Il 31 gennaio su Rai1 andrà in onda, in prima visione assoluta, il biopic Fernanda, per la regia di Maurizio Zaccaro, sulla vita di Fernanda Wittgens, la prima donna a dirigere la pinacoteca di Brera e ad avere un ruolo tanto importante in Italia.
Fernanda è la prima donna di un catalogo (in produzione, ndr) con altre tre protagoniste femminili – Margherita Hack, Tina Anselmi e Alda Merini: Rai Fiction le ha scelte per celebrare le grandi figure femminili e raccontare alle nuove generazioni il loro valore. Fernanda non è solamente un biopic, un periodo, ma una scenografia di un mondo che cambia, cui dietro c’è la grande Storia.
Maria Pia Ammirati, direttore Rai Fiction

Chi è Fernanda Wittgens
Fernanda Wittgens, appassionata di storia dell’arte come il padre mancato troppo presto nella vita della giovane, fa di questa materia la sua vita: è l’argomento della sua tesi e la materia che insegna nei licei Parini e Manzoni, fino a che un ispettore della Pinacoteca di Brera la presenta al direttore del museo, Ettore Modigliani.
Di lì a poco Wittgens è assunta alla Brera come “operaia avventizia” ma, preparata com’è, svolge fin quasi da subito funzioni tecniche e amministrative da ispettrice, un ruolo che le sarà assegnato ufficialmente nel 1933.
Due anni dopo, il direttore Modigliani, ebreo, è sollevato dall’incarico e, entrate in vigore le leggi razziali del 1938, è confinato e perseguitato.

Il 16 agosto del 1940, Fernanda Wittgens vince il concorso indetto e diventa direttrice della Pinacoteca di Brera: è la prima donna in Italia ad arrivare a tale carica in un importante museo.
Allo scoppio della guerra tutte le sue energie e il poco personale rimasto hanno due scopi: salvare le opere d’arte di quanti più musei possa, soprattutto della Brera e con mezzi di fortuna riesce a metterne al sicuro tantissime, salvandole dai frequenti bombardamenti su Milano; ma soprattutto, forte del suo prestigio personale e delle sue amicizie, si impegna per aiutare perseguitati di ogni tipo a espatriare.
All’alba del 14 luglio 1944, però, un ebreo tedesco collaborazionista la denuncia e Wittgens è arrestata e condannata a 4 anni di prigione.
Scarcerata dopo la Liberazione è nominata pro-direttore e commissario per l’Accademia delle Belle Arti di Brera e si impegna per la sua ricostruzione. La guerra ne ha distrutte 26 sale su 34, confermando la tempestività dell’intuizione avuta dalla direttrice per salvare le opere dai raid.
Il 17 aprile del 1955, durante la Giornata della riconoscenza, Wittgens viene premiata con una medaglia d’oro dall’Unione delle comunità israelitiche per la sua opera di soccorso nei confronti degli ebrei perseguitati.
C’è anche un omaggio alla città di Milano, alla milanesità di Fernanda Wittgens: io ho insistito per girare a Brera, per cui abbiamo fatto anche un grosso lavoro di effetti speciali, riportandola come all’epoca, per renderla come era durante la guerra.
Maurizio Zaccaro, il regista della pellicola

Il film Fernanda
Matilde Gioli, attrice milanese, interpreta proprio il ruolo di Fernanda Wittgens.
L’attrice milanese si è documentata molto sul personaggio leggendo e parlando, durante le riprese alla Brera, con persone che la ricordavano, l’avevano conosciuta e avevano collaborato con la direttrice.
Ho iniziato subito un mio dialogo immaginario con Fernanda, a cui ho promesso di restare il più possibile aderente alla realtà; sono state fondamentali le biografie, come L’allodola di Giovanna Ginex e Rosangela Percoco. Poi, Maurizio Zaccaro – il regista – mi ha portato una serie di informazioni su chi fosse lei: come parlava? quali espressioni faceva quando era delusa o felice? come camminava? come si pettinava i capelli? La mia gioia più grande, oggi, è veicolare il più possibile la storia di un’eroina del ‘900: portare queste storie in tv è un gesto per continuare la bellezza di noi esseri umani. Lei ha avuto la fame di dimostrare: oltre a una società che non la incoraggiava nelle sue passioni, c’era anche la guerra e lei si è fisicamente recata a Brera a staccare le opere per portarle in salvo; e poi aveva la generosità, l’umanità, così da non poter stare ferma a guardare quello che succedeva con le Leggi Razziali, rischiando la reputazione, la vita, e infatti fa un gesto che mi ha molto colpita nell’interpretarla, un superpotere: s’è trovata nella condizione di dover mettere in pericolo la vita dei suoi famigliari, ma lei è andata avanti anche difronte a questo rischio, facendo qualcosa di straordinario.
Matilde Gioli, l’attrice protagonista

Gioli ha cercato di affinare la resa del suo personaggio lavorando molto si se stessa. In un’intervista ha dichiarato:
Io ho un tono di voce alto, parlo molto velocemente e, mentre lo faccio, spesso gesticolo. Stavolta ho dovuto cambiare, ho imparato a esprimermi lentamente e in modo pacato.
Matilde Gioli, l’attrice protagonista
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