Sta per concludersi la prima stagione di The Last of Us, la serie HBO che ormai da 9 settimane, ogni domenica notte, tiene incollati al televisore milioni di spettatori in tutto il mondo.
Fedelissima in alcune parti al videogioco a cui è ispirata, The Last of Us ha saputo farsi amare anche nelle parti modificate e approfondite proposte dagli sceneggiatori Craig Mazin e Neil Druckmann.
The Last of Us 1×08, When we are in need
Nella puntata 1×07 si è vista una Ellie che prende la decisione di restare, di continuare a dispetto di ogni predestinazione di salvezza il suo percorso con Joel, anche se questo significa accudirlo nel momento critico e, nel caso, vederlo morire.
In When we are in need la situazione non è cambiata di molto: Joel continua a stare male, ha bisogno di cure che Ellie non può dargli. È forse la fortuna, allora, a mettere la ragazzina sulla strada di altri due sopravvissuti, durante una battuta di caccia. Lei – diffidente, e a ragione – riesce a barattare un cervo ucciso con della penicillina.
Il retroscena
Quelli incontrati da Ellie non sono buoni samaritani, nonostante il loro leader, David, si professi pastore. Hanno capito che proprio Joel è l’assassino di un membro del loro gruppo, proprio colui che è responsabile dello stato attuale dell’uomo. La ricordi, la buccia di banana? Ecco.
Sangue chiama vendetta, ma qui c’è il grande gesto di Ellie: si sacrifica, fa da esca, e scopre quant’è vero il detto homo homini lupus.
Mangiauomini, la cruda disperazione di The Last of Us 1×08
La strada verso Salt Lake City è un oceano di neve. Piccole comunità come quella di David devono imparare a sopravvivere. Certe volte, la leadership comporta grandi segreti e grandi sacrifici.
Ma se i sacrifici non fossero tali? E se i segreti, con il pretesto di proteggere, nascondessero soltanto chi li custodisce? David è un assassino cannibale non perché ricostruire un mondo nuovo abbia comportato compromessi. Non c’è il bene, in quello che fa, non ci sono rimorso, necessità, scrupolo.
Si è parlato tanto di ciò che resta dell’umanità, del messaggio segreto dietro un titolo evocativo come quello di The Last of Us. Quello che i personaggi si portano dietro, le cose importanti da custodire quando tutto sembra perduto. Eppure, ecco, in questa puntata non ci focalizza più su ciò che resta, ma su quello che emerge, che già c’è ed era solo nascosto.
Estirpare
David rappresenta ciò che viene fuori quando ogni freno inibitorio scompare, quando il fine giustifica l’inclinazione al male. È il caso di dire che l’abito non fa il monaco, ma aiuta il mostro a spacciarsi per santo. Ellie questo l’ha capito, e la sua reazione non può essere, allora, diversa da quella che è stata.
Estirpare, bruciare, distruggere tutto. Liberarsi e liberare, al contempo, un piccolo mostro che alberga in lei e che può lasciarsi alle spalle. Nel sangue, insieme al cadavere di David.
Cosa aspettarsi dal finale di stagione di The Last of Us?
Nell’ottava puntata di The Last of Us è emerso il tratto più brutto e mostruoso dell’uomo. Il cannibalismo non è altro che una metafora su come le persone si consumino a vicenda per propri fini, inclinazioni, desideri.
Sulla falsariga di questo messaggio, allora, è giusto chiedersi cosa succederà a Salt Lake City, se il finale di stagione sarà una celebrazione dell’eroismo dopo tanto dolore, o una conferma che, in fondo, ciò che resta è anche ciò che anima il più basso degli istinti.