Non c’è alcun dubbio che Haruki Murakami sia uno degli autori giapponesi più noti nel mondo. Lo scorso gennaio ha compiuto 72 anni, nei quali ha collezionato una corposa bibliografia, tradotta in qualcosa come una cinquantina di lingue. In Italia, i suoi libri sono pubblicati per la maggior parte da Einaudi.
Le opere più note
Fin dal suo primo romanzo, Ascolta la canzone del vento (1979), Haruki Murakami viene riconosciuto come uno scrittore di talento (e infatti vince il premio Gunzo come miglior esordiente). Negli anni successivi scrive altri libri, ma il vero “caso” letterario che gli dà la fama è Norwegian Wood (1987), una storia di rimpianti e accettazione, ambientata alla fine degli anni Sessanta. Ad essa seguono diversi romanzi fra cui Dance dance dance e La ragazza dello Sputnik, fino ad arrivare al 2002 quando esce Kafka sulla spiaggia. È una storia complessa, raccontata su un doppio binario, che proietta Murakami nell’ambito del fantastico e del realismo magico e gli vale il World Fantasy Award. Un’altra sua opera molto nota è 1Q84, in origine uscita in tre parti fra il 2009 e il 2010, poi raccolte in un unico volume. Stavolta si tratta di una storia immersa in distopie, vendette e mondi paralleli, che fin dal titolo omaggia il celebre 1984 di George Orwell.
Un autore che osserva le sue storie
“Non sono un narratore di storie, sono un osservatore di storie”, ha dichiarato Haruki Murakami nel corso di un’intervista al Guardian. Ha anche raccontato da dove nasce il suo modo peculiare di mettere in scena situazioni tra il fantastico e il surreale, prendendo un esempio da Kafka sulla spiaggia:
La gente mi chiede, “Perché dei pesci? E perché stanno cadendo dal cielo?” Ma io non ho risposte per loro. Mi è semplicemente venuta l’idea di qualcosa che cadeva dal cielo. Allora mi sono chiesto: che cosa potrebbe cadere? E mi sono detto: Pesci! Dei pesci andrebbero bene. E, vedete, se questo è ciò che mi arriva, forse c’è qualcosa di giusto, qualcosa dal mio subconscio più profondo che può entrare in sintonia con il lettore. Così, ora il lettore e io abbiamo un luogo segreto sottoterra dove incontrarci, un luogo segreto nel subconscio. E in quel luogo, forse è assolutamente giusto che dei pesci debbano cadere dal cielo. È il luogo dell’incontro che importa, non analizzare dei simbolismi o roba del genere. Quello lo lascio agli intellettuali.
Haruki Murakami
Haruki Murakami si racconta come scrittore
Chi ama non solo la lettura, ma anche la scrittura, potrebbe apprezzare un saggio di Murakami uscito nel 2015, Il mestiere dello scrittore (in Italia per Einaudi). Non è un manuale ma più una sorta di autobiografia letteraria. L’autore torna agli anni dei suoi esordi, dei primi romanzi, dei premi letterari (nei quali non ripone una gran fiducia). Parla anche della costanza che serve per scrivere romanzi lunghi, della disciplina necessaria a regolare il talento e a farlo maturare. E della necessità, per ogni scrittore, di proiettarsi all’esterno: verso i lettori, verso i personaggi in cui può identificarsi, verso luoghi sconosciuti da cui trarre ispirazione e linfa creativa.