The Crown, La regina degli scacchi e Nomadland fra i titoli più apprezzati. Commuove il riconoscimento postumo a Chadwick Boseman per Ma Rainey’s Black Bottom
La sera del 28 febbraio, Tina Fey e Amy Poehler sono state nuovamente al timone della cerimonia per l’assegnazione dei Golden Globe: il loro è un sodalizio artistico di lunga data (al loro attivo alcuni film in cui hanno recitato insieme e la co-conduzione del Saturday Night Live), ma stavolta le due hanno dovuto adattarsi alle regole anti-pandemia. Tina Fey conduceva dal ristorante The Rainbow Room di New York, mentre Amy Pehler faceva lo stesso dall’Hotel Hilton di Beverly Hills. Le candidate e i candidati seguivano la cerimonia in collegamento dalle rispettive abitazioni, alcuni di loro comodamente vestiti con una felpa (come Jason Sudeikis) o addirittura in pigiama (Jodie Foster).
La settantottesima edizione è stata preceduta da diverse polemiche, due in particolare. La prima è relativa al fatto che, degli 87 giornalisti componenti la Hollywood Foreign Press Association (HFPA, l’ente no-profit che assegna i premi), non ce n’è neppure uno che appartenga alla comunità nera; la seconda riguarda la tendenza, a quanto si dice, di vari membri della HFPA ad accettare omaggi e compensi dalle case di produzione, che talvolta promuovono film e serie tv anche con questi mezzi non proprio trasparenti. I vertici di HFPA non hanno risposto a questa seconda accusa, mentre hanno assicurato che per il futuro faranno in modo di assicurare una maggiore inclusione etnica nei loro ranghi.
La vittoria di Laura Pausini con il brano “Io sì (Seen)”
Fra le nomination, poche illustri assenze: per esempio quella di Meryl Streep, di cui ci si era aspettati la candidatura per il ruolo di Dee Dee Allen in The Prom, e quella ben più importante della serie I May Destroy You (scritta e interpretata da Michaela Coen), che aveva ricevuto critiche molto più entusiaste e favorevoli di quelle riservate, per esempio, a Emily in Paris, candidata (senza poi vincere) per miglior serie tv e miglior attrice protagonista (Lily Collins). Nella manciata di pezzi da novanta che sbucavano qua e là fra le candidature (ad esempio Anthony Hopkins, Hugh Grant, Cate Blanchett, Nicole Kidman, Donald Sutherland), solo Jodie Foster l’ha spuntata per il suo ruolo in The Mauritanian. Da segnalare la vittoria di Chloé Zao come miglior regista per il film Nomadland; l’ultima donna a vincere in questa categoria era stata, nel 1984, Barbra Streisand (che si è subito congratulata via Twitter con la collega). Quasi scontate le vittorie di Gillian Anderson (una credibile Margaret Thatcher in The Crown), di Anya Taylor-Joy per La regina degli scacchi e di Soul come miglior film in animazione Commovente il ricordo di Chadwick Boseman, vincitore del premio come miglior attore protagonista per Ma Rainey’s Black Bottom, ed entusiasmante il discorso di accettazione di Jane Fonda per il suo premio alla carriera.
Quanto alle due candidature che riguardavano l’Italia, il film La vita davanti a sé (con Sophia Loren per la regia di Edoardo Ponti) non è riuscito ad aggiudicarsi il premio come miglior film in lingua straniera; in compenso, il brano “Io sì (Seen)”, parte della colonna sonora di quello stesso film, ha vinto come miglior canzone originale. Laura Pausini, interprete e co-autrice del brano, ha festeggiato da casa la vittoria, per la quale ha ringraziato Dianne Warren e Niccolò Agliardi, che hanno scritto il brano insieme a lei, oltre naturalmente a Edoardo Ponti e a Sophia Loren.
L’elenco completo dei vincitori
Miglior film drammatico: Nomadland
Miglior film musicale o commedia: Borat 2
Miglior film in lingua straniera: Minari
Miglior film d’animazione: Soul
Miglior regia: Chloé Zhao (Nomadland)
Miglior sceneggiatura: Aaron Sorkin (Il processo ai Chicago 7)
Miglior colonna sonora: Soul
Miglior canzone: “Io sì (Seen)” (La vita davanti a sé)
Miglior attore protagonista in film drammatico: Chadwick Boseman (Ma Rainey’s Black Bottom)
Miglior attrice protagonista in film drammatico: Andra Day (The United States vs. Billie Holiday)
Miglior attore non protagonista in film drammatico: Daniel Kaluuya (Judas and the Black Messiah)
Miglior attrice non protagonista in film drammatico: Jodie Foster (The Mauritanian)
Miglior attore protagonista in film musicale o commedia: Sacha Baron Cohen (Borat 2)
Miglior attrice protagonista in film musicale o commedia: Rosamund Pike (I Care a Lot)
Miglior serie tv drammatica: The Crown
Miglior serie tv musicale o commedia: Schitt’s Creek
Miglior miniserie o film tv: La regina degli scacchi
Miglior attore in serie tv drammatica: Josh O’Connor (The Crown)
Miglior attrice in serie tv drammatica: Emma Corrin (The Crown)
Miglior attore in serie tv musicale o commedia: Jason Sudeikis (Ted Lasso)
Miglior attrice in serie tv musicale o commedia: Catherine O’Hara (Schitt’s Creek)
Miglior attore protagonista in miniserie o film tv: Mark Ruffalo (I Know This Much Is True)
Miglior attrice protagonista in miniserie o film tv: Anya Taylor-Joy (La regina degli scacchi)
Miglior attore non protagonista in miniserie o film tv: John Boyega (Small Axe)
Miglior attrice non protagonista in miniserie o film tv: Gillian Anderson (The Crown)
Premio alla carriera: Jane Fonda
Premio alla carriera televisiva: Norman Lear
Golden Globe Ambassador: Jackson Lee e Satchel Lee