Mattel lancia la prima Barbie con la sindrome di Down in nome dell’inclusività. Non è la prima causa sposata dall’azienda, il cui scopo è fare in modo di dare una rappresentanza netta a quanti più bambine e bambini possibile.
A supporto del progetto c’è la National Down Syndrome Society (NDSS), ed è la Ceo Kandi Pickard a sottolineare l’importanza dell’inclusione e, appunto, del sentirsi rappresentati.
Barbie con sindrome di Down e la collaborazione con il NDSS
La NDSS ha supportato pienamente il progetto Mattel per la realizzazione delle Barbie con la sindrome di Down. La bambola, infatti, presenta tutti i tratti caratteristici tipici di chi è caratterizzato da questa mutazione genetica: orecchie più piccole, una particolare forma degli occhi e un corpo un po’ più corto ma dal busto allungato.
Gli abiti e gli accessori di Barbie con la sindrome di Down sono anch’essi rappresentativi: il vestito giallo e blu, la collana che simboleggia l’alterazione del ventunesimo cromosoma.
Tutto, nella Barbie con la sindrome di Down, sembra dire: ci sono anch’io.
A ognuno la sua Barbie: Mattel per l’inclusione
Sono decisamente finiti i tempi in cui Barbie era un modello di bellezza inarrivabile. Il mondo è pieno di bambini e bambine che hanno bisogno di vedersi rappresentati anche e soprattutto nel modo di giocare, e di questo la Mattel ne ha fatto uno stendardo.
Barbie è sempre stata sinonimo di perfezione, ma com’è noto la perfezione non esiste. Dunque, più utile e decisamente umano rendere la bambola a misura della realtà. Ed ecco che tra gli scaffali dei negozi di giocattoli c’è Barbie sulla sedia a rotelle, Barbie Curvi, Barbie con la pelle più scura. Non solo, ma anche Barbie con le protesi per le orecchie, o per una gamba.
Volendo tralasciare le logiche di mercato dove, semplicemente, Mattel risponde a una domanda che evolve e si diversifica nel tempo, è interessante porre l’accento su come Barbie, più che inclusività, sia uno strumento per lo studio della storia femminile.
Le evoluzioni di Barbie
Non si parla, qui, di un giocattolo che ha visto la prima produzione l’altro ieri. Barbie con la sindrome di Down è solo la tappa toccata oggi all’interno di un percorso che segue la storia della società. Questo, infatti, è il vero valore delle Barbie: bambola dopo bambola ha sempre incoraggiato chi ci giocava a essere qualsiasi cosa desiderasse: un’infermiera, una fashionista, una casalinga, una ballerina. Oggi si può dire, per la varietà di Barbie esistenti sul mercato, che proprio questa bambola interpreta i sogni dei più piccoli.
E allora, al di là delle critiche, perché non porre l’accento su questo lunghissimo lavoro d’interpretazione?