Giordano Criscuolo è scrittore, musicista amante del rock e fondatore della casa editrice Eretica Edizioni, con sede a Buccino, in provincia di Salerno. La passione contraddistingue i suoi lavori, il suo modo di inquadrare il settore editoriale è alternativo alle logiche commerciali. Infatti, pubblica solo le opere che riescono a emozionarlo. Il suo ultimo libro è una raccolta di fiabe dedicate ai figli.
Giordano Criscuolo riversa la sua passione per l’arte, la musica e i sogni nei suoi romanzi
Abbiamo chiesto a Giordano Criscuolo, autore ed editore, di parlarci del suo punto di vista riguardo il mondo editoriale e di svelarci qualcosa sul suo ultimo libro, la cui uscita è prevista per il 25 aprile, Fiabe sorprendenti per principesse e disobbedienti.
Per fortuna la caduta non era stata violenta: il fitto cespuglio di more lo aveva salvato da una morte certa. Il gabbiano aveva solamente una zampetta ferita (e qualche graffio, ovviamente; chi raccoglie le more ne sa qualcosa). «Come ti chiami?», chiese Acquamarina senza aspettarsi ovviamente una risposta. Ma quale fu il suo stupore quando una vocina tenera e sottile rispose: «Herman. Il mio nome è Herman». La ragazzina spalancò la bocca per la meraviglia. «Herman, come Hermann Hesse?». «No,» rispose il gabbiano, «mi chiamo Herman con una sola enne, come Herman Melville
Fiabe sorprendenti per principesse e disobbedienti, Eretica Edizioni, 2021
Fiabe moderne e turbamenti palpabili
Giordano, tu hai scritto fiabe moderne come Il meraviglioso vinile di Penny Lane e romanzi rock come Le parole che non scrivo. Ti si può definire uno scrittore rock emozionale, in un certo qual modo. I tuoi libri sono ricchi di turbamenti palpabili e di poesia. Cosa ci riserverà il tuo ultimo Fiabe sorprendenti per principesse e disobbedienti?
Ho cominciato a scrivere i miei primi romanzi verso la fine degli anni Novanta. La mia adolescenza stava svanendo e sentivo il bisogno di congelare, in modo romantico, i profumi che in quegli anni formidabili hanno inebriato la nostra vita. C’era il Rock dei Nirvana, c’erano le camice di flanella, c’erano i grandi amori che potevano cominciare e finire con una sfiorata di mano in una notte d’agosto ebbra e confusa, c’erano le occupazioni, i centri sociali e l’impegno politico. Tutto questo ho travasato, come un oste da bettola, nei miei primi tre romanzi. A quel punto credevo che i romanzi sarebbero cresciuti con me e che col tempo avrei cominciato a raccontare dei trentenni, poi dei quarantenni, e così via. A “rovinare” i miei progetti sono arrivati i miei fantastici bambini. E allora, invece di andare avanti, sono andato indietro. Il meraviglioso vinile di Penny Lane ha come protagonista una ragazzina di sedici anni, Emily. Con Fiabe sorprendenti per principesse e disobbedienti, per uno scherzo di penna fitzgeraldiana, sono andato ancora più indietro.
Mi ha aiutato nell’impresa una vecchia macchina da scrivere
Le storie sono nate sempre durante le lunghe giornate passate in casa con i miei bambini, Nicole e Pier Paolo. Alcune hanno preso vita un pezzo per volta, nel corso dei giorni; altre, come Pier BrumBrum e Giorgia Boom!, sono arrivate così, intere, all’improvviso. Sono storie, dunque, nate prima dai desideri dei miei bimbi e poi dalla mia voce. Storie orali che stanno a loro agio nella voce di un genitore che rimbocca le coperte ai figli, fatti meravigliosi che trovano la loro dimensione ideale nei racconti attorno al fuoco. Ed è probabilmente per questo motivo che ho trovato difficile, difficilissimo, riportarle su carta. Mi ha aiutato nell’impresa una vecchia macchina da scrivere: a lei ho deciso di raccontare, con le stesse parole che usavo per i miei figli, queste fiabe.
Con mio enorme stupore mi sono reso conto che è stato veramente un narrare, un discorrere, più che uno scribacchiare. Di fronte non avevo più la fredda luminescenza di un monitor sul quale potevo scrivere e cancellare la stessa frase anche per un’intera giornata. No: la prima frase, la prima parola, sulla macchina da scrivere, era quella giusta. Successivamente ho letto e riletto decine di volte quello che avevo scritto e decine di volte ho cercato di rendere sempre più semplici gli avvenimenti, le parole, la punteggiatura, la struttura dei racconti. Parafrasando Picasso, dunque, io ho impiegato un anno per imparare a scrivere come un bambino. Spero di esserci riuscito.
Un istinto che guida le nostre scelte
Nel sito web della casa editrice da te fondata, Eretica Edizioni, è presente un manifesto editoriale dove si incoraggia la libertà di effettuare libere scelte – eretiche, per l’appunto – da parte di ciascun individuo. Testualmente: “L’atto eretico quindi è un impulso, un istinto nobile dell’essere che non accetta ciò che gli è imposto, che vive come un rifiuto da parte della sua personalità”. In che modo questo principio prende forma nella linea editoriale?
Tutti noi abbiamo un istinto che guida le nostre scelte (o che dovrebbe guidarle). L’istinto non sbaglia mai. A volte conosciamo una persona che ci dà una pessima impressione e verso la quale proviamo disagio. Non è detto che sia necessariamente una persona arrogante, maliziosa, corrotta. Anzi. Quel disagio significa solo che quella persona potrebbe ferirci, o che, viceversa, noi potremmo ferire lei. Insomma: non è nelle nostre corde. Questo succede anche con la musica, con la pittura, con la scultura, con la letteratura. Quando leggo qualcosa di finto, qualcosa di costruito, qualcosa che non è onesto fino in fondo, lo percepisco. È la mia percezione, per carità, nulla di esatto. Potrebbe essere anche errata ma per il momento non mi importa: quel testo non finirà mai nel nostro catalogo. È importante anche conoscere le autrici e gli autori delle opere che valutiamo positivamente. Dobbiamo provare un senso di sicurezza e familiarità anche con loro, altrimenti ci facciamo male.
Scrivo, canto e pubblico cose belle, perchè mi appartengono
Tra le collane presenti proposte da Eretica Edizioni sono presenti volumi di poesie, fumetti, aforismi. Come ti poni con la questione del “la poesia, e opere affini, non vendono”? Soprattutto: te la poni? Il bello dei piccoli editori, come tu stesso hai affermato, consiste proprio nella possibilità di poter scegliere cosa pubblicare, poiché svincolati da logiche legate al puro profitto. Qual è la tua visione della piccola editoria e come si colloca Eretica in tale contesto?
Non me ne volere ma ho smesso di farmi domande del genere da tempo. Scrivo, canto e pubblico cose belle perché, semplicemente, sono cose che mi appartengono. Ho provato a fare il panettiere e lì, nella mia bottega, mi facevo queste domande: perché la gente preferisce il pane bianco e raffinato, che è cibo da spazzatura, a quello integrale? Perché i biscotti all’anice non vendono e quelli allo zenzero sì? Come mai la gente preferisce l’olio di palma della Ferrero a una crema di pistacchi di pasticceria? Sono un artigiano, di quelli un po’ all’antica: creo qualcosa, la metto in vendita e aspetto che qualcuno interessato la compri. Se quel qualcuno passa dritto me ne faccio una ragione. Non devo sottostare alle spietate leggi del mercato editoriale.
La bellezza di un verso che tende all’infinito
Certo, mi auguro sempre che tra i nostri titoli ci sia il vincitore di quel determinato Premio Nazionale e che un certo libro venda tanto. Non ne faccio, tuttavia, un dramma quando tutto questo non accade. Mi piace sempre ricordare a tutti gli scrittori, come facciamo dal nostro sito, che lo spessore culturale e artistico delle parole di un libro non è mai relazionato alla fama del suo autore o alla distribuzione di un elevato numero di copie: la bellezza di un verso tende all’infinito e non per una formula matematica.
2 commenti
Congratulazioni per questo nuovo contributo umano e culturale in un panorama nazionale che di umano e culturale ha sempre meno. Un ottimo editore, ma soprattutto un uomo umile e intelligente, ormai rarissima combinazione.
Grazie Frank Iodice. Si, i suoi libri sono ricchi di turbamenti palpabili e di poesia. Hai avuto modo di leggere il suo ultimo libro?
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