Gli spiriti dell’isola, traduzione che banalizza l’originale The Banshees of Inisherin, è un film scritto e diretto da Martin McDonagh e interpretato da Colin Farrell e Brendan Gleeson, il collaudato trio della riuscita pellicola In Bruges.
Gli spiriti dell’isola, recensione e trama
Sullo sfondo della Guerra civile irlandese ormai avviata verso la sua fine – la vicenda si svolge infatti nell’aprile 1923, un mese prima della chiusura del conflitto – l’immaginaria isola irlandese di Inisherin è popolata da gente semplice, che vive di poche pretese riti abitudinari e certezze inattaccabili. Certezze come le serate al pub, il violino di Colm Doherty (Brendan Gleeson) e le amicizie salde, come quella tra Colm e Pádraic Súilleabháin (Colin Farrell). Proprio per questo, quando senza motivo Colm si rifiuta, in un giorno come un altro, di andare al pub con l’amico e addirittura gli chiede di non rivolgergli più la parola, la fine di un rapporto così stretto è una vera rivoluzione per gli isolani.
Non c’è una ragione vera per questa rottura, scoprirà Pádraic. Colm, con chiunque gli chieda spiegazioni, ammette solo di non voler più perdere tempo a parlare con l’amico di un tempo perché non gli va più a genio ed è noioso, e perché vuole dedicarsi alla musica per lasciare un segno, come Mozart. Incredulo l’ingenuo e gentile Pádraic non demorde e si sente dare un ultimatum: se Pádraic non smette di cercarlo, Colm si taglierà le dita. Ecco la raccapricciante minaccia del violinista esasperato.
La noia e l’amicizia in The Banshees of Inisherin
«Noiosi lo siete tutti» sbotta la sorella di Pádraic, Siobhán Súilleabháin (Kerry Condon). In effetti, non può essere che così. Sull’isola tutti sono prevedibili, uguali allo stereotipo che li ingabbia.
Rientrano negli archetipi della narrazione irlandese: il mandriano semplice e senza un dubbio al mondo, il violinista con pretese artistiche, la sorella nubile amante dei libri che vorrebbe per la sua vita qualcosa di meglio, il poliziotto cinico e prepotente, il figlio di quest’ultimo leggermente minorato e abusato, la vecchia del paese simile a una strega o a quelle Banshees del titolo.
Nessuno cambia mai, fino a che Colm non vuole più essere amico di Pádraic. La noia sparisce, sostituita dalle chiacchiere, le amicizie consolidate ruotano su loro stesse e creano nuove frequentazioni, gente forestiera arriva sull’isola per imparare a suonare dal violinista, la zitella del paese inizia a pensare di potersene andare, il giovane “scemo del villaggio” spera per sé un amore. La valanga che è stata innescata, però, ha conseguenze che vanno molto oltre tutto questo.
Gli spiriti dell’isola, i simboli e significati non espliciti
C’è molto di più della surreale rottura di un’amicizia, nella pellicola di Martin McDonagh. Simboli e inquadrature di non immediata decifrazione, che solo con la giusta distanza permettono allo spettatore di capire che la piccola vicenda umana di due amici è la trasposizione della Storia che si svolge a pochi chilometri dalle spiagge dell’isola.
I colpi dei cannoni risuonano per tutto il film in sottofondo, spesso le inquadrature mostrano i pennacchi di fumo di quei colpi. In quasi tutti i dialoghi si accenna alla guerra civile, aggiungendo di volta in volta informazioni per lo spettatore, con il grande pregio però di non risultare didascalici (l’infodump temuto dagli scrittori). Gli isolani stessi arrivano ad ammettere di non capire più per cosa combattano i compatrioti: «finché sparavamo agli inglesi andava bene», dice il poliziotto, «ma ora sono tutti uguali».
È proprio questa guerra fratricida a essere il vero significato del film. Le conseguenze nefaste di una lotta interna, tra consanguinei, senza alcun vero motivo. Un conflitto che, però, una volta innescato, non può trovare una conciliazione senza conseguenze drammatiche.
La minacciata automutilazione, la morte annunciata in continuazione dalla vecchia Banshee, la consapevolezza e la prova che può colpire anche innocenti senza colpa, sono i debiti che lascia una guerra, soprattutto una fratricida come quella civile.
Come nel 1923, lo stesso accade un secolo dopo, con l’ennesimo conflitto civile: l’essere umano sembra non imparare, suggerisce con delicatezza il regista, che è anche autore della pellicola.
Accenno doveroso va fatto alla straordinaria fotografia di Ben Davis, che evidenzia i panorami e i dettagli dell’isola, con inquadrature girate tra le isole irlandesi Achill Island e Inishmore. Come succede in certi libri, scorci tanto caratteristici diventano quasi protagonisti essistessi della narrazione.
Il successo del film Gli spiriti dell’isola
Il primo trailer è stato diffuso il 4 agosto 2022, ma il film è stato presentato in concorso alla 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia e premiato per ben due volte (Premio Osella per la migliore sceneggiatura a McDonagh e Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile a Colin Farrell). Caso raro, al punto che è servita una dispensa speciale. Infatti a Venezia, per regolamento, due riconoscimenti a uno stesso film possono essere assegnati dalla giuria solo su deroga concessa dal direttore artistico.
Inoltre, a distanza di mesi continua a mietere premi. Infatti, Gli spiriti dell’isola ha ricevuto nove candidature ai premi Oscar e otto ai Golden Globe, aggiudicandosi tre vittorie (Miglior film commedia o musicale, miglior attore in un film commedia o musicale a Colin Farrell e migliore sceneggiatura a Martin McDonagh).