Sara Notaristefano ha scritto per Manni Editori I nomi di Melba, libro vincitore del premio Siderno Narrativa 2022.
Tra la Puglia e Milano si snoda l’esistenza di Melba, una donna che desidera vivere per se stessa, lontana dalla famiglia d’origine, dai non detti, dalle imposizioni. Sembrerebbe una comune storia di emancipazione, no?
Invece, è un viaggio all’interno della persona, una disamina attenta delle proprie catene, anello dopo anello. I nomi di Melba, in fondo, sono tutti lì.

I nomi di Melba: l’importanza dell’origine
Imprescindibile, prima di leggere I nomi di Melba, è sapere che un nome è ciò che rappresenta la persona. Melba, in questo senso, è già un nome che forma una gabbia con i movimenti della bocca, che tra la ‘m’ e la ‘b’ incamerano aria tra le labbra e i denti, in quello spazio lì.
Un nome parlante, dunque, espressione di una trappola tutta interiore; è il mondo del cuore, infatti, il posto che vede nascere e morire tutti i conflitti della protagonista con ciò che la circonda, proprio lei che cerca di fuggire da tutto e tutti ignorando il primo posto da rendere casa: se stessa.
La gabbia di Melba è un continuo lanciarsi andare e poi mordere il freno. In parte ciò è dovuto all’altro grande peso dell’origine, costituito dalla sua famiglia; questa, se da un lato è sempre sicurezza di un ritorno, dall’altro è anche il grande punto di partenza visto, però, sempre e solo come una fuga.
Viene da chiedersi, allora, cosa spinga Melba a tornare, ogni volta, tra le braccia di una famiglia che stringe sempre un po’ troppo?
Tra i nomi di Melba, la paura di fallire
Melba ha la lingua tagliente, un sarcasmo che punge e la provocazione sempre tra i denti. Cova rabbia e fallisce, fallisce, le tenta tutte per trovare una via che si adatti alla sua persona, un amore che possa soddisfarla e le risposte utili a superare i dolori della vita.
Ciò che è invidiabile e anche molto umano, in lei, è che non nasconde dietro lo scudo quella che è una paura molto comune: fallire.
Ne I nomi di Melba, Melba modella la sua vita per tentare di vivere bene nella propria pelle. Da qui tante scaramucce con la famiglia, tanti sipari di conflitti che potrebbero essere evitati, sì, ma che al contempo fanno sentire vivi quando non si ha ben chiaro in quale impresa gettarsi, ma solo qual è la fine che non si vuole fare.
Che poi, cosa c’è di sbagliato nel lanciarsi? Pettegolezzi, voci, disapprovazione, si dirà. Fallimento, anche. Però, in questi casi e nella vita, in generale, è bene farsi una domanda, prima di lanciarsi in un progetto nuovo: se perdo, cosa succede?
La risposta che lascia atterriti è anche la più semplice: fallire non toglie qualcosa alla persona che si è, piuttosto insegna qualcosa in più sulll’autoconsapevolezza.
Ne I nomi di Melba è bello vedere che la protagonista cresce, in questo senso. In che modo, è tutto da leggere.