia con L’Amministrazione Comunale; infatti, oltre a trovare pubblicizzato l’evento con il programma delle date sul sito del Comune, le presentazioni si svolgono in una sala del Palazzo Comunale. In quel tempo non esistevano le catene di grande distribuzione come Mondadori o Feltrinelli: lo scopo era proporre alla gente che passava nel centro cittadino, punto strategico della città, le ultime proposte letterarie e anche vendere per poche lire giacenze di magazzino, magari con prime edizioni che oggi farebbero felici i collezionisti bibliofili.
Purtroppo negli ultimi anni le librerie indipendenti sono rimaste poche, schiacciate dalla grande distribuzione e dai supermercati, in grado di proporre sconti che le piccole librerie non possono permettersi. Nonostante ciò la Fiera continua la sua mission.
La svolta più significativa è stata intorno al 2007 (e un po’ ha cambiato gli usi e costumi dei lettori cremonesi). Tramite la Fiera sono state effettuate presentazioni di autori: dapprima i pochi cremonesi scrittori, successivamente autori conosciuti non solo sul nostro territorio. Creando così un appuntamento fisso desiderato e condiviso e irrinunciabile per molti cittadini, spesso anche da lettori di fuori provincia.
Tu hai partecipato come giurato a importanti premi letterari, come il Bancarella e il Campiello. Ci racconti qualcosa di questi eventi, qualche aneddoto avvenuto dietro le quinte?
Gli aneddoti che ho vissuto durante la partecipazione come giurato non sono niente di particolare. Per il Campiello avevo presentato un autore a metà aprile proprio alla Fiera del Libro, quando a fine maggio nella cinquina del Campiello lo trovo in finale proprio con il romanzo presentato; lo chiamo per congratularmi e mi informa che la sua casa editrice cerca giurati appunto per il premio. Io non sapevo come dirgli che ero interessato, lui non sapeva come dirmi che gli sarebbe piaciuto che partecipassi, alla fine mi chiamò il suo editore e partecipai come giurato; non vinse e il mio voto andò comunque a un altro scrittore che, ahimè, arrivò secondo.
Al premio Bancarella ho partecipato grazie a una libreria indipendente capofila nell’organizzazione della Fiera del Libro. In un’occasione votai per un autore famoso, che ritenevo potesse vincere con un libro di denuncia su un malcostume tipicamente italiano. Gli autori che potevano concorrere alla vittoria, a mio avviso, in quell’occasione potevano essere solo due: inaspettatamente vinse un terzo autore pressoché sconosciuto, imponendosi sul solo che avrebbe potuto secondo me contrastare la vittoria all’autore per cui avrei votato (e che alla fine ebbe solo il mio voto). Una piccola rivincita però avvenne l’anno successivo: l’autore che avevo votato al Bancarella arrivò secondo al premio Strega.
Un episodio divertente sempre del Bancarella avvenne quando partecipai alla presentazione del libro di Vittorio Sgarbi, Presidente di Giuria del Premio per quell’edizione (di norma il presidente di giuria è un autore che in precedenza ha vinto il premio), presentazione che si svolse prima dello scrutinio delle schede. Ci trovavamo in una stanza stipata di posti, credo quella consigliare, in quanto c’era una foto di Napolitano allora presidente della Repubblica. Sgarbi, quando vide quella foto, si scagliò come solo lui sa fare contro Napolitano, ma durante la sua foga oratoria confuse la nazione dove avvennero certi fatti, una volta, due volte… alla terza mi sono alzato e l’ho corretto pubblicamente: gelo e silenzio indescrivibili nella stanza, e mentre mia moglie mi fotografa nell’istante in cui col dito faccio segno di no, tutti, compreso il sottoscritto, si aspettano la risposta vendicativa appunto di Sgarbi. Stranamente non intervenne né mi aggredì verbalmente e continuò la sua oratoria, questa volta citando correttamente la nazione dove si erano svolti i fatti. Terminata la sua pseudo presentazione vado comunque a farmi firmare il suo libro, tra le mie vanità mi piace raccogliere libri firmati dagli autori (a oggi di libri solo firmati supero le 2500 copie…); lui mi riconosce, e la sua ironica dedica ricorda che sono uno dei pochi viventi ad aver avuto l’ardire di contraddirlo.
Per l’edizione del 2021 quale sarà il programma? Nella rassegna trovano spesso spazio anche autori meno noti del panorama nazionale, come avviene la scelta dei libri da presentare?
Premesso che preferisco le presentazioni con gli autori anche per creare empatia con i presenti, a malincuore la Fiera del Libro Primaverile sarà ancora online mentre quella Autunnale mi auguro possa avvenire in presenza. Paradossalmente, due autori non più giovanissimi che non amano spostarsi hanno dato la loro disponibilità per una presentazione in rete (diversamente non sarebbero venuti…): una è Sveva Casati Modignani, l’altro è Reinhold Messener. La scelta degli autori un po’ mi viene consigliata da case editrici con cui ho rapporti professionali, altre volte avviene con il passaparola tra i lettori; quando sono in giuria a qualche premio letterario chiedo all’autore la sua mail e lo invito alla rassegna, anche se molti autori che sono già stati ospiti della Fiera sono ormai considerati ospiti fissi. Varesi, Veladiano, Goldoni, Lupo, Vitali e molti altri.
Ti racconto un aneddoto: al Festival della letteratura a Mantova (dove un anno ho fatto una presentazione) vado a sentire lo scrittore sardo Francesco Abate; quando arriva il mio turno per farmi firmare il libro, una persona a cui sta finendo di firmare il suo mi riconosce e si ricorda di me perché ha assistito a una mia presentazione a Brescia. Abate capisce che sono un critico che fa presentazioni e mi chiede cosa aspetto a presentarlo a Cremona, insomma un invito a nozze. Dopo qualche mese l’ho presentato nella mia città. Se penso che c’erano più di 500 persone a quella presentazione di Mantova e una in quel momento particolare mi ha riconosciuto posso dire di essere una persona molto fortunata.
Cosa pensi conserveremo di questo particolare periodo segnato dalla pandemia? Credi che gli autori e gli artisti in generale possano trarre ispirazione da questo momento di forzato isolamento sociale?
Sì, mi è capitato di leggere almeno due romanzi e altrettanti racconti sulla pandemia. Uno in particolare è un ottimo lavoro, ho notato anche molte poesie a proposito di questo periodo unico e inimmaginabile. Forse c’è stato più tempo per mettere su carta sentimenti ed emozioni.