Helga Schneider è nata nella Polonia tedesca nel 1937, ma ha trascorso la sua infanzia a Berlino. A quattro anni, la sua famiglia è stata abbandonata dalla madre in favore dell’adesione al partito nazista, evento che ha influenzato la sua intera vita. Dal 1963 vive a Bologna.
Due libri molto uniti
Il primo libro di Helga Schneider ad avere successo fu Il rogo di Berlino, nel 1995, mentre quello per cui è ormai universalmente famosa è Lasciami andare, madre, del 2001. Entrambi prendono spunto proprio dall’abbandono che la scrittrice subì da bambina, è come se chiudessero l’uno il cerchio aperto dall’altro. In più contengono l’eterno tema che caratterizza tanti libri scritti da persone che hanno vissuto gli orrori della guerra: l’impossibilità di dimenticare ma, allo stesso tempo, la determinazione ad andare avanti in qualche modo.
In Il rogo di Berlino, Helga Schneider descrive la capitale tedesca in tempo di guerra. La fame e la sete, il terrore dei bombardamenti aerei, il pericolo di morte e di malattie intensificano i piccoli contrasti della vita comunitaria e li trasformano in focolai di rabbia e violenza. E con l’arrivo dei russi, i sopravvissuti non possono tornare a una vita normale, ma sono soggetti a violenze, saccheggi, stupri. Solo gradualmente la vita di Schneider riguadagna una sorta di normalità, grazie anche al tentativo ostinato di conservare un briciolo di speranza che non tutto è mai, davvero, completamente perduto.

Helga Schneider e i libri per ragazzi
Di segno opposto è Lasciami andare, madre che mette in scena una donna ancora ostinatamente fedele al partito e al Führer, anche tanti decenni dopo che la guerra è stata persa e che le nefandezze della Germania nazista sono state portate alla luce. Stavolta, la speranza che alberga in cuore all’autrice si infrange contro la patetica cattiveria della madre.
Condannata a sei anni di carcere dal tribunale di Norimberga, mia madre ne ha scontati solo due, perché ha collaborato con gli inquirenti denunciando i suoi compagni di sterminio. Oltretutto è anche un’opportunista. Sa come la definisce il dossier del Centro Wiesenthal, che da sempre ricerca i criminali nazisti? Bugiarda, fanatica, infida. Ha perfino collaborato agli esperimenti su cavie umane, a Ravensbrück.
Helga Schneider, in un’intervista a La Repubblica
In realtà questi due libri, per quanto noti, hanno forse meno importanza di un altro genere di produzione letteraria di Helga Schneider: i libri per ragazzi. Nel 2002 esce Stelle di cannella (che vince il Premio Elsa Morante sezione ragazzi), nel 2004 L’albero di Goethe, nel 2008 Heike riprende a respirare. Quando le storie, sempre legate alla tragedia della propaganda e della violenza nazista, riescono a lanciare un messaggio o un insegnamento alle generazioni più giovani, allora l’arte affabulatoria di una scrittrice trova una nuova ragione di esistere.
Un intervento di Helga Schneider per la Giornata della Memoria del 2012