Jeff Beck è stato uno dei più grandi chitarristi di tutti i tempi, al quinto posto secondo la classifica assoluta della rivista Rolling Stones. A riconoscere il suo valore, oltre alla planetaria schiera dei suoi fan, anche una polizza che assicurava le sue dita per 7 milioni di sterline.
La prima occasione di Beck
Beck si appassionò a musica e arte fin da piccolo, passioni precoci ed eterne. L’incontro con la chitarra avvenne nel corso dell’adolescenza e lo segnò per sempre: lo studio, le esibizioni, le prime registrazioni da turnista. La sua prima in assoluto è del 1964 con la band The Fitz and Startz per il brano I’m Not Running Away, che aveva So Sweet sul lato B.
Poi l’occasione della vita, solo la prima di molte, in realtà, per Jeff: Eric Clapton lasciò gli Yardbirds e Jimmy Page lo indicò come possibile sostituto. Clapton, Page e Beck: tre dei migliori chitarristi al mondo, secondo ogni possibile lista mai stilata. Era la Londra degli anni Sessanta, dove la musica si respirava nell’aria e le rivoluzioni musicali si susseguivano di giorno in giorno.
La band fu un trampolino di lancio per il chitarrista, che in meno di due anni marchiò la produzione del gruppo e la storia del rock, di cui divenne celebre esponente. Non a caso fu inserito nella Rock and Roll Hall of Fame prima proprio come membro degli Yardbirds, poi come solista.
Nel 1968 Beck pubblicò Truth, il suo primo album da solista, dove crea un unicum imprescindibile unendo blues, folk e psichedelia. Spalanca le porte al jazz-rock e negli anni sperimenta di tutto: gli effetti, dallo wha-wha fino ai distorsori più estremi, e i generi dal blues all’Heavy metal, passando per le suggestioni etniche.
Jeff Beck e Jimi Hendrix
Jeff Beck, già al tempo affermato e messo a paragone con Pete Townshend e Eric Slowhand Clapton, raccontò nel corso di centinaia di interviste i suoi primi successi, la Londra degli anni Sessanta e molti episodi che vedevano protagonisti altri musicisti di fama internazionale.
Memorabile fu per lui la prima volta che vide esibirsi sul palcoscenico l’allora giovanissimo Jimi Hendrix, nel 1966, due anni prima di Woodstock. In un’intervista a Rolling Stone la descrisse così:
«Era uno dei suoi primissimi concerti a Londra, in un piccolo club sottoterra a Queensgate, molto di moda. Jimi è uscito con indosso una giacca militare e i suoi capelli inconfondibili e ha attaccato Like a Rolling Stone di Bob Dylan. Io ho pensato: bene, una volta anche io ero un chitarrista!».
La stima tra i due era però reciproca e Hendrix indicò spesso Shapes of Things proprio di Beck come uno dei suoi pezzi preferiti. Infatti, nel 1968, quando il Jeff Beck Group fece tappa a New York al The Scene sulla 43esima, Jimi Hendrix si presentò al live.
«È salito sul palco e ha suonato la mia chitarra» ricordò Jeff. «Io ho suonato il basso. C’è anche una foto di quella sera: Jimi e Ron Wood davanti e io un po’ indietro rispetto a lui. Non mi si vede neanche nella foto, ma è giusto così: Jimi era troppo bravo».
Un’altra grande occasione, però rifiutata, per Jeff Beck
Nel 1975 i Rolling Stones offrirono a Jeff Beck di entrare nella band. Lui, sempre nel corso di una delle tante interviste ricordò così l’episodio:
«Sarei diventato ricco, ma non felice… In quegli anni, gli Stones vivevano a Rotterdam per motivi di tasse. Sono andato lì per tre giorni, sovraincidendo alcune demo da solo. Gli Stones non c’erano. In studio ho visto centinaia di chitarre con i nomi di tutti i musicisti selezionati. Il giorno della partenza il pianista Ian Stewart mi ha detto che io ero il prescelto, ma ho rifiutato perché non ero molto affascinato dalla loro musica e avevo già prenotato gli studi per registrare Blow By Blow con George Martin».
Una carriera costellata di successi
Oltre alle due menzioni della Hall of Fame del rock’n’roll, Jeff Beck vinse 8 Grammy Awards e moltissimi altri premi.
La sua carriera è stata un elenco sfolgorante di successi e partecipazioni con i migliori esponenti della scena musicale, con cui Beck ha collaborato nel corso degli anni, ponendosi sempre più come un cardinale del rock: tra i più recenti Jon Bon Jovi, Les Paul, Cyndi Lauper, Roger Waters (per Amused to Death), Brian May (per Another World), ZZ Top (per XXX), Carlos Santana, Kelly Clarkson, Joss Stone e Johnny Deep, per l’album 18 che contiene brani originali scritti da Depp e cover di Marvin Gaye, Velvet Underground e altri classici.
Proprio con il tour di 18 la scorsa estate Jeff Beck è tornato in Italia per quattro concerti.
La musica di Jeff Beck
Nella nota deathlist, in cui si pronosticano le morti celebri, il suo nome non compariva di certo. Nessuno si aspettava una morte così improvvisa.
Per rendergli omaggio ascolta la playlist con alcuni dei suoi brani più amati.
2 commenti
Pingback: Il genio di Bob Dylan nella retrospettiva al MAXXI di Roma
Pingback: Buon compleanno, signor Jon Bon Jovi