Gli Anelli del Potere è la serie di Prime Video ispirata al mondo de Il Signore degli Anelli, di Tolkien. Se gli argomenti circa la Terra di Mezzo sembravano esauriti con la produzione de Lo Hobbit, prequel delle avventure di Frodo, questo telefilm rimette tutto in gioco con un lunghissimo salto all’indietro, permettendo allo spettatore a capire le dinamiche profonde che hanno portato agli eventi della prima trilogia filmata da Jackson.
Un pubblico diviso a metà
Non esiste un romanzo di Tolkien su cui basarsi per la visione de Gli Anelli del potere. Gli showrunner della serie tv si si sono mossi esclusivamente sulla base degli appunti lasciati dall’autore, le Appendici, sotto l’occhio vigile della Tolkien Estate che si è assicurata l’aderenza di ambientazione e personaggi al vero mondo tolkeniano. Perché è importante saperlo?
Perché Gli Anelli del Potere ha diviso la critica sotto molti aspetti, i più importanti riguardano proprio la resa di alcuni personaggi, le eccessive libertà prese dagli sceneggiatori e un’indipendenza di base dal Silmarillion. Per molti detrattori, questa serie tv è un fallimento; per altri, un vero e proprio insulto. Giudizi, tuttavia, piuttosto semplicistici.
Gli Anelli del Potere e le libertà creative
Senza dubbio, lo spettatore è stato ben coccolato dalla regia esperta di Peter Jackson per gli adattamenti de Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit, considerate trilogie degne della penna di Tolkien. Eppure, anche Jackson ha preso le sue libertà, specialmente quando si parla di ruoli femminili. L’invenzione del personaggio di Tauriel o l’ampio spazio donato ad Arwen ne sono un esempio.
Gli Anelli del Potere, non avendo un esauriente testo guida di stampo tolkeniano alla base, è un’opera decisamente più libera rispetto alle trilogie che la precedono. Ciò significa che tutto quello che viene rappresentato è, in un certo senso, permesso. Si può rimproverare una serie tv per non essere così come la si immagina? Certo, ma bisogna fare attenzione a non sconfinare: c’è differenza tra gusto personale e la critica riguardante l’aderenza a un libro che, di nuovo, non c’è.

Uno sguardo sui personaggi
Ne Gli Anelli del Potere, la recensione negativa riguardo personaggi che già si credeva di conoscere è uno dei tasti dolenti, da affrontare però con lucidità. L’immaginario collettivo è affezionato a una Galadriel interpretata da Cate Blanchett, la signora con l’occhio furbo e la calma imperturbabile lontanissima dalla ragazza vendicativa e battagliera presentata nella serie tv.
Ciò che si deve tenere a mente, quando si guarda così indietro come ne Gli Anelli del Potere, è che la Galadriel descritta dalla serie necessita di essere lontana dall’interpretazione della Blanchett perché gli eventi narrati nelle due produzioni sono quanto mai distanti. Il telefilm parla di una donna ferita, una sorella che ha perso il fratello, una vedova, una guerriera, qualcuno che avrà il tempo, nei secoli, di diventare quella figura enigmatica e indubbiamente fine a cui l’occhio del telespettatore è affezionato. Credere che un personaggio debba rimanere uguale a se stesso è il più grande errore che si fa quando si approccia ai prequel di questa portata.
D’altro canto, però, Elrond è stato ben accolto dalla critica. Eppure, anche il suo personaggio è davvero molto diverso: aperto, leggero, più generoso, di ampie vedute. Vive tutta l’ingenuità di un elfo giovane, ben lontano dalle delusioni e dagli accadimenti che porteranno allo sviluppo più serio e ingessato espresso da Hugo Weaving.
Certo è che, rispetto alla giovane Galadriel, Elrond ha una morbidezza di carattere che è facile apprezzare. Che si stia, allora, giudicando il personaggio sulla base di una semplice simpatia? Lecito, ovvio, ma ancora: inutile scomodare Tolkien, per esprimere un parere.
Il ritmo della narrazione
Non potrebbe esserci una recensione onesta de Gli Anelli del Potere senza affrontare il problema di una narrazione lenta in modo eccessivo. Decisione dannosa quando si hanno da vedere, in contemporanea, altre serie fantasy trasmesse da canali competitor che, invece, hanno un ritmo molto più serrato e una dinamicità spiccata. La differenza è evidente.
Tuttavia, questa lentezza affonda le sue radici in un terreno decisamente tolkeniano: inizio lento, definizione del quadro entro cui si svolgeranno i fatti, ritratto dei protagonisti coinvolti. Lo spettatore, al momento di guardare la prima stagione de Gli Anelli del Potere, deve mettersi comodo e avere pazienza, affrontare la visione di questa prima parte della storia come chi si cimenta in una salita impervia. La discesa, ripida e più ritmata, arriverà. Questo è solo l’inizio.
Quale recensione, allora, per Gli anelli del potere?
L’ultima puntata ha delineato parte dello scacchiere in cui si svolgeranno i giochi futuri. Purtroppo, è impossibile recensire un’introduzione, cosa che questa serie è, senza riserva alcuna. Sarebbe come parlare di un libro avendone letto soltanto il primo capitolo. Non va bene, non sarebbe giusto. E forse, l’unica vera debolezza de Gli Anelli del Potere risiede proprio in questo: lungo la salita, i suoi passi sono troppo piccoli.