Uno dei libri più belli sul tema è Cecità di José Saramago. Una storia scritta in modo magistrale, che presenta diversi piani di lettura su cui riflettere. A proposito di cecità, oggi ricorre la Giornata mondiale dell’alfabeto Braille.
La scelta del 4 gennaio non è casuale: istituita dall’Onu, corrisponde infatti al giorno di nascita di Louis Braille, inventore di questo sistema rivoluzionario, a vantaggio delle persone affette da disabilità visive. Per loro, lettura e scrittura sono ormai una possibilità da cui non essere esclusi. Ma in cosa consiste l’alfabeto Braille e in che circostanze è nato? Ecco un excursus.
L’alfabeto Braille
Si tratta di un sistema di scrittura basato su sei punti in rilievo associati a simboli in uso in tutto il mondo e, quindi, utilizzabile in molte lingue diverse.
Il Braille indica non solo lettere dell’alfabeto ma anche numeri, simboli matematici e note musicali.
I punti sono disposti su due colonne e tre righe e, in base al simbolo che rappresentano, assumono una diversa disposizione. Con i sei punti si ottengono 64 diverse combinazioni; si tratta di un numero non sufficiente a rappresentare tutti i segni, così si usano dei gruppi di caratteri dell’alfabeto per rappresentare i simboli grafici non corrispondenti a un singolo carattere Braille.
Un altro discorso merita il codice ASCII, ovvero l’alfabeto dei computer che consta di 255 simboli; esso ha portato i punti del Braille da 6 a 8. In questo modo si è riusciti ad avere una rappresentanza adeguata, senza compromettere le corrispondenze biunivoche.
Louis Braille: chi è?
Quando si dice che le difficoltà diventano fucine di opportunità: la storia di Louis Braille è significativa in tal senso. Nato a Coupvray, un paesino non distante da Parigi, il 4 gennaio del 1809 sotto il segno dei Capricorno, diviene cieco in tenera età, a seguito di un incidente occorso nell’officina del padre, Simon-René, sellaio di mestiere.
Tuttavia negli anni Louis si distinse per meriti scolastici, mostrando anche una notevole abilità nel suonare l’organo. Per l’invenzione dell’alfabeto dedicato agli ipovedenti, ebbe come ispirazione un militare, Charles Barbier de la Serre, che descrive un metodo basato su dodici punti per comporre dispacci destinati alle forze armate. Da lì l’innovazione, partendo dalle lettere, estesa successivamente ai segni matematici e alle note musicali. Braille muore nel 1852 e viene tumulato presso il Pantheon di Parigi, lasciando una preziosa eredità.
La disabilità visiva: alcuni dati
Secondo gli ultimi dati dell’Organizzazione mondiale della Sanità circa 253 milioni di persone sono affette da deficit visivi. Naturalmente il problema si manifesta nella fascia più anziana della popolazione, visti i “naturali” cali di performance dovuti all’invecchiamento.
In Italia le persone con disabilità visiva si attestano tra 1,8 e i 2 milioni.
Oltre al Braille esistono diverse iniziativa dedicate: dagli audiolibri ai podcast che trattano diversi argomenti, passando per alcuni libri da mettere in agenda. Le iniziative non mancano e si aspettano le implicazioni future, grazie alla tecnologia in evoluzione.
Cecità e dintorni: cultura e culture
L’alfabeto Braille favorisce l’alfabetizzazione di persone che altrimenti sarebbero escluse dall’istruzione e dalle possibilità di partecipare alla vita cultura e creativa della società. Persone che, a dispetto della disabilità, hanno potuto sviluppare le proprie inclinazioni.
Lo stesso Louis Braille manifesta propensioni musicali, ma si pensi a geni musicali come Ray Charles o Stevie Wonder. C’è anche il libro Racconti del buio (Golem Edizioni) dello scrittore non vedente Roberto Turolla, formatosi con un autore del calibro di Salgari.
Ci sono anche le Storie di letteratura e cecità di Julián Fuks, dedicato ad alcuni autori noti con problemi visivi. A proposito, uno su tutti: Jorge Luis Borges affetto da una malattia agli occhi che lo conduce alla cecità. Lo stesso Borges sulla sua condizione si esprime così: “Assomiglia all’eternità”. Una visione “letteraria” che getta un fascio di luce nel buio.