“Proprio mentre Van Gogh era legato a un letto di ferro perché si era appena tagliato mezzo orecchio, a poche centinaia di chilometri Friedrich Nietzsche abbracciava un cavallo e veniva dichiarato pazzo. Entrambi soli, come spesso accade alle creature più sensibili, in balia della gente sana.”
Giordano Bruno Guerri, “Follia? Vita di Vincent Van Gogh”, p. 30
Giordano Guerri : Il suo parere
Vincent Van Gogh è da oltre un secolo al centro dei dibattiti di psicanalisti e psichiatri che si contendono l’identificazione del caso clinico: epilessia, demenza, schizofrenia, e persino febbre gialla (azzardata anche per il ricorrere del colore nelle sue tele) sono solo alcune tra le ipotesi avanzate per giustificarne i gesti disperati, come porre una mano sul fuoco, mozzarsi l’orecchio e sparare il colpo di pistola con cui si uccise a trentasette anni .Il parere di Giordano Bruno Guerri, giornalista e storico che al pittore olandese ha dedicato anche un approfondito podcast per la trasmissione Alle Otto della Sera di Rai Radio 2, è differente: a spezzare l’anima e la mente di Van Gogh fu l’impossibilità di coniugare un genio che aspirava all’infinito, con il desiderio fin troppo terreno di un po’ di normalità.
Saggio, “Follia? Vita di Vincent Van Gogh
Follia? Vita di Vincent Van Gogh è una biografia che parte dalla visione soggettiva offerta dalle Lettere a Theo e amplia il punto di vista con lo studio accurato di altre fonti, fino a restituirci anche gli aspetti più meschini dell’artista: rabbia, maniacalità, tendenza all’autocommiserazione e una completa incapacità di costruire rapporti umani equilibrati.
“La discesa infinita” di Van Gogh
Fu il pittore stesso a definire così la sua vita, e il libro di Guerri avvia con questa citazione un viaggio che si dipana tra l’Olanda, la Francia e le varie tappe geografiche ed esistenziali attraversate da Van Gogh.
Vincent è il bambino cupo che ogni giorno, per raggiungere la chiesa del padre pastore protestante, cammina di fianco alla lapide del fratello morto un anno prima della sua nascita e di cui porta il nome: il bambino che cresce con la “propria” tomba davanti. È il giovane che fallisce nei mestieri e nello studio, l’uomo dalla bruttezza inquietante e dagli innamoramenti forsennati e delusi, che troverà calore solo nelle prostitute.
Con una narrazione agile e una capacità di analisi che sa essere empatica quanto spietata, l’autore ci racconta l’infanzia infelice dell’artista, il rapporto conflittuale con il padre che fu per lui “il più dolce degli uomini crudeli”, il desiderio struggente di essere amato dalle donne e la sua incapacità di amarle, e soprattutto l’urgenza profonda di dare un senso alla propria esistenza attraverso la pittura.
“Il suo irrisolvibile problema umano fu non riuscire a conciliare il furore del genio con un briciolo di normalità. E quando il genio finirà per prevalere, com’era naturale che avvenisse, la sua vita più semplice e quotidiana ne verrà schiacciata.”
Giordano Bruno Guerri, “Follia? Vita di Vincent Van Gogh”, p. 29
Van Gogh è un’anima in perenne pena che Giordano Bruno Guerri riesce scandagliare in profondità, con un saggio che ci trasporta al fianco di un uomo capace di opere e di riflessioni immortali.
Michela Montebelli